La caccia provìbbita
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1844
LA CACCIA PROVÌBBITA.
Ma tte possi ingozzà mmille detali
De seme1 staggionato de dolori!,
Le lègge chi le fa? li monziggnori.
Le lègge chi le fa? li cardinali.
Che spesce2 dunque de li mi’ stivali,
Si er banno su la caccia è usscito fòri
Quanno ggià sti futtuti cacciatori
Avéveno spariti3 l’animali?
L’antro mese sc’è stato concistoro:4
Li cardinali novi in conzeguenza
Doveveno penzà a li casi loro.
Senza un spiduccio5 d’uscelletti, senza
Quer po’ de svojjatura6 e dde ristoro,
Se poteva fà un pranzo da Eminenza?
4 marzo 1844.
Note
- ↑ [Presa la metafora dal seme dei bachi, che si contratava, e in alcuni luoghi si contratta tuttora, a ditali.]
- ↑ [Specie, mataviglia.]
- ↑ [Sterminati affatto.]
- ↑ [Il concistoro ci fu il 25 gennaio, e v’ebbero il cappello il Gizzi, il Cagiano de Azevedo e il Clarelli Paracciani. Ma del bando sulla caccia non m’è riuscito di trovar notizia.]
- ↑ [Da spido, spiede.]
- ↑ [Svogliatura, si dice per lo più di bocconi prelibati, con cui si appagano le voglie, specialmente delle donne incinte.]