La donna di garbo/Lettera di dedica
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | La donna di garbo | L'autore a chi legge | ► |
A SUA ECCELLENZA
LA NOBIL DONNA
ANDRIANA DOLFIN
BONFADINI.
’
Io incominciai a godere del benignissimo favor vostro, sin d’allora che l’Eccellentissimo Signor Francesco Bonfadini, dignissimo vostro Sposo e mio clementissimo Benefattore, incominciava a dar saggi di sua virtù e del suo zelo per la patria nel nobile Reggimento di Chioggia, dove ho avuto l’onor2 di servire Sua Eccellenza per Coadiutore nella Cancelleria Criminale.
Questa per me fu l’Epoca fortunata, in cui feci il grande acquisto della protezion vostra, e dal generoso e grande animo vostro mi si conservo sempre eguale3. A Bergamo nel 1732, nel tempo che 'l medesimo Eccellentissimo Consorte vostro sosteneva con lode distinta la gravissima Pretura di quella illustre Città, fui fatto degno di goderne i generosi effetti in qualità di fortunatissimo Ospite; ne pago ancora l’animo vostro sempre benefico, favorendo il desiderio mio di girar il Mondo, mi accompagnaste Voi stessa con raccomandazione al Veneto Residente in Milano, onde fu merito del pregevolissimo vostro favore la fortuna che ho incontrata nel servir colà S. E. il Signor Orazio Bertolini, oggi elevato alla dignità luminosa di Cancellier Grande della Serenissima Repubblica4 il quale in grazia vostra mi accolse, e mi onorò del titolo di suo Segretario. Finalmente ritornato alla Patria con animo deliberato di costantemente in essa fermarmi, ecco di nuovo fo uso dell’insigne mia fortuna, col nuovamente ricorrere sotto il manto dell’autorevole patrocinio vostro, di cui in ogni tempo mi son fatto gloria distinta.
Ed infatti la protezione sublime di così Illustre Dama, quale Voi siete, adorna di tutte le più belle virtù, di animo dolce, di tratto cortese, di generosità senza pari; ricca senza superbia, grande senza fasto, virtuosa senza ostentazione; cose tutte che vagliono molto più di quelle magnifiche glorie, che dir potrei de’ Nobilissimi Maggiori vostri, perchè pregi tutti dal solo merito vostro in Voi derivati: tale protezion, dico, potrebbe a ragione rendermi soverchiamente superbo, se non comprendessi abbastanza che un tanto favore non viene in me da verun preventivo merito mio, ma è solamente un gratuito, spontaneo e generoso dono del clementissimo animo vostro.
Ora però sembrami opportuno il tempo di render pubblici al Mondo, a gloria vostra e mia consolazione, tanti insigni benefizj dalla benignissima grazia vostra ricevuti5, col porre in fronte ad una mia Opera6 il riveritissimo nome di V. E. Ecco dunque che sotto così rispettabili, e per me sempre felicissimi auspicj, io dono al pubblico la mia7 Commedia della DONNA DI GARBO8.
Accogliete, Nobilissima Dama, col solito favore di vostra benignissima grazia queste povere mie fatiche, e donatemi la consolazione dì poter sperare, che da Voi saranno qualche fiata lette con quello stesso favore, con cui le avete tante volte udite rappresentare, e donerete ad esse quel medesimo compatimento, col quale vi siete degnata per tanto tempo di riguardare il loro umilissimo Autore, il quale nuli’altro più desidera, che l’onore di sempre più confermarsi
Di V. E.
Umiliss. Devotiss. ed Obbligatiss. Serv. |
- ↑ Diceva l’ed. Bettinelli: nell’uscire per la prima volta ecc.
- ↑ Edd. Bettinelli e Paparini: ho io riportato il grande onor ecc.
- ↑ Così le edd. Bettinelli e Paperini: Questa per me fu l’Epoca fortunata, in cui feci il grande acquisto della graziosa Protezion vostra, la quale, ancorchè a motivo delle mie varie vicende, per qualche tempo non esercitata si sia rimasta, pure dal generoso e grande animo vostro mi si conservò sempre eguale, a segno che dopo lunghi errori gittata in Bergamo nel 1732, nel tempo ecc.
- ↑ Basti qui ricordare che questa lettera fu scritta e stampata l’anno 1750; e che Orazio Bartolini (1690-1765) celebrò l’ingresso di Cancellier Grande a’ 28 nov. 1746.
- ↑ Bettin. e Paper.: e ciò, non polendolo in altro modo, ecc.
- ↑ Bettin.: della mia prima Opera ecc.
- ↑ Bettin. aggiunge: prima.
- ↑ Segue nelle edd. Bettinelli e Raperini: dal qual umilissimo atto del mio dovere verso di Voi, spero altresì di riportar io stesso un nuovo vantaggio; cioè, che il venerabile nome di V. E., di cui rendo fregiata la mia Commedia, abbia a por freno alla lingua di qualche indiscreto Aristarco, e vaglia a operare su questa povera mia fatica niente meno di quello che operar suole sull'erbe e sulle piante il luminoso pianeta, da cui traggon esse e vita e bellezza.