Sonetti

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XXVI XXVIII
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XXVII.


Chè lì, l’arberi, amico, o callo o gelo,
     Be’ quelli da li secoli passati,
     Da che Domineddio ce l’ha piantati,
     So’ rimasti accusì, quest’è vangelo.

E lì, cammini sempre in mezzo a un velo
     D’un ciafrujo de rami, intorcinati
     Co’ l’antri rami, che te so’ rivati
     Che le punte, perdio!, sfonneno er celo.

E l’erba?!... Sta intrecciata accusì stretta
     Che ’na persona, lì, si vo’ annà’ avanti,
     Bisogna che la rompe co’ l’accetta.

E poi che rompi? Si!... Ne rompi un metro;
     Ma all’urtimo bisogna che la pianti,
     Chè li fai un passo avanti e cento addietro.