La liberazione della donna/VIII/1
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1. Seduta 11 febbraio
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Signori,
Quando due anni or sono le sparse file della democrazia si raccolsero in un sol fascio onde vincere le forze coalizzate del passato e superare le dighe dietro le quali stagnava la vita e la coscienza nazionale, molte italiane, vedendo per logica successione di idee maturarsi in grembo ai principii preparatorii dell’avvenire la libertà delle donne, fecero adesione al programma della Lega, ricordando ai suoi membri come, facendo voti e dando opera al miglioramento delle condizioni di tutte le classi, esse intendevano essere contemplate nel suo programma di libertà, dacché il concetto del dovere senza il concetto correlativo del diritto non sia che una stupida accettazione di servitú.
Oggi la Lega della democrazia si aduna numerosa e solenne onde rivendicare alla sovranità nazionale la sua intera esplicazione mediante il suffragio universale.
E le donne italiane, per mezzo della Lega promotrice degli interessi femminili, associazione surta di recente e già numerosa, mi mandano a voi onde ricordarvi l’intima colleganza dei nostri e vostri interessi, l’alleanza statuita e il patto suggellato, ed esporvi i loro pensamenti intorno alla questione che si agita e la parte che a noi si compete pel bene di tutti.
Coloro che mi mandano a voi pensano che la presente agitazione non può attingere forza ed efficacia che dalla affermazione intera del principio sulla sua base vera ed immortale.
Il diritto del voto non è storicamente che il diritto della sovranità, filosoficamente esso è semplicemente il diritto umano. Il diritto di ognuno di non essere violentato - di non subire un mandatario che gli è imposto dall’altrui scelta - di non soggiacere al contratto nel quale non fu contraente - di non obbedire a convenzioni nelle quali non ebbe parte né voce. È il diritto che compete ad ognuno di essere considerato e trattato come persona e non come bestia, e non come cosa.
Ora, il diritto umano è il solo vero e universale, perché non modificato dall’avvicendarsi di criterii parziali - non palleggiato fra varie e mutevoli forme storiche le quali hanno autorità confinata in tempi e luoghi - non derivato da leggi estrinseche ai consorzii civili - ma rivelazione spontanea e perenne dell’umano eterno.
Ecco perché Montaigne poté dire che le donne avrebbero ragione di non sottomettersi alle leggi e di non obbedire a nessun governo dacché non ebbero parte alcuna nella formazione di quelle né di questi - ma sempre furono costrette a subire il bene e il male quale voi lo intendeste per voi e vedere manipolati i loro interessi da persone nelle quali non hanno espressa mai la loro fiducia - sicché esse vivono al vostro fianco e nelle vostre case, non come coscienze e volontà, non come membri delle città e della nazione, bensí come animali domestici in piú o meno cordiale schiavitú, secondo il grado di benevolenza alla quale la misura eventuale della vostra equità e civiltà atteggia l’animo vostro.
Alcuno fra voi penserà forse che chi subisce tacendo uno stato di cose è reputato farvi implicita adesione - sicché vi è lecito credere che le donne si ritennero fino ad oggi rappresentate dagli uomini che pure stanno ad esse vicinissimi di sangue e d’affetto.
Signori,
Voi eravate autorizzati a tenervi paghi a questa attenuante fino al giorno della dichiarazione dei diritti dell’uomo. Piú in là voi non potevate continuare nel credervi nostri mandatarii e rappresentanti, se non all’ombra compiacente di un errore. Voi scindete i diritti civili e politici dal diritto umano - mentre queste varie denominazioni rispondono agli ordini varii dei fatti nei quali il diritto umano si esplica e si applica. - Ma uno solo è il diritto di ciascuno e di tutti - di essere considerato persona e di esercitarne tutte le funzioni rispondenti alle sue facoltà.
Ora le donne hanno interessi come voi nella famiglia, nella città, nello Stato. Hanno intelligenza al par di voi per capirli - hanno la volontà come voi per tutelarli e promuoverli - hanno come voi criterii di scelta - sono persone al par di voi.
Democratici! Cavatemi dai vostri libri, dai vostri principii, dai vostri filosofi una sola illazione che statuisca e dimostri la legittimità di una diminuzione personale della donna.
Cavatene una dimostrazione la quale provi che vi sono nelle donne elementi costitutivi che rispondono alla diminuzione della persona - incoscienza del diritto - abdicazione esplicita di esso - insufficienza ad esercitarlo - alienazione - delinquenza.
Dimostrateci che siamo nella materiale impotenza di esercitarlo: e che la condizione di tutelate è connaturata in noi. No, o signori! voi non potete rispondere - voi non possedete argomenti nel campo vostro. Siete obbligati di andarli a rintracciare in quel passato che non autorizza la vostra agitazione, che contraddice ai vostri principii, che rinnega la vostra qualità di cittadini.
Voi dovete dare la parola ai vostri avversarii, affermare la legittimità di istituzioni che vi hanno oppresso, fare atto di fede in tutti i dogmi che hanno anatemizzato la libertà dell’uomo e violentato la sua coscienza e le leggi della sua natura.
Dimostratemi come potrete considerarvi vittoriosi e ritenere largito alla Italia il suffragio universale quando i 500.000 elettori di oggi saranno divenuti i due milioni di domani, essendo la nazione costituita da 22 milioni e rimanendo la metà di essa esclusa per principio da qualsiasi piú indiretta rappresentanza.
Un popolo si raduna esso dunque in solenne comizio per discutere emendamenti provvisorii e piccole misure d’opportunità?
Non bastano forse e non soverchiano a compito cosí modesto quelle assemblee che già possediamo, espressioni di interessi parziali e custodi di speciali istituzioni, e quegli organismi irti di formule e di riti tradizionali che costituiscono il meccanismo di una pubblica amministrazione?
Oh, che cosa sarebbe il presente comizio quando non fosse una affermazione filosofica, una espressione radicale, complessa, immutabile del diritto dell’umanità?
Quando un popolo si raduna a solenne protesta egli condanna un principio e ne afferma un altro - chiude un periodo storico ed inizia un’era nuova.
Democratici! proletari! non chiedete d’essere cittadini! - v’erano cittadini a Sparta e a Roma - ad Atene come a Gerusalemme - eppure v’erano dappertutto colà schiavi e servi e bestie in forma umana.
Il concetto di cittadino, è concetto meschino, circoscritto nella storia, soverchiato dalla filosofia e dall’etica moderna. Il cittadino suppone il non cittadino, come la proclamazione di una sovranità è l’affermazione di una sudditanza. Ispiratevi alla natura la quale ha fatto degli individui - chiedete di essere uomini e ricordate in pari tempo che l’umanità non è costituita, continuata e rappresentata da voi soli.
Le differenze fra i due termini che costituiscono l’umanità davanti al diritto di concorrere al patto sociale se concludono alcunché non possono concludere che a questo solo - che l’uno non può rappresentare l’altro senza che prevalga nell’opera sua il sentimento di sé medesimo.
Infatti nella famiglia legale l’uomo ha rappresentato sé stesso - nel dinastismo ha inventato la legge salica - nello Stato non ha veduto che il maschio - nel matrimonio ha assorbito perfino il nostro nome e la nostra nazionalità - nella polizia de’ costumi non ha provveduto che a sé medesimo - negli uffici retribuiti ha accaparrato tutto per sé - nei suoi rapporti con noi si è fatta costantemente la parte del leone.
Da un secolo ormai la donna protesta contro questo stato di cose in tutti i paesi civili. Essa afferma il suo diritto al voto perché è persona libera e completa - mezzo come l’uomo in faccia alla specie - fine a sé stessa, al par di lui, nella attività della sua coscienza.
La donna afferma il proprio diritto perché ha nella convivenza nazionale rapporti e interessi multeplici e varii da promuovere e da vantaggiare. Essa vuole apporre la sua firma al contratto sociale perché è nella società un elemento necessario e costitutivo - perché vi esercita influenza e ne subisce.
Essa vuol votare perché conscia del proprio diritto lo rivendica - perché vuole la libera scelta de’ suoi mandatari - perché il passato ed il presente le hanno insegnato con assidua lezione che l’assente non è, e non può essere che dimenticato e sagrificato.
Parrà a taluno che inopportunamente si è elevata in questa sala una voce di donna e forse gli sembrerà scemare dessa maestà e decoro alla solenne manifestazione del popolo - tanto è radicata la teorica del privilegio in taluni che pure si levano ardenti a combatterla quando la sentono prepotente sopra sé stessi!
Ma costoro, se qui ve ne sono, se ne diano pace. Se non è nuovo nella storia di vedere dei diseredati rivendicare i loro diritti, è tuttora nuovo negli uomini, e tanto piú glorioso per essi, di sapere ascoltare i reclami dei diseredati, chiunque essi siano e far loro ragione; ed è con somma compiacenza che riconosco questo vanto alla democrazia italiana, prima in Europa ad inalzarsi al disopra di un pregiudizio coevo alla umanità.
Si persuada la democrazia ch’essa avrà guadagnato la sua ultima battaglia quando avrà accettato fino all’ultima tutte le illazioni che scaturiscono da quei principii che sono la sua forza ed il suo prestigio.
Allora soltanto essa avrà proclamato la decadenza del passato, chiusa l’era della violenza e del privilegio, suggellata la storia delle teocrazie, delle dinastie, dei feudi e delle classi, e principiato finalmente la storia della umanità.
Proclamando il suffragio universale per voi soli, allargate il privilegio - proclamandolo con noi, lo abolite - soli combattete una scaramuccia - con noi guadagnate una giornata decisiva - rivendicando il voto per tutti voi fate un emendamento al presente - rivendicandolo per noi chiedete l’avvenire. Proclamando il cittadino ed il sovrano affermate implicitamente l’ilota ed il suddito - proclamando il diritto dell’uomo affermate l’eguaglianza - senza di noi siete un partito - con noi siete la famiglia, siete la nazione, siete l’umanità.