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III. Pagine sparse - Sul programma del 'Fanfulla della Domenica'

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SUL PROGRAMMA

DEL «FANFULLA DELLA DOMENICA»


                    Caro Martini,

Accetto subito. Il tuo è pensiero fecondo, al quale si associeranno tutti quelli che sperano ancora nel nostro avvenire. Noi siamo un popolo che, tenuto per molti anni in una tensione febbrile, ora si agita stanco e apata nelle morte acque del passato e non sa trovar la sua via. Fu la coltura che creò l’unitá della patria, ed è la coltura che dee rinsanguarla e redimerla da una decadenza di piú secoli. Tu, che vuoi chiuder l’uscio di casa alla politica, fai benissimo, perché quello che vuoi tu fare, è la vera politica. Giá l’«Associazione della stampa» aveva alzata questa bandiera. Levarsi al di sopra delle differenze politiche, e perseguire fini nazionali comuni a tutt’i partiti, e massime la coltura che li comprende tutti, questo vuol dire un’«Associazione della stampa». Il Fanfulla della domenica sará come una serie di letture settimanali, e il vero giorno del riposo, un refrigerio a’ cuori agitati dalle piccole e grandi miserie della vita quotidiana. Ivi ci parrá di udire la voce di morti e di vivi che ci sveglierá dal letargo e ci alzerá in piú larghi orizzonti. Divisi nelle lotte giornaliere, ci sentiremo uniti in quel di, uniti di cuore e d’intelletto innanzi a’ grandi maestri, che formeranno il nostro gusto e c’insegneranno molte utili cose. Mi reco quasi a vergogna di non essere stato a Monsummano, prostrato [p. 318 modifica]anch’io innanzi alla statua di Giuseppe Giusti. In quel giorno tutti gl’Italiani ch’erano colá, dovettero sentirsi concordi e buoni e lieti, perché tutti sentivano a un modo, e onoravano se stessi, onorando la memoria del grande cittadino. Sono feste salutari,nelle quali un popolo ritrova lo spirito de’ suoi maggiori, e vive di quello e si rifa giovine. Qualcosa di simile sará il Fanfulla della domenica, quasi una festa alla quale assisteremo tutti, inchini e riverenti innanzi a quella grande statua d’Italia, la quale vedremo apparire in tutti quei nomi illustri che ci farai sfilare innanzi. Giacché penso che tu non vorrai imitare quei giornali di letteratura, dove il comune e il volgare tiene il principal luogo, insegna di gente frivola, che per fuggir gravitá pedantesca resta nel trivio, e vi si educa leggiera e pettegola. Tu terrai alta la mira, e non lascerai nelle tue mani diminuire questa grande figura di un’Italia sana e forte, maestra di buon senso, nemica di ogni esagerazione e vaga di nuove glorie nell’arte e nella scienza, una figura che noi dobbiamo tramandare intatta alle nuove generazioni.

Con questi voti e con questi auguri ti stringo la mano.

     ii luglio i879.

Francesco de Sanctis