La faccenna de premura

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura La faccenna de premura Intestazione 19 dicembre 2024 75% Da definire

La bbotta der zor Pippo La povera mojje
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LA FACCENNA DE PREMURA.

     Sor Cremente, e cche nnova da ste parte? —
Vado cqui de premura in quer portone,
Dar curiale ch’assiste er mi’ padrone,
A pportajje a ffà vvede1 scerte carte. —

     Ciavéte2 avuto ggnente a l’astrazzione?3
No, pprese4 un terno in ner Libbro dell’Arte,5
Ché mm’inzoggnai6 san Pietro e Bbonaparte;
E ppoi me ne scordai com’un cojjone.

     E vvoi, sor Checco, avete vinto ggnente? —
Psé, sse spìzzica7 sempre quarche ccosa. —
Dio ve l’accreschi. — Grazzie, sor Cremente. —

     Bbe’? e nun pagate un c.... a li cristiani?8
Venite a bbeve9 un mezzo10 a Ppiazza Rosa. —
E ddar curiale? Ciannerò11 ddomani.

25 settembre 1835.

Note

  1. A portargli a vedere.
  2. Ci avete, avete.
  3. Estrazione de’ lotti.
  4. Presi.
  5. Libro delle sorti, de’ sogni.
  6. Mi sognai: sognai.
  7. [Si spilluzzica. E il proverbio: Chi spizzica, non diggiuna, corrisponde perfettamente al toscano: “Chi spilluzzica, non digiuna.„]
  8. [Ai conoscenti, agli amici.]
  9. Bere.
  10. [Mezzo boccale: poco più di un litro.]
  11. Ci anderò.