La storia di Colombo narrata alla gioventù ed al popolo/I

I. La Famiglia Colombo

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Prefazione II


Le origini delle famiglie che per qualunque motivo diventarono celebri, sono involte nelle nubi che difficilmente gli eruditi riescono a squarciare. Così costituisce un problema de’ più curiosi e più intricati quello inerente alle origini dei Colombo. Quando Cristoforo, lo scopritore del Nuovo Mondo, rivelò il suo Genio; nessuno pensò di andar subito a rintracciare le origini del Navigatore, come si fa attualmente di ogni individuo che, in bene o in male, attira l’attenzione del pubblico; o quanto meno, nessuno vi pensò per solo amore di storica verità. Infatti, levatasi pel mondo la fama di Cristoforo Colombo, vi furono i cortigiani che lo vollero d’origine gentilizia; poi l’interesse e il campanile lo fecero cittadino di una dozzina almeno di città, villaggi castelli d’Italia, fino a che non sorsero degli eruditomani a farlo inglese, francese, côrso, per non dire... americano!

Ma per noi liguri in primo luogo, e per tutti gli studiosi coscenziosi in secondo, il problema delle origini colombiane non è più tale, o quanto meno si chiarisce e si risolve facilmente; perchè gli atti notarili scoperti in questi ultimi anni dall’eruditissimo march. Marcello Staglieno, lasciando a parte il testamento di Cristoforo, tendono a dimostrare in modo luminoso che la famiglia del Navigatore era ligure, cioè di Terrarossa, casale del comune di Moconesi nella Fontanabuona.

Sappiamo infatti che Domenico, figlio di un Giovanni Colombo di Terrarossa, nacque o prese domicilio nel comune di Quinto al mare, dove ancora oggi si addita la presunta casa di sua abitazione; che nel 1429, mentre era in età di undici anni, venne in Genova ove da suo padre fu messo come garzone presso un tessitore di panni; che tolse in moglie Susanna di Giacomo Fontanarossa del Bisagno, e che aveva preso domicilio in Genova, nel Borgo di S. Stefano dove esercitava l’arte appresa da bambino.

Dagli atti notarili appare che questo Domenico, che fu il padre di Cristoforo Colombo, aveva fabbrica, teneva giovinetti per insegnar loro l’arte sua e possedeva case; da che si può arguire che se la famiglia era popolana non era però in miserabili condizioni. Oramai è assicurato che dapprima egli abitava in via dell’Olivella, all’incirca dove oggi è il vico Bosco, via stata distrutta successivamente per l’ampliamento dell’Ospedale di Pammatone, e ch’era proprietario della casa segnata ora dal civico numero 37 in vico Dritto di Ponticello.

In Quinto rimase però un fratello di Domenico, a nome Antonio Colombo, tre figli del quale, Giovanni, Matteo e Amichetto, quando seppero della gloria del cugino Cristoforo si convennero tra loro nel 1496 per fornire a Giovanni i mezzi di recarsi in Ispagna e vedere di avere qualche benefizio dal congiunto diventato Grande Ammiraglio delle Indie.

Dai coniugi Domenico e Susanna Colombo nacquero cinque figli: Cristoforo, Gio. Pellegrino, Bartolomeo, Bianchinetta e Giacomo.

Di questi figliuoli il primo immortalò il proprio nome; Bartolomeo e Giacomo, detto Diego in Ispagna, seguirono le vicende del maggiore; Gio. Pellegrino esercitò il mestiere paterno, morì maggiorenne senza figli e non se ne hanno quasi notizie; Bianchinetta andò sposa al pizzicagnolo Giacomo Bavarello dalla cui unione sappiamo che nacque un figlio chiamato Pantalino.

Ed ora discorriamo dell’Eroe.