La commare accipùta

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti caudati letteratura La commare accipùta Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

In vino veribus La donna filisce
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

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LA COMMARE ACCIPÙTA1

     Che, ha mmaggnato l’agresta,2 eh sora Peppa,3
Che mme sta ccusì ascida e mm’allappa?4
Quant’è ggrazziosa sta commar Giuseppa!
Propio, per dio, nun ce la pò una zappa.

     Bbellezza mia, chi la tira la strappa,5
E ppò ffinì la storia co’ una sleppa.6
Data che ppoi ve l’ho, mmadama schiappa,7
Abbozzate8 e mmettetesce una zeppa.9

     Vatte a ffà spellecchià,10 vva’ a ggiucà a llippa:11
Va’, vvatte a ccerca chi tte porti in groppa,12
Bbrutta stampa de mmaschere da pippa.

     Dico a tté, mmarcia, alò,13 trotta, galoppa;
O tte fo er chiavicone de la trippa
Come la scamisciata14 de Falloppa.

19 aprile 1835

Note

  1. Accipigliata.
  2. [Uva immatura, Agresto, in Toscana.]
  3. [giuseppa.]
  4. Allappare: aver sapore lazzo.
  5. [Proverbio.]
  6. Sgrugno, cazzotto, o qualunque altro colpo che si faccia altrui toccare.
  7. Persona da nulla.
  8. “Tacete:„ ciò che i Francesi direbbero endurez.
  9. Rimediateci se potete.
  10. Vatti a fare scorticare.
  11. Il giuoco della lippa è esercizio di niuno ingegno. [Si mette in terra un pezzetto di legno cilindrico assottigliato alle estremità come un piuolo; si batte con un bastone sull’un de’ capi, e, mentre rimbalza, si ribatte a volo per mandarlo più lontano. Chi lo spinge a maggior distanza, o chi con meno colpi gli fa percorrere un determinato numero di lunghezze, che si misurano con lo stesso bastone, è dichiarato vincitore. E il perditore deve per penitenza portarlo a cavacecio, cioè a cavalluccio, o ricever da lui un certo numero di tuzzi, cioè di forti colpi, dati sulle spalle prima con la punta delle dita e poi immediatamente col polso. Il pezzetto di legno appuntato si chiamava lippa, ora invece si chiama nizza: quindi prima si diceva giucà a llippa, e ora a nnizza, o a ttirillò. Ma nel senso metaforico, vivono tuttavia le frasi: va’ a ggiucà a llippa, va’ a llippa, ecc. — Secondo il Pitrè (Op. cit., pag. 151-54), nel quale possono vedersi le varianti e i riscontri del gioco in altre parti d’Italia, a Firenze si chiama arè busè, nome che manca anche al Giorgini- Broglio e al Rigutini-Fanfani; a Siena giromuso-fuso; in Colle di Val d’Elsa ghinè; in altri luoghi di Toscana lippa e mazzascudo.]
  12. Chi ti lusinghi.
  13. [Dal franc. allons.]
  14. Gala di camicia.