La mandragola/Atto terzo/Scena undecima
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Niccolò Machiavelli - La mandragola (1518)
Atto terzo
Scena undecima
Scena undecima
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Fra’ Timoteo, Lucrezia, Sostrata.
- Timoteo
- Voi siate le ben venute! Io so quello che voi volete intendere da me, perché messer Nicia m’ha parlato. Veramente, io sono stato in su’ libri più di dua ore a studiare questo caso; e, dopo molte esamine, io truovo di molte cose che, e in particolare ed in generale, fanno per noi.
- Lucrezia
- Parlate voi da vero o motteggiate?
- Timoteo
- Ah, madonna Lucrezia! Sono, queste, cose da motteggiare? Avetemi voi a conoscere ora?
- Lucrezia
- Padre, no; ma questa mi pare la più strana cosa che mai si udissi.
- Timoteo
- Madonna, io ve lo credo, ma io non voglio che voi diciate piú cosí. E’ sono molte cose che discosto paiano terribili, insopportabile, strane, che, quando tu ti appressi loro, le riescono umane, sopportabili, dimestiche; e però si dice che sono maggiori li spaventi ch’e mali: e questa è una di quelle.
- Lucrezia
- Dio el voglia!
- Timoteo
- Io voglio tornare a quello, che io dicevo prima. Voi avete, quanto alla conscienzia, a pigliare questa generalità, che, dove è un bene certo ed un male incerto, non si debbe mai lasciare quel bene per paura di quel male. Qui è un bene certo, che voi ingraviderete, acquisterete una anima a messer Domenedio; el male incerto è che colui che iacerà, dopo la pozione, con voi, si muoia; ma e’ si truova anche di quelli che non muoiono. Ma perché la cosa è dubia, però è bene che messer Nicia non corra quel periculo. Quanto allo atto, che sia peccato, questo è una favola, perché la volontà è quella che pecca, non el corpo; e la cagione del peccato è dispiacere al marito, e voi li compiacete; pigliarne piacere, e voi ne avete dispiacere. Oltra di questo, el fine si ha a riguardare in tutte le cose; el fine vostro si è riempire una sedia in paradiso, contentare el marito vostro. Dice la Bibia che le figliuole di Lotto, credendosi essere rimase sole nel mondo, usorono con el padre; e, perché la loro intenzione fu buona, non peccorono.
- Lucrezia
- Che cosa mi persuadete voi?
- Sostrata
- Làsciati persuadere, figliuola mía. Non vedi tu che una donna, che non ha figliuoli, non ha casa? Muorsi el marito, resta com’una bestia, abandonata da ognuno.
- Timoteo
- Io vi giuro, madonna, per questo petto sacrato, che tanta conscienzia vi è ottemperare in questo caso al marito vostro, quanto vi è mangiare carne el mercodedí, che è un peccato che se ne va con l’acqua benedetta.
- Lucrezia
- A che mi conducete voi, padre?
- Timoteo
- Conducovi a cose, che voi sempre arete cagione di pregare Dio per me; e piú vi satisfarà questo altro anno che ora.
- Sostrata
- Ella farà ciò che voi volete. Io la voglio mettere stasera al letto io. Di che hai tu paura, moccicona? E’ c’è cinquanta donne, in questa terra, che ne alzerebbono le mani al cielo.
- Lucrezia
- Io sono contenta: ma non credo mai essere viva domattina.
- Timoteo
- Non dubitar, figliuola mia: io pregherrò Iddio per te, io dirò l’orazione dell’agnol Raffaello, che ti accompagni. Andate, in buona ora, e preparatevi a questo misterio, ché si fa sera.
- Sostrata
- Rimanete in pace, padre.
- Lucrezia
- Dio m’aiuti e la Nostra Donna, che io non càpiti male.