La scienza moderna e l'anarchia/Parte prima/XVI

Conclusione

../XV ../Parte seconda IncludiIntestazione 8 dicembre 2016 75% Da definire

Parte prima - XV Parte prima - Parte seconda

Senza entrare in più lunghe spiegazioni sui principii dell'Anarchia e dei programmi di azione anarchica, quello già detto sarà probabilmente bastante per indicare il posto da essa occupato in mezzo alle attuali cognizioni dell'umanità.

L'Anarchia rappresenta un tentativo di applicare le generalizzazioni, ottenute col metodo induttivo-deduttivo delle scienze naturali, all'apprezzamento delle istituzioni umane. È pure un tentativo di prevedere, sulla base di questa apprezzazione, il cammino dell'umanità verso la libertà, l'uguaglianza e la fratellanza, per ottenere la più gran somma possibile di felicità per ciascuna delle unità nelle società umane.

L'anarchia è il risultato inevitabile del movimento intellettuale nelle scienze naturali, movimento che cominciò verso la fine del XVIII secolo, fu rallentato dopo la caduta della Rivoluzione francese dalla reazione trionfante in Europa, e ricominciò nuovamente in tutto lo sbocciar delle sue forze dopo il 1856. Le radici dell'Anarchia sono dunque nella filosofia naturalista del XVIII secolo. Ma essa non potè avere i suoi fondamenti completi che dopo il rinascimento delle scienze, prodottosi al principio della seconda metà del XIX secolo, rinascimento che dette nuova vita allo studio delle istituzioni e delle società umane su d'una base naturalista.

Le pretese «leggi scientifiche» di cui si contendevano i metafisici tedeschi negli anni 1820-1830, non trovano alcun posto nella concezione anarchica. Questa non conosce altro metodo di ricerca all'infuori di quello sperimentale e lo applica a tutte le scienze generalmente conosciute sotto il nome di umanitarie.

Profittando di questo metodo, come pure delle ricerche fatte ultimamente grazie al suo impulso, l'Anarchia si sforza di ricostruire il complesso delle scienze concernenti l'uomo e di rivedere le nozioni comuni del diritto, della giustizia, ecc., coi dati già ottenuti e da ottenersi da ricerche etnologiche sempre più estese. L'Anarchia, basandosi sull'opera dei suoi predecessori del XVIII secolo, s'è messa dalla parte dell'individuo contro lo Stato, della società contro l'autorità, che, in virtù di condizioni storiche, la domina. Inoltre, servendosi dei documenti storici accumulati dalla scienza moderna, l'Anarchia ha dimostrato che l'autorità dello Stato – la cui oppressione si fa sempre più grande – non è in realtà che una superstruttura nociva e inutile, la quale, per noi europei, data dal XV e dal XVI secolo, superstruttura fatta nell'interesse capitalistico e che fu già nell'antichità la causa della caduta di Roma e della Grecia, come di tutti gli altri centri di civiltà in Oriente e in Egitto.

L'autorità che si è costituita nel corso della storia per unire in un interesse comune il signore, il giudice, il soldato ed il prete, e che in tutto il giro dei secoli fu un ostacolo ai tentativi dell'uomo di crearsi una vita un po' sicura e libera, quest'autorità, dico, non può diventare un'arma di liberazione, allo stesso modo che il cesarismo, l'imperialismo o la Chiesa non possono diventare gli strumenti della rivoluzione sociale.

In economia politica, l'Anarchia è giunta alla conclusione che l'attuale malessere non consiste nel fatto che il capitalista si appropria il «plus-valore» o il guadagno netto, ma nel fatto stesso che questo «plus-valore» o guadagno netto sia possibile. Infatti, esso esiste soltanto perchè milioni di uomini non hanno di che nutrirsi se non vendono le loro forze, le loro intelligenze a un prezzo che rendono il guadagno netto o il plus-valore possibili. Ecco perchè noi pensiamo che se in economia politica conviene studiare prima di tutto il consumo, il primo compito della Rivoluzione sarà a sua volta di rinnovare il consumo, in modo che l'alloggio, il nutrimento, i vestiti siano garantiti a tutti. I nostri avi del 1793-1794 l'avevano ben compreso.

In quanto alla produzione, dovrà essere organizzata in modo che i bisogni primi di tutta la società siano al più presto soddisfatti. È chiaro quindi come l'Anarchia non possa vedere nella prossima rivoluzione una semplice sostituzione della moneta con i «buoni di lavoro», e degli odierni capitalisti con lo Stato capitalista: essa vi scorge un primo passo verso il comunismo libertario, senza Stato.

L'Anarchia ha dessa ragione nelle sue conclusioni? È quello che ci mostrerà, da un lato, la critica scientifica delle sue basi; dall'altro, la vita pratica. Ma vi è un punto in cui è senza dubbio nel vero: e cioè nel considerare, ch'essa fa, lo studio delle istituzioni sociali come un capitolo di scienze naturali, avendo voltate le spalle per sempre alla metafisica e adottato per metodo di ragionamento il metodo che ha servito a costituire tutta la scienza e la filosofia materialista moderna. È così che gli errori nei quali gli anarchici possono nelle loro investigazioni esser caduti, saranno più facilmente riconosciuti. Occorre, però, per verificare le nostre conclusioni, attenersi al metodo scientifico induttivo-deduttivo, col quale si costruisce ogni scienza e si svolge ogni concezione scientifica dell'universo.

Nello studio seguente sullo Stato moderno, il lettore potrà vedere quale fondamento abbia la nostra attitudine negativa di fronte allo Stato, e quali sono le idee che ci fanno concepire la possibilità d'una società, che, accettando il comunismo come base della sua organizzazione economica, rinuncierebbe nello stesso tempo all'organizzazione d'accentramento gerarchico, che si noma Stato.1

  1. Oltre le opere già indicate per la storia dello sviluppo dell'Anarchia, si veda l'eccellente Bibliographie de l'Anarchie, di M. Nettlau, Bruxelles e Parigi (P. V. Stoch), pubblicata da Eliseo Reclus nella Bibliothèque des Temps Nouveaux, nel 1897. Il lettore vi troverà, oltre al catalogo dei vari scritti, una bibliografia ragionata delle opere e pubblicazioni anarchiche.