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XII XIV

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XIII. — «Amis, amis T., amato di buono cuore e di verace amore, salute a te manda Belicies la figliuola delo re Ferramonte. Sappie, amico, che dappoi ched io seppi la tua partenza, la quale tu hai fatta in lontana contrada, io sí rimasi con pianto e con dolore assai, da poi che tu da me t’ieri allungato. E considerando tuttavia di voi, e non trovava chi a me potesse dare neuno conforto dele mie pene. Onde sappie, amico, che, considerando dela mia morte, non sostenni dolore, ricordandomi sí come io potea morire di questa ispada, cola quale lo re ti volea fare tagliare la testa. Onde sappie ched io sí ti mando lo mio destriere e la mia bracchetta, la quale è la migliore e la piú bella che si possa trovare, perché tu la debie tenere per lo mio amore. E imperciò sappi ched io si sono morta con quella ispada cola quale dovei essere morto tue». E queste parole si contava la lettera, la quale venne a T.