Una Scimmia ed un Gatto, Bernarda e Topolone,
vivean d’accordo in casa d’un unico padrone,
amici intorno a un piatto.
La Scimmia era pel Gatto e questo per lei fatto,
entrambi sprezzatori degli uomini e che fanno
consistere l’ingegno nel macchinar del danno.
Se alcun del vicinato
vedevasi rubato,
era Bernarda od era quel Topolon maliardo,
che più che ai topi l’occhio fisso tenea sul lardo.
Un giorno innanzi al foco stavano i due che ho detto,
intanto che cocevano certe castagne grosse:
e intanto che cocevano, pensavano un colpetto
se mai possibil fosse
di rosicchiarle... Il caso davver era attraente
di unire al lor vantaggio il danno della gente.
A Topolon Bernarda disse: - Fratel, bisogna
che tu faccia un bel colpo quest’oggi. È una vergogna
non assaggiar sì belle castagne e t’assicuro
che se a pigliar castagne io fossi nata, giuro,
che le farei saltare -.
Non se lo fe’ ripetere il ladro suo compare
e colla zampa un poco
la cenere dal foco
rimossa, allunga l’unghie con arte delicata,
ed una e due ne tira, poi tre castagne in fretta,
che Bernarda rosicchia senz’essergli obbligata.
Ma sul più bello, zitto! arriva una servetta,
si scappa e Topolone
pare che non trovasse troppa consolazione.
Più grande non la provano quei piccoli signori,
che per smania d’onori
vanno a mangiarsi il fegato nelle province, e il Re
tien tutto il buon per sé.