La meteorologia applicata all'agricoltura/Parte prima/2/5
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§. V. Delle Caligini, o Nebbie.
41. Le nebbie provengono da un’evaporazione straordinaria e densa; perciò replicando due o tre mattine di seguito, ed alzandosi, degenerano in nuvole, ed in fine in pioggia. Avvi per tanto delle nebbie che cadono dall’atmosfera e queste conducono il più sovente buon tempo, non essendo che le deposizioni e le scorie delle nuvole: at nebulæ magis ima petunt, campoque recumbunt.
42. Nè le une, nè le altre, non sono vapori semplici, ma contengono più o meno d’esalazioni terrestri; ciò che talora provano colla loro puzza. Così le nebbie fertilizzano le terre, come le ceneri, e gli altri concimi; perciò è detto nei Salmi con vero senso di Fisica: nebulam, sicut cinerem spargit. Non v’è tempo più favorevole all’arature e alle semine, che queste mattine coperte d’una nebbia spessa e stillante, che bagna e riscalda dolcemente la terra.
43. All’opposto se nei mese di Maggio, e di Giugno, le nebbie s’attaccano alle biade, e ai frutti, se per difetto di vento vi ristagnano, o che il loro umido eterogeneo è sorpreso da un vento brugiante o dall’ardore del sole, onde fermenti, cagionano quello che noi perciò diciamo Nebbia, malattia fatale, distruggitrice delle intiere raccolte. Tale fu la nebbia del 1735. in Lombardia, descritta dal Muratori negli Annali d’Italia, e di cui tanti si ricordano: ella fu prodotta da una caligine elevata la mattina dei 14. Giugno, seguitata da sole e vento ardente: cagionò una carestia, e la fame in tutti questi paesi. Qualche nebbia d’Autunno ajuta a far maturare le uve; ma se sono frequenti, e senza vento, le fanno marcire.