La partenza del crociato

italiano

Giovanni Visconti Venosta 1904 poesie letteratura La partenza del crociato, ovvero il prode Anselmo Intestazione 18 giugno 2008 75% poesie

Sulla fine di quell'autunno scrissi uno scherzo poetico, al quale non è mancata una certa notorietà e che rammenterò qui seguendo l'ordine cronologico della mia narrazione.

Eravamo vicini alla riapertura delle scuole, e un giorno una buona donna, che abitava presso la nostra casa di Tirano, venne da me conducendo un suo figliuolo che era scolare di ginnasio, credo a Como. La madre mi disse che quel suo figliuolo era tutto mortificato, perché non gli era riuscito di fare uno dei compiti autunnali datigli dal professore: veramente lo aveva principiato, ma non aveva saputo andare innanzi.

Il ragazzo quasi piangeva, e io, lasciandomi intenerire, mi offersi di finirgli quel disgraziato compito. Trattavasi d'una poesia, il cui argomento, scelto tra i molti che correvano per le scuole a quei tempi, era: La partenza del Crociato per la Palestina.

 Lo scolaretto aveva cominciata la sua poesia così:
"Passa un giorno, passa l'altro
Mai non torna il prode Anselmo,
Perché egli era molto scaltro
Andò in guerra e mise l'elmo..."

Qui s’era fermato. Nel leggere quei versi mi balenò una tentazione cattiva, ma irresistibile; dissi alla madre e al figlio che ritornassero il giorno dopo, e che la poesia l’avrei finita io.

Corsi nel mio studio, ripetei quei quattro versi declamandoli, e il seguito venne da sé.

 
Passa un giorno, passa l'altro
Mai non torna il prode Anselmo,
Perché egli era molto scaltro
4Andò in guerra e mise l'elmo...

Mise l'elmo sulla testa
Per non farsi troppo mal
E partì la lancia in resta
8A cavallo d'un caval.

La sua bella che abbracciollo
Gli diè un bacio e disse: Va!
E poneagli ad armacollo
12La fiaschetta del mistrà.

Poi, donatogli un anello
Sacro pegno di sua fé,
Gli metteva nel fardello
16Fin le pezze per i piè.

Fu alle nove di mattina
Che l'Anselmo uscia bel, bel,
Per andare in Palestina
20A conquidere l'Avel.

Né per vie ferrate andava
Come in oggi col vapor,
A quei tempi si ferrava
24Non la via ma il viaggiator.

La cravatta in fer battuto
E in ottone avea il gilè,
Ei viaggiava, è ver, seduto
28Ma il cavallo andava a piè.

Da quel dì non fe' che andare,
Andar sempre, andare andar...
Quando a piè d'un casolare
32Vide un lago, ed era il mar!

Sospettollo... e impensierito
Saviamente si fermò.
Poi chinossi, e con un dito
36A buon conto l'assaggiò.

Come fu sul bastimento,
Ben gli venne il mal di mar,
Ma l'Anselmo in un momento
40Mise fuori il desinar.

La città di Costantino
Nello scorgerlo tremò
Brandir volle il bicchierino
44Ma il Corano lo vietò.

Il sultano in tal frangente
mandò il palo ad aguzzar,
ma l'Anselmo previdente
fin le braghe avea d'acciar

Pipe, sciabole, tappeti,
Mezze lune, jatagan,
Odalische, minareti,
48Già imballati avea il Sultan.

Quando presso ai Salamini
Sete ria incominciò,
E l'Anselmo coi più fini
52Prese l'elmo, e a bere andò.

Ma nell'elmo, il crederete?
C'era in fondo un forellin
E in tre dì morì di sete
56Senza accorgersi il tapin.

Passa un giorno, passa l'altro,
Mai non torna il guerrier
Perch'egli era molto scaltro
60Andò in guerra col cimier.

Col cimiero sulla testa.
Ma sul fondo non guardò
E così gli avvenne questa
64Che mai più non ritornò.


Il giorno dopo, quando la madre e il figlio ritornarono il delitto era consumato. Ascoltai senza rimorso le parole della loro riconoscenza, e consegnai il foglio. Passati alcuni mesi, mentre facevo un esame di laurea all'Università di Pavia, osservai che i professori mi guardavano con una certa curiosità, parlando piano tra loro, e ridendo. Finito l'esame, uno di essi mi accompagnò dicendomi: Dunque... passa un giorno passa l'altro... è lei l'autore della Ballata?

Allora, in bel modo, lo interrogai anch'io alla mia volta, e seppi che aveva avuto il mio Crociato da un suo amico professore a Como; forse il professore di quel famoso studente.

Da quel giorno il Crociato peregrinò lungamente a mia insaputa, e me lo trovai dinanzi ogni momento, ora diminuito, ora accresciuto, e spesso spropositato.