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XIIII. Como li uitii descendono da la superbia

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XIIII. Como li uitii descendono da la superbia
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Como li uitii descendono da la superbia.          .xiiij.


     LA superbia de l’altura       ha facte tante figliole;
     tutto l mondo se ne dole       de lo mal che n’è scontrato.
La superbia appetisce       omne cosa hauer soiecta;
     sopr’a par non uol niuno       et glie qual non gli delecta;4
     glie menor mette a la strecta,       ché non i po far tanto onore
     quanto gli apetisce el core       del uolere sciordenato.
Aguardando a soi maiure,       una inuidia c’è nata;
     non la puote gettar fuore,       teme d’esser conculcata;8
     l’odio sì l’à mpreinata,       ensidie ua preparando
     per farglie cader en bando,       ché del lor sia menouato.
Per poter segnoregiare       sì fa giure ne la terra,
     & le parte ce fa fare       donde nasce molta guerra;12
     lo suo cor molto s’aferra       quel che pensa non pò hauere,
     l’ira sì lo fa ensanire       como cane arabbiato.

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Puoi che l’ira è su montata       & nel cor ha signorìa,
     crudeltate è aparechiata       de star en sua compagnìa;16
     de far grande occiderìa       non li par sufficienza
     tant’è la malauoglienza       che nel cor ha semenato.
Puoi che l’ira non pò fare       tutto quanto el suo uolere,
     una accidia n’è nata,       entra l core a possedere;20
     omne ben li fa spiacere,       posta è nestremo temore,
     le merolle i secca en core       del tristor ch’à albergato.
L’accidia molto pensosa       ua pensando omne uiagio;
     se l’auer ce fosse en alto,       empierìase el tuo coragio;24
     l’auaritia che al passagio       entra a posseder la corte,
     destregnenza sì fa forte       ad ogne uscio far serrato.
Ha sospecta la fameglia       che non i uada el suo furando;
     moglie, figli, nuore e serui       tutti sì ua tribulando;28
     or uedessi mal optando       che fa tutta la famiglia!
     ciascun morte gli asimiglia       d’esto demone encarnato.
Rape, fura, enganna e sforza;       non ce guarda mal parere
     con guai l’omo ch’è mpotente       che gli aiace el suo podere;32
     ché gli menaccia de ferire       se l poder suo non li dona;
     entorno non ci arman persona       che da lui non sia predato.
Or uedessi terre, uigne,       orta, selue per legnare;
     auro, argento, gioie e gemme       ne li scrigni far serrare;36
     & molina a macenare,       bestie grosse & menute,
     case far fare enfenute       per seruar suo guadagnato.
El biado serua en anno en anno,       ch’aspecta la caristìa;
     poi che guasto el se manduca,       en casa mette dolentìa;40
     or uedessi blasfemìa       che la sua fameglia face!
     esbandita n’è la pace       de tutto el suo comitato.
Se la sua fameglia è grasa,       èglie gran despiacemento;
     el pane el uin che ua en casa       mette en suo reputamento;44
     or uedessi iniuriamento:       o fameglia sprecatrice!
     da Dio sì la maledice       ch’el ben suo s’on manecato.
O auaro, fact’ài enferno       mentre la tua uita dura;
     & de l’altro pres’ài l’arra;       aspecta la pagatura!48
     o superbia de l’altura,       uedi oue sei reducta!
     l’onoranza tua destructa,       da ogne gente sè auilato.
Cinque uitia ne l’alma,       che de sopra agio contate,
     lo superbo, enuidioso       & iroso accidiate,52
     l’auaritia toccate,       due ne regnan ne la carne
     che tutto sto mondo spanne:       gola & luxuriato.
L’auaritia ha adunato       & la gola el se deuura;
     en tauerne fa mercato:       per un bicchiere una uoltura;56
     or uedessi sprecatura       che se fa de la guadagna!
     la luxuria l’acompagna       che sia uaccio consumato.

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Tutta spreca una contrata       per hauer una polzella;
     or uedete sta brigata       a que è ducta sta nouella!60
     anema mia tapinella,       guardate da tal hostiere;
     lo cielo te fon perdere       & lo nferno ha redetato.