La morte de Stramonni
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
LA MORTE DE STRAMONNI.1
È mmorto er gran cerusico Stramonni,
E lo Spedàr de la Conzolazzione2
Nun ze pò cconzolà dda la passione
Che jje scià3 ffatto ggià perde li sonni.
Oh cquello era davero un omminone
De studi profonnissimi e pprofonni!,
Che ssi4 ar monno vieniveno du’ monni,
Guariva a ttutt’e ddua la scolazzione.
Nun ze trovava a Rroma antro cerusico
Che conoscessi5 mejjo la maggnèra6
De crastà7 un galantomo e ffàllo8 musico.
Tiggne, roggne, sassate, cortellate...
Annàvio9 da Stramonni, e bbona sera:
V’ereno in quattro zompi10 arimediate.
21 aprile 1834.
Note
- ↑ Il chirurgo Antonio Trasmondi, degno veramente della sua fama, godeva in Roma di una straordinaria popolarità. La ragione di ciò si troverà nella nota seguente.
- ↑ L’ospedale di S. Maria della Consolazione, posto presso il Foro Romano, è destinato precipuamente a curare le ferite. Ivi affluiscono tutto il giorno i moderni gladiatori, o accoltellatori romani, per le conseguenze dei loro sanguinosi litigi.
- ↑ Gli ci ha.
- ↑ Se.
- ↑ Conoscesse.
- ↑ Maniera.
- ↑ Di castrare.
- ↑ Farlo.
- ↑ Andavate.
- ↑ In quattro zompi (salti): all’istante.