La mojje dell'ammalato

Giuseppe Gioachino Belli

1837 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura La mojje dell'ammalato Intestazione 14 maggio 2024 75% Da definire

Er mal de petto La visita all'ammalato
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

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LA MOJJE DELL’AMMALATO

     Sta mmale, male, male; e ssi la caccia,1
Pò attaccà er voto. È un pezzo: è da st’istate,
Che2 sse3 pijjò un’infirza de scarmate4
Pe’ cquer mazzato5 vizzio de la caccia.

     Strilla c’ha ne le gamme e nne le bbraccia
Tutte le cungiunture addolorate.
E a mmé mme tocca a ffajje6 le nottate,
Che tte ggiuro, Maria, ch’è una vitaccia.

     Eh, ccosa disce er medico? Quer tórzo7
Disce ch’è rromatisimo: ecco tutto;
E cche l’ammalatia vò ffà er zu’ corzo.

     Sempr’accusì: ’na minestrina e un frutto.
Pe’ ddajje8 forza io poi sciaggiónto9 un zorzo
D’acquavita o un tantin de vin assciutto.

14 marzo 1837.

Note

  1. Se la cava.
  2. Quando.
  3. Si.
  4. Una serie di riscaldazioni. [Un’infilza, un’infilzata di scalmane.]
  5. [Per quell’ammazzato.]
  6. Fargli.
  7. [Torso, torsolo.]
  8. Dargli.
  9. [Ci aggiunto]: ci aggiungo.