La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro secondo/Capitolo XXI

Libro secondo
Capitolo XXI

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In termine d’un mese e mezzo il Re ritornò a Parigi; e io, che avevo lavorato giorno e notte, l’andai a trovare, e portai meco il mio modello, di tanta bella bozza che chiaramente s’intendeva. Di già era cominciato a rinnovare le diavolerie della guerra in fra lo Imperadore e lui, di modo che io lo trovai molto confuso; pure parlai col cardinale di Ferrara, dicendogli che io avevo meco certi modelli, i quali m’aveva commesso Sua Maestà: cosí lo pregai che se e’ vedeva tempo da commettere qualche parola per causa che questi modegli si potessin mostrare, - io credo che il Re ne piglierebbe molto piacere -. Tanto fece il Cardinale; propose al Re detti modelli; subito il Re venne dove io avevo i modelli. Imprima avevo fatto la porta del palazzo di Fontana Beliò: per non alterare il manco che io potevo, l’ordine della porta che era fatta a ditto palazzo, qual era grande e nana, di quella lor mala maniera franciosa; la quale era l’apritura poco piú d’un quadro, e sopra esso quadro un mezzo tondo istiacciato a uso d’un manico di canestro: in questo mezzo tondo il Re desiderava d’averci una figura, che figurassi Fontana Beliò. Io detti bellissima proporzione al vano ditto; di poi posi sopra il ditto vano un mezzo tondo giusto; e dalle bande feci certi piacevoli risalti, sotto i quali nella parte da basso, che veniva a conrispondenza di quella di sopra, posi un zocco; e altanto di sopra; e in cambio di due colonne, che mostrava che si richiedessi sicondo le modanature fatte di sotto e di sopra, avevo fatto un satiro in ciascuno de’ siti delle colonne. Questo era piú che di mezzo rilievo, e con un de’ bracci mostrava di reggere quella parte che tocca alle colonne: innell’altro braccio aveva un grosso bastone, con la sua testa ardito e fiero, qual mostrava spavento a’ riguardanti. L’altra figura era simile di positura, ma era diversa e varia di testa e d’alcune altre tali cose: aveva in mano una sferza con tre palle accomodate con certe catene. Se bene io dico satiri, questi non avevano altro di satiro che certe piccole cornetta e la testa caprina; tutto il resto era umana forma. Innel mezzo tondo avevo fatto una femmina in bella attitudine a diacere: questa teneva il braccio manco sopra al collo d’un cervio, quale era una de l’imprese del Re: da una banda avevo fatto di mezzo rilievo caprioletti, e certi porci cignali e altre salvaticine di piú basso rilievo; da l’altra banda cani bracchi e livrieri di piú sorte, perché cosí produce quel bellissimo bosco, dove nasce la fontana. Avevo di poi tutta quest’opera ristretta innun quadro oblungo, e innegli anguli del quadro di sopra, in ciascuno, avevo fatto una Vittoria in basso rilievo, con quelle faccelline in mano, come hanno usato gli antichi. Di sopra al ditto quadro avevo fatto la salamandra, propia impresa del Re, con molti gratissimi altri ornamenti a proposito della ditta opera, qual dimostrava di essere di ordine ionico.