La meteorologia applicata all'agricoltura/Parte prima/3/1
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§. I. Condizion generale.
62. Anus fructificat, non terra: è un antico proverbio, tramandato da Teofrasto, che io ho preso per Divisa del mio discorso, e che contiene una verità eternamente verificata dall’esperienza: poichè è chiaro, che non tanto dalla terra, dai lavori, dagl’ingrassi, dipende la felice vegetazione ed il successo dell’agricoltura; ma più tosto dalla giusta temperatura delle stagioni, dalla costituzione dell’atmosfera, dal calore, dall’umidità, dalla distribuzione delle pioggie, in certe circostanze, in certi mesi, dalla forza, direzione, e durata de’ venti ec. Il Sig. Targioni nel suo utilissimo Libro della Alimurgia; il Sig. Du Hamel nelle sue osservazioni Botanico-meteorologiche, che sono nei volumi dell’Accademia delle scienze di Parigi, ed in altre sue opere; la Società Economica di Berna nelle sue Memorie, ci forniscono delle prove abbondanti a questo proposito.
63. Si può dir in generale, che un’annata è buona, quando l’inverno fa freddo grande, con abbondanza di nevi, ed anche asciutto; la primavera arriva di buon’ora, con benigne pioggie e venti dolci; l’estate fa caldo, interrotto da pioggie opportune, l’Autunno in fine è temperato, inclinando più all’ asciutto che all’umido1.
64. All’opposto, se l’inverno sarà umido e tepido, la primavera umida fredda tardiva con brine e nebbie, l’estate fresca e secca, l’autunno piovoso e umido, la ricolta sarà cattiva. Il Sig. Du Hamel tra gli altri ci dà molti esempi per verificare queste condizioni. La ricolta del formento nel 1740. fu povera, perchè 1° il grano seminato in parte s’è perduto nella terra troppo molle, 2° molto n’è morto per il gelo dell’ inverno, 3° il resto non ha tallito, 4° la ruggine vi è entrata al fin della primavera, 5° il grano fu ristretto per de’ colpi di sole fuor di tempo (osservaz. 1741.). All’ opposto la ricolta del 1744. fu buona, perchè la biada aveva ben levato all’entrar dell’inverno, non fu annegata nè faticata da’ geli, ha ben tallito nell’inverno, si fortificò coll’umido di primavera, mal grado il secco seguente si mantenne bella (niuna pianta soffre più il secco del frumento); verso la messe, e nella messe fu caldo, ed asciutto. Veniamo al particolar delle stagioni.
Note
- ↑ I Fiorentini esprimono proverbialmente le condizioni del buon anno: il gran freddo di gennajo: il mal tempo di febbrajo; il vento di marzo; le dolci acque d’aprile; le guazze di maggio; il buon mieter di giugno; il buon batter di luglio; le tre acque di agosto; con buona stagione, vagliono più che il tron di Salomone. Targioni pag. 19.