La zitella strufinata

Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu corone di sonetti letteratura La zitella strufinata Intestazione 21 luglio 2024 100% Da definire

La puttana sincera Tali smadre, tali fijja
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
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LA ZITELLA STRUFINATA.1

1.

     Brutta serva de Ddio, bbocc’a ssciarpella,2
Sconciatura de Popa e de Falloppa,3
Che ddopp’ èss’ita sediscianni zoppa
Mo attacchi a la Madonna la stampella;4

     Che gguardi drent’ar bùzzico,5 ancinella6
Tutt’imbottita de bbammàsce7 e stoppa,
Che cquanno te se smiccia8 in ne la groppa
Pari l’Arco, pe’ ddio, de la Sciammella;9

     Tanta smania te viè de fatte spósa?
Ma cchi vvòi che tte pijji? Basciaculo?10
O er zor Jaià:11 pe’ tté nun c’è antra cosa.

     Cuanno vojji però ppropio l’assarto,
Pijja in affitto er buggero d’un mulo,
Ché ssi nno, bbella mia, mori de parto.

3 febbraio 1832.


Note

  1. Che si esibisce.
  2. Bocca-torta.
  3. Maschere ordinarie del teatro romano, oggi andate in disuso.
  4. Uso votivo.
  5. Losca. [Perchè il bùzzico, che a Firenze si chiama “stagnata,„ o più comunemente “stagnina,„ ha la bocca stretta; e volendo vederci dentro, bisogna guardarci come chi è lusco.]
  6. Da uncino, uncinello.
  7. [Bambagia.]
  8. Ti si guarda.
  9. Una specie di emiciclo, avanzo delle terme di Agrippa. [Venendo dalle Stimmate per la Via de’ Cestari, si scorgono nella prima strada a sinistra le ruine di un’antica sala termale di figura sferica, dalla quale la strada acquistò il nome di Arco della Ciambella. Si pretende che questi ruderi appartengano alle terme di Agrippa, ma lo stile della loro costruzione è molto posteriore all’epoca di Augusto; perciò noi crediamo che facessero parte di qualche aggiunta procurata alle terme suddette nel secolo IV, se pure non siano avanzi di terme separate.„ Nibby, Itinerario di Roma ecc., rifatto ed ampliato ecc. dal prof. F. Porena; Roma, 1883: pag. 223.]
  10. Nome di spregio.
  11. Simile dato agli stupidi.
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2.

     Sposalla io? Co’ ttutto cuer mórzarzo,1
Co’ cquelle cuattro scrofole! Co’ cquella
Galantaria che ttiè a la gargamella!2
Co’ cquella scianca3 che tte bbutta in farzo!4

     Io sposalla! E nnemmanco de risbarzo5
La vorrebbe pijjà sta cantarella,6
Amara più der zugo7 de mortella,
E mmattaccina8 com’er zol de marzo.

     Ringrazzio Iddio co’ la lingua pe’ tterra
E in ginocchione in zulla grattacascia9
D’èsse vedovo, e ttu vvòi famme guerra?

     Si llei se vò sposà, se spósi Bbascia,10
Perch’io nun me la sento, sora sferra,11
Da la padella de cascà a la bbrascia.12

3 febbraio 1832.


Note

  1. Umor salso.
  2. Gola.
  3. [Cianca]: gamba.
  4. Zoppica.
  5. Rimbalzo.
  6. Canterella, cantaride.
  7. Sugo.
  8. Capricciosa.
  9. Strumento da grattare il cacio. [Grattugia.]
  10. Vedi la nota 10 del sonetto precedente.
  11. Nome di spregio, comune anche alla miglior lingua, senonchè i Romaneschi lo danno in significato anche più maligno.
  12. Proverbio.