La signora dalle camelie (teatro)/Atto II/Scena ottava
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Traduzione dal francese di Luigi Enrico Tettoni (1883)
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SCENA OTTAVA
Margherita e dette.
Margherita. Eccomi da voi, signora Duvernoy. Qual buon vento vi conduce a quest’ora?
Duvernoy. Armando è in casa mia.
Margherita. E che m’importa?
Duvernoy. Egli vuol vedervi.
Margherita. Ed io non voglio riceverlo. D’altronde non lo potrei; il conte m’aspetta per condurmi all’Opera.
Duvernoy. Per quello sarebbe il minor male, e se voi vedeste in quale stato si trova...
Margherita. Ma infine che cosa chiede?
Duvernoy. E lo so io forse? Ho paura che l’ignori egli stesso.
Nanetta. La signora vuole la sua pelliccia?
Margherita. Ponila su quella poltrona.
Duvernoy. Orbene, che pensate di fare?
Margherita. Ma se io lo riveggo, o Francesca, sono perduta.
Duvernoy. Ebbene, avete ragione... tralasciate di rivederlo... gli dirò ch’eravate uscita.
Margherita. Sì... è meglio così, non è vero?
Duvernoy. Forse egli non lo crederà... vorrà assicurarsene... e se voi v’ostinerete a non volerlo ricevere, si ucciderà... Ma non importa... voi non lo amate, e perciò...
Margherita. Un istante... aspettate... Alla fine, riflettendo bene, io non posso rifiutarmi dal rivederlo!
Duvernoy. Volete dunque che lo chiami?
Margherita. Sì.
Duvernoy. E il conte?
Margherita. Aspetterà.
Duvernoy. Non sarebbe meglio che lo congedaste? mi incarico io di questo.
Margherita. Ebbene, allora gli direte che sono ammalata e che differisco a domani la mia visita al signor Gastone de Rieux.
Duvernoy. Lasciate fare a me, e voi ricordatevi della vostra promessa. A momenti il signor Armando sarà qui. (esce)