La carità de li preti
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
LA CARITÀ DE LI PRETI.
No dde Campo-Carlèo:1 cuell’è, ssorella,2
Parrocchia der curato Spadolino.3
Io vorzi dì Ssan-Lorenzo-in-lucino,4
Dov’è ccurato er padre Carbonella.5
Ebbè, mme perzi puro una sciafrèlla6
Pe’ ccurre a bbussà ppresto ar finestrino,7
Cuanno a cquella bbon’anima de Nino8
Jer notte je pijjò la raganella.9
Tre ora a ffila j’averò bbussato!
M’arisponnessi tu, che llì nun c’eri?
Accusì m’arispose er zor curato.
E ppoi ridenno me sce disse jjeri,
Ch’er zomaro ch’er giorno ha ffaticato
La notte vò ddormì ssenza penzieri.
10 novembre 1831.
Note
- ↑ Santa Maria in Campo-Carlèo, al Foro Traiano.
- ↑ [Amica, cara mia, ecc.]
- ↑ Soprannome di quel curato. È da sapersi che il nominato Spatolino fu un famoso masnadiero, fucilato sotto l’ultima dominazione francese.
- ↑ S. Lorenzo in Lucina, chiesa presso il Corso.
- ↑ Soprannome di quel parroco.
- ↑ Ciabatta.
- ↑ Quel parroco tiene ufficio a pianterreno, al solito, e questo ha una finestrina di molto facile accesso.
- ↑ [Il marito. V. la nota 4 del sonetto: Er conto ecc., 24 nov. 31.]
- ↑ Suono che rende la gola degli agonizzanti. [Rantolo. — Del resto, ha in romanesco tutti gli altri significati che ha in toscano.]