Le Laude (1915)/LXXXVII. De l'amor divino, la misura del quale è incognita

LXXXVII. De l'amor divino, la misura del quale è incognita

../LXXXVI. Como l'anima dimanda perdonanza dell'offensione e gusto d'amore ../LXXXVIII. Como in l'omo perfetto sono figurate le tre ierarchie con li novi cori de angeli IncludiIntestazione 1 marzo 2022 100% Da definire

LXXXVII. De l'amor divino, la misura del quale è incognita
LXXXVI. Como l'anima dimanda perdonanza dell'offensione e gusto d'amore LXXXVIII. Como in l'omo perfetto sono figurate le tre ierarchie con li novi cori de angeli

[p. 198 modifica]

LXXXVII

De l’amor divino la misura del quale è incognita

     Amor che ami tanto, — ch’io non so dir lo quanto
del como esmesurato!
La mesura se lamenta — del como esmesurato,
sua ragion vole a distenta — parli l’amor tribulato;
la smesuranza s’è levata, — messo ha el freno a la mesura,
non faccia sommergetura, - ché non sería piú comportato.
     Lo sapor de sapienza — l’affetto sí ha sotterrato,
lo lume de intelligenza — udite tratto c’ha pensato:
l’affetto sí ha pigliato — ed hallo messo en pregione,
sottomesso a la ragione, — loco l’ha terrafinato.
     L’affetto, poi ch’è en pregione, — piange con gran desianza;
nullo consólo se vol dare — de la preterita offensanza,
de chi gli ha tolta la speranza — poi la comenza a biastemare,
e non se voli consolare — sí sta en sé contaminato.
     O amor contaminato, — tutto pieno de furore,
d’onne tempo hai mormorato, — ène entrato en possessore;
la iustizia ch’è assessore, — si t’ha preso a condennare,
d’onne officio te privare, — ché non sai far bon iudicato.
     La iustizia si è presa — da lo senno del sapere,
una ragion gli è commessa — che non degia preterire,
la scienzia far tacere — ed onne atto alienare,
e le virtute esaltare, — se non seria excomunicato.
     O amor ch’èi tempestoso, — ch’en te non fai recetto,
ètte sottratto el prestato, — conquassato sta l’aspetto;
ma el desio del diletto — abracciato ha el disiare,
con lo vile en sé vilare — non vederse en sé vilato.

[p. 199 modifica]

     O audito senza audito, — che en te non hai clamore,
entellelto senza viso — hai anegato onne valore;
non hai en te possessore, — da altri non èi posseduto,
onne atto sí t’è renduto, — sí sta l’amore affissato.
     L’odorato t’è renduto, — non sai dir que è delettare,
lo sapore è fatto muto, — non sai dir piú que è gustare;
lo silenzio ce appare, — ché gli è tolto onne lenguaio;
allor par giá quietaio, — vive en sé ben roborato.
     Tutti gli atti vecchi e novi — en un nichilo son fondate,
son formati senza forma, — non han termen né quantitate,
uniti con la ventate; — coronato sta l’affetto,
quietato lo ’ntelletto, — nell’amore trasformato.