La gente di spirito/Atto quarto/Scena prima
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Giuseppe Giacosa - La gente di spirito (1872)
Atto quarto - Scena seconda | ► |
Massimo seduto. Eulalia entra.
- Eulalia
- Ha mica veduti la mamma ed il papà?
- Massimo
- Non signora.
- Eulalia
- Dove siano? La mamma ieri sera era inquieta e al papà gli saliva la collera in viso.
- Massimo
- Non li ho veduti.
- Eulalia
- Be... (S'avvia e poi ritorna). Che cos'ha?
- Massimo
- Nulla.
- Eulalia
- Perché mi risponde con quel garbo? Così asciutto... Anche lei? E pare che ce l'abbia su con me... Che cosa è stato?
- Massimo
- Nulla, le dico.
- Eulalia
- A lei, che parla sempre di una volta, le dirò che una volta non mi avrebbe risposto a quel modo.
- Massimo
- Tanto fa... n'è vero? che ci spieghiamo a vicenda... lo vedevo arrivare questo momento... ho fatto ogni mio possibile per allontanarlo, ed è venuto. Era destino che fosse così.
- Eulalia
- Continui.
- Massimo
- Crede proprio di volermi bene lei, signorina Eulalia?
- Eulalia
- Quale domanda!
- Massimo
- E sempre le vie storte! Che non ci sia mezzo di dire un sì o un no, che sia schietto e preciso! Una volta... quando le avessi chiesto quello che le chiedo ora, e colla stessa voce, e colla stessa aria che non inganna, lei mi avrebbe preso per le due mani, avrebbe detto di sì, guardandomi negli occhi, e l'avrei creduta.
- Eulalia
- Gli è che non ammetto possibile un dubbio sul conto mio.
- Massimo
- Parole, belle parole, che si scrivono, ma che non valgono nulla. Le voglio togliere ogni scrupolo, voglio che possa essermi sincera, senza troppa paura di farmi del male... Una volta, il suo sì, o il suo no, avrebbero deciso di me... ora...
- Eulalia
- Ora?
- Massimo
- Sento che li aspetto più calmo.
- Eulalia
- È dunque inutile che le risponda, dacché non gliene fa nulla.
- Massimo
- Vorrei poterle ritornare tutta...
- Eulalia
- Non esiti, sia schietto, lei che lo predica... Tutta la sua stima, voleva dire?
- Massimo
- Sì.
- Eulalia
- Grazie. (S'allontana). Arrivederlo.
- Massimo
la trattiene per le mani.
- È finito? È proprio finito? non ha bisogno di chiedermi di più, non c'è nulla in lei che vinca il suo orgoglio, offeso dalle mie parole? Non c'è nulla che le dica che questo è un momento supremo, che da questo, colloquio noi due usciremo o stranieri e forse odiosi l'uno all'altro o... nulla che le dica di queste cose? nulla?... Segga lì, e parliamoci calmi e sinceri... come due vecchi amici... lo vuole? Senta, signorina Eulalia... lei non mi ha voluto bene!... mai... Non mi ha voluto bene!... Non me ne ha mai voluto come io lo intendo. La mia presenza le cagionò sempre altrettanto imbarazzo quanto piacere, me ne avvidi da un pezzo. A me non li avrebbe confidati mai certi infantili capricci... Non lo ha compreso, che dire ad un uomo che gli si vuol bene è lo stesso che dargli tutta se stessa, pensieri, aspirazioni, speranze, sogni, capricci, vanità; che il nascondergli un'idea, è un mancare alla fede promessa; non lo ha compreso! Non ha compreso che ogni dolcezza che non le venisse da lui, era una dolcezza che gli rubava, che non doveva oramai risentire altre gioie, altre speranze e altri orgogli che i suoi... che alla sua età si vuol bene così, e che io le volevo bene così... non lo ha compreso!
- Eulalia
- Perché mi parla sempre a quel modo?
- Massimo
- Me lo domanda il perché! Come va che tutti quei signori ardiscono con lei certe spigliatezze che non usano con nessun'altra? Come va che preferiscono star con lei, piuttosto che con tutte l'altre sue pari?
- Eulalia
- Lo so io?
- Massimo
- Sì che lo sa... perché lei ci si diverte a questo continuo esercizio di motteggi... ed essi pure...
- Eulalia
- La bella ragione!
- Massimo
- Non mi parli così alla leggera! Pare impossibile che con tanto spirito le difetti l'intelligenza dei momenti serii.
- Eulalia
- Ebbene, sì... mi piace ridere, amo lo scherzo, mi seduce la loro fosforescenza, ci metto un po' di vanità a mostrarmene capace... e con ciò?
- Massimo
- Ancor io l'amo l'allegria e la giovialità, e sono elementi indispensabili alla mia natura. Il riso è una delle più schiette affermazioni della vitalità. Rido o piango perché sono nella pienezza delle mie forze, perché ho l'anima aperta a tutte le sensazioni, e non lo nascondo, io, e non me ne vergogno. Ma l'allegria, la voglio buona, larga, giovevole, ma le risa intirizzite e gli scherzi rachitici di quei signori non sono indizio di allegria, ma di malo animo.
- Eulalia
- Ci vede tante cose lei là dentro?
- Massimo
- E ce ne vedo delle altre. Ci vedo che sono stati loro che l'hanno tolta a me, che hanno sviluppati in lei quei germi di debolezza, fino a farli quasi diventare... aridità.
- Eulalia
- Oh!
- Massimo
- Non si offenda, sa, de' miei rimproveri, valgono assai meglio che non le loro cortigianerie... Se sapesse come ho sofferto, prima di risolvermi a tenerle questo linguaggio, e quante volte me le ho ripetute a me, angosciato e disperante, queste parole, prima di dirle a lei. Finché ho potuto illudermi sul suo conto, finché ho potuto dirmi: «È leggerezza, la sua, essa subisce senza avvedersene il fascino di quelle appariscenze... in lei di guasto non v'ha che la superficie, ma il cuore è rimasto integro, sano e commovibile»...: finché ho potuto pensare così di lei, ho taciuto... confidavo in me, nel suo amore, nella sua giovinezza, nei miti istinti di donna, e mi dicevo che posta una volta sull'orlo di una vera cattiveria, il buono in lei avrebbe prevalso... Ebbene... m'ingannavo...
- Eulalia
- Oh!?
- Massimo
- La prova è venuta.. C'è un povero disgraziato che è preso di mira dalla facile malizia di quei signori... che generosità! Perché non si rivolsero mai su di me... i loro motteggi? Hanno paura di un uomo! Ebbene, c'è un corto di senno, uno di quei meschini timidi e inoffensivi che hanno coscienza della propria piccolezza, che non domandano che di star celati, ai quali un uomo di cuore sente il bisogno di stringere forte la mano per compensarli delle ingiustizie della natura... no... quello è il loro giocattolo... e lo malmenano, e lo torturano e gli fanno dar sangue dal cuore, e profanano gl'ideali che quell'abbandonato contempla adorando, e ne deridono i culti, e... e lei... una donna, si fa loro alleata e gli dà il colpo di grazia! Parlo del signor Matteo.
- Eulalia
sorridendo.
- Ah...
- Massimo
- Non sorrida... mi lasci pensare che se la sia rimproverata di già, la crudeltà di ieri sera. Me lo lasci pensare... per lei. Come la guardavo attento in quel momento! Ero sicuro che avrebbe afferrato con tutto l'animo il mezzo di strappare quel martoriato dalle branche di coloro... ne ero sicuro. Era tanto facile il farlo... e tanto buono! E poi... sentivo... che in quel momento... lei proferiva la sua sentenza e la mia... Perché non farlo?... Perché umiliarsi ad un trionfo tanto meschino?
- Eulalia
- Se sapesse come è noioso!
- Massimo
- Poveretta! È finito... Se le dicessi che le voglio bene ancora... mentirei... Sentirò il vuoto nell'animo, ma so che di noi due il più da compiangersi non sono io.
- Eulalia
- Le faccio grazia del suo compianto.
- Massimo
- Non è vero... sa.
- Eulalia
- È una schiettezza comoda, la sua.
- Massimo
- Risparmi il suo spirito con me... non lo capisco.