La signora dalle camelie (teatro)/Atto II/Scena ottava

Scena ottava

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SCENA OTTAVA


Margherita e dette.


Margherita. Eccomi da voi, signora Duvernoy. Qual buon vento vi conduce a quest’ora?

Duvernoy. Armando è in casa mia. [p. 41 modifica]

Margherita. E che m’importa?

Duvernoy. Egli vuol vedervi.

Margherita. Ed io non voglio riceverlo. D’altronde non lo potrei; il conte m’aspetta per condurmi all’Opera.

Duvernoy. Per quello sarebbe il minor male, e se voi vedeste in quale stato si trova...

Margherita. Ma infine che cosa chiede?

Duvernoy. E lo so io forse? Ho paura che l’ignori egli stesso.

Nanetta. La signora vuole la sua pelliccia?

Margherita. Ponila su quella poltrona.

Duvernoy. Orbene, che pensate di fare?

Margherita. Ma se io lo riveggo, o Francesca, sono perduta.

Duvernoy. Ebbene, avete ragione... tralasciate di rivederlo... gli dirò ch’eravate uscita.

Margherita. Sì... è meglio così, non è vero?

Duvernoy. Forse egli non lo crederà... vorrà assicurarsene... e se voi v’ostinerete a non volerlo ricevere, si ucciderà... Ma non importa... voi non lo amate, e perciò...

Margherita. Un istante... aspettate... Alla fine, riflettendo bene, io non posso rifiutarmi dal rivederlo!

Duvernoy. Volete dunque che lo chiami?

Margherita. Sì.

Duvernoy. E il conte?

Margherita. Aspetterà.

Duvernoy. Non sarebbe meglio che lo congedaste? mi incarico io di questo.

Margherita. Ebbene, allora gli direte che sono ammalata e che differisco a domani la mia visita al signor Gastone de Rieux.

[p. 42 modifica]Duvernoy. Lasciate fare a me, e voi ricordatevi della vostra promessa. A momenti il signor Armando sarà qui. (esce)