La scienza moderna e l'anarchia/Parte prima/VIII

Posizione dell'Anarchia nella Scienza moderna

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Posizione dell'Anarchia nella Scienza moderna
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Quale posto occupa dunque l'Anarchia nel grande movimento intellettuale del nostro secolo?

La risposta a questa domanda è venuta delineandosi in quanto abbiamo già detto nei capitoli precedenti. L'Anarchia è una concezione dell'universo, basata sull'interpretazione meccanica dei fenomeni1, che abbraccia tutta la natura, non esclusa la vita delle società. Il suo metodo è quello delle scienze naturali; e secondo questo metodo ogni conclusione scientifica dev'essere verificata. La sua tendenza è di fondare una filosofia sintetica, che si estenda a tutti i fatti della natura, compresa la vita delle società umane e i loro problemi economici, politici e morali, senza però cadere negli errori nei quali incorsero per ragioni già indicate, Comte e Spencer.

Ne risulta che l'Anarchia deve dare necessariamente, a tutte le questioni affacciate dalla vita moderna, altre risposte, ed assumere un contegno diverso da tutti i partiti politici, non eccettuato fino a un certo punto il partito socialista, che non si è ancora sbarazzato dalle vecchie finzioni metafisiche.

Certo, l'elaborazione d'un concetto meccanico completo della natura e delle società umane è appena cominciata nella sua parte sociologica, che tratta appunto della vita e dell'evoluzione delle società. Tuttavia, il poco che si è fatto finora presenta già, talvolta incoscientemente, il carattere che abbiamo indicato. Nella filosofia del diritto, nelle teorie della morale, nell'economia politica e nello studio della storia dei popoli e delle istituzioni, gli anarchici hanno già dimostrato di non accontentarsi di soluzioni metafisiche, ma di voler dare alle loro conclusioni una base naturalista.

Essi non si lasciano suggestionare dalla metafisica di Hegel, di Schelling e di Kant, dai commentatori del diritto romano e del diritto canonico, dai dotti professori della ragione di Stato o dall'economia politica dei metafisici; ma cercano invece di rendersi conto esatto dei vari problemi, che si riallacciano a queste materie, facendo tesoro degli studi compiuti negli ultimi quaranta o cinquant'anni dai naturalisti.

Allo stesso modo che sono state abbandonate dalla filosofia materialista (meccanica o piuttosto cinetica) le concezioni metafisiche sullo «Spirito Universale», sulla «Forza creatrice della Natura», sull'«Attrazione simpatica della Materia», sull'«Incarnazione dell'Idea», sullo «Scopo della Natura e sua ragione d'Essere», sull'«Inconoscibile», sull'«Umanità» intesa nel senso di un essere animato dal «Soffio dello Spirito», e così via – allo stesso modo che gli embrioni di generalizzazioni, che nascondevano dietro queste parole, sono stati tradotti nel linguaggio concreto dei fatti – così noi ci sforziamo di fare altrettanto nell'esaminare i fatti della vita in società.

Quando i metafisici vogliono persuadere il naturalista che la vita intellettuale e passionale dell'uomo si svolge secondo «le leggi immanenti dello Spirito», il naturalista scrolla le spalle e continua la sua indagine paziente dei fenomeni della vita, dell'intelligenza, delle passioni, per dimostrare che tutti possono essere ridotti a fenomeni fisici e chimici. Egli cerca di scoprire le loro leggi naturali.

Così quando si viene a dire ad un anarchico, che, secondo Hegel, «ogni evoluzione rappresenta una tesi, un'antitesi e una sintesi», oppure che, «il diritto ha per fine l'instaurazione materiale dell'Idea Suprema» ovvero quando gli si chiede qual'è, secondo lui, «lo Scopo della Vita» – l'anarchico, anch'egli, scrolla le spalle e si domanda: «Come mai, nonostante lo sviluppo attuale delle scienze naturali, si possono trovare ancora uomini tanto arretrati da credere a simili fanfaluche? uomini tanto retrogradi che parlano ancora la lingua del selvaggio primitivo, il quale «antropomorfizzava» la natura, considerandola come governata da esseri fatti a somiglianza dell'uomo?»

Gli anarchici non subiscono il fascino delle «parole altisonanti», poichè sanno che queste parole servono sempre a coprire o l'ignoranza – cioè l'investigazione incompiuta – o, ciò che è peggio, la superstizione. Ecco perchè, quando si parla loro questo linguaggio, essi passano oltre, senza fermarsi, e proseguono il loro studio delle concezioni sociali e delle istituzioni del passato e del presente, seguendo il metodo naturalista. E certo trovano che lo sviluppo della vita della società è infinitamente più complesso (e più interessante dal punto di vista pratico), di quanto si potrebbe supporlo attenendosi alle formule metafisiche ed aprioristiche.

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Recentemente, noi abbiamo sentito parlar molto del metodo dialettico, che i social-democratici raccomandavano per elaborare l'ideale socialista. Noi non ammettiamo affatto questo metodo, come del resto non lo riconosce nessuna delle scienze naturali. Per il naturalista moderno, questo «metodo dialettico» appare come qualcosa di molto vecchio, di superato e di dimenticato da un pezzo, fortunatamente, dalla Scienza. Non una delle grandi scoperte del secolo scorso – nella meccanica, nell'astronomia, nella fisica, nella chimica, nella biologia, nella, psicologia, nell'antropologia – si deve al metodo dialettico. Tutte invece sono frutto del metodo induttivo-deduttivo, il solo veramente scientifico. E poichè l'uomo è una parte della natura, poichè la sua vita personale e sociale è pure un fenomeno della natura – alla stregua, della crescenza di un fiore, o dell'evoluzione della vita nelle società delle formiche e delle api – non vi è nessuna ragione perchè, passando dal fiore all'uomo, da un villaggio di castori ad una città umana, noi dobbiamo abbandonare il metodo che ci aveva servito così bene fino allora, per cercarne un altro nell'arsenale della metafisica.

Il metodo induttivo-deduttivo, che noi adoperiamo nelle scienze naturali, si è rivelato così efficace, che negli ultimi cent'anni la scienza ha fatto progressi maggiori di quelli raggiunti nei due millenni precedenti. E quando si cominciò (nella seconda metà del secolo scorso) ad estenderlo allo studio delle società umane, non si potè constatare un sol caso in cui questo metodo si fosse mostrato deficiente ed avesse perciò autorizzato il ritorno alla scolastica medioevale, risuscitata da Hegel. Ma c'è di più. Allorchè certi scienziati, naturalisti, pagando un tributo alla loro educazione borghese, vollero insegnarci, col pretesto di applicare la teoria scientifica di Darwin: «Schiacciate chiunque è più debole di voi: tale è la legge della natura!» – potemmo facilmente dimostrare collo stesso metodo scientifico, che quegli scienziati avevano sbagliato strada: che una simile legge non esiste, che la natura c'insegna tutto l'opposto e che le loro conclusioni non erano punto scientifiche. La stessa sorte capitò a coloro che volevano far passare l'ineguaglianza delle fortune per «una legge della natura», e lo sfruttamento capitalistico per la forma più vantaggiosa di organizzazione sociale. È appunto coll'applicazione ai fatti economici del metodo delle scienze naturali, che noi ci accorgiamo come le pretese «leggi» delle scienze sociali borghesi – compresa l'economia politica attuale – non siano affatto delle leggi, ma delle semplici supposizioni, o meglio delle affermazioni, che non si è mai tentato di verificare.

Aggiungiamo ancora una parola. L'indagine scientifica non è fruttuosa che a condizione di avere uno scopo determinato: d'essere, cioè, intrapresa coll'intenzione di trovare una risposta ad una questione chiara e ben definita. Ed ogni ricerca è tanto più fruttuosa quanto meglio si distingue il rapporto che esiste fra la questione posta e le linee fondamentali della nostra concezione generale dell'universo. Meglio una data questione rientra in questa concezione generale e più facile ne è la soluzione.

Orbene, la questione che l'Anarchia si propone di risolvere potrebbe concretarsi come segue: Quali forme sociali assicurano più efficacemente, in determinate società, e per amplificazione, nell'umanità in generale, una maggior somma di benessere, e, per conseguenza, una fonte più copiosa di vitalità? – Quali forme di società favoriscono meglio l'accrescimento di questo benessere, il suo sviluppo quantitativo e qualitativo, o, in altre parole, lo rendono più completo e più generale? (Ciò che, sia detto fra parentesi, ci dà anche la formula del progresso). Il desiderio di aiutare in questo senso l'evoluzione determina l'attività sociale, scientifica, artistica, ecc. dell'anarchico.

  1. Sarebbe meglio dire cinetica, ma è parola meno conosciuta.