La Casa Montecuccoli: origini e grandezza

Adolfo Franchini

1897 Saggi La Casa Montecuccoli: origini e grandezza Intestazione 12 giugno 2009 25% Saggi


Adolfo Franchini La Casa Montecuccoli: origini e grandezza Il Montanaro, anno IV, nn. 21, 22, 23, 24; anno V, n. 1, luglio-settembre 1897 (ristampa anastatica a cura dell’Accademia Scientifica Letteraria Artistica del Frignano Lo Scoltenna, 1984).



Parlare come si conviene di questa illustre ed antichissima famiglia che per tanti secoli produsse uomini insigni nell’arte della guerra, nella diplomazia, nelle lettere; che godé onori e privilegi sovrani estendendo il suo dominio su gran parte del Frignano, non è nostro compito, né lo spazio di questo modesto periodico riservato alle cose storiche lo consentirebbe. Nessuno sin qui, per quanto conosciamo rivolse la cura nel raccogliere e presentare come in un sol quadro, la copiosa progenie dei Montecuccoli, tentando di ricercarne l’origine, rilevarne i personaggi principali, narrare le gesta che li resero chiari. Molti è vero, magnificarono le gesta del gran capitano Raimondo, l’astro maggiore della famiglia, ma non accennarono che di volo agli avi suoi, l’esempio dei quali, per la nobiltà delle azioni e l’elevatezza dell’ingegno, per la rinomanza delle imprese compiute, fu certamente sprone al nipote per intraprendere il cammino della gloria. Pregevoli monografie leggonsi negli Atti della Deputazione di Storia Patria Modenese del compianto Marchese Campori (che il culto della Storia Frignanese avea caro) su alcuni personaggi della Casa Montecuccoli, ed è veramente lavoro insigne quello sul Generale Raimondo, ma pochi le possiedono od hanno agio di consultarle, e la maggior parte poi ne ignorano l’esistenza.

Anche il Tiraboschi nel suo Archivio Storico colla solita paziente cura d’indagini penetra nel labirinto genealogico di questa famiglia, ne descrive la nobiltà, le azioni, la potenza; ma il suo lavoro non interessa che indirettamente i Montecuccoli, abbracciando le vicende delle due Provincie unite per ragioni di Governo. Non potrebbe dirsi altrettanto del lavoro postumo del Campori, destinato esclusivamente al Frignano, se morte non avesse troppo presto rapito il dotto scrittore, impedendogli di far mostra di quel profondo acume storico che ammirasi nei commenti agli Statuti Modenesi ed in altri lavori. Dopo ciò ci lusinghiamo che tornerà gradito ai lettori il nostro tentativo. Il quale consisterà in uno schema più o meno perfetto, fatto con spigolature di fonte autorevole, e sarà, speriamo un incitamento a lavorare per chi ha onorato il nostro Paese.

Della famiglia Montecuccoli scrissero in ogni secolo, per celebrarne la grandezza, e storici e poeti. E’ comunemente chiamata famiglia nobilissima et antica, che può gareggiare colle primarie d’Italia e d’Europa, chiara poderosa per illustri gesta militari, per vastità di domini, per privilegi et honori senza aver bisogno di ricorrere all’impostura per mettere in luce le sue glorie.

Dei Montecuccoli può dirsi con Dante che in loro la virtù scendeva per li rami. Leggasi come un poeta del 1600 lodava la grandezza di questa Casa nel seguente sonetto:


O d’un sangue famoso inclita vena
Che bei tant’anni l’itale contrade
Coi torrenti di gloria e a questa etade
Scorri il straniero suol con sì gran piena.

O gran Casa d’eroi, non hanno appena
Si remoto canton le Tracie strade,
Che non tema il fulgor delle tue spade
E non paventi al piè ferrea catena.

Chi di te più felice, e quale arrivi
A tal segno di gloria, il tempo edace
Non fia mai che di te l’Ausonia privi

Seme di semidei troppo feroce
Chi di palma si adorna e chi d’ulivi,
Chi regna in guerra e chi trionfa in pace .

Sulla origini di questa famiglia nessuna memoria si è sin qui rinvenuta. Il saccheggio dato dai Francesi nel 1799 al castello di Montecuccolo, disperse l’Archivio che ivi si conservava ricco di preziosi documenti, dai quali lo studioso avrebbe tratto utili cognizioni per riempire lacune nelle vicende di questa famiglia.

Aggiungasi ancora la poca cura che dagli storici o biografi di quei tempi si aveva nel ricercare documenti, raccogliere tradizioni illustrare monumenti senza visitare i luoghi a danno della verità storica.

Perciò gli storici e cronisti di questa famiglia, si sono trovati discordi nell’accennare all’origine, e premurosi di chiamare l’attenzione dei lettori specialmente sulle gesta del Generale Raimondo, hanno trascurato poi di fare almeno qualche induzione, di tentarne qualche studio che gettasse un po’ di luce sulla provenienza dei suoi maggiori.

V’ha dunque chi crede questa famiglia originaria dal Modenese e chi la ritiene proveniente dall’Allemagna, opinione questa che il Tiraboschi, quasi sdegnato dichiara favolosa. Quanto alla prima opinione, che cioè la Famiglia Montecuccoli abbia tratto origine dal Modenese – opinione o supposizione che per noi maggiormente si avvicina al vero – esponiamo al giudizio dei lettori le seguenti considerazioni dedotte dalla storia dei tempi ed appoggiate a notizie di cronache inedite che si conservano nei nostri Archivi.

Senza pretendere di voler gettare luce su di un punto tanto oscuro, abbiamo però motivo di credere che alla famiglia Montecuccoli (che più tardi assunse questo cognome) toccasse la sorte di tante altre nel calamitoso periodo delle irruzioni degli Ungari in Italia i quali si spinsero fin sotto Nonantola – anni di C. 899, 906 e 920.

Come è opinione di altri ricercatori di memorie storiche, forse questa famiglia allora dimorava in Modena od in altra località vicina e per salvarsi fu costretta a cercare un rifugio sulla cima di un monte fra turrite mura acquistando nel periodo del Feudalesimo quella potenza dominatrice che nei successivi secoli aumentò sempre e la rese chiara e temuta.

Nel 961 poi al sorgere del Governo a Comune, la famiglia Montecuccoli che costituiva la nobiltà del Contado, avrà potuto venire ad accordi col popolo, salvare in parte gli acquistati privilegi, ed essere ammessa alla cittadinanza conservando il prestigio e l’autorità del Feudalesimo. Infatti è noto per lo storie del Medio Evo che alcuni Feudatari serbarono nei gioghi delle Alpi e degli Appennini, la loro potenza e formarono quella nobiltà castellana che tenne vivo nei comuni lo spirito guerriero proprio di quell’età: la quale produsse il maggior numero di quei condottieri, potestà e Capitani del Popolo che tanta parte prender dovevano nelle contese interminabili dei Comuni Italiani e riuscire così funesti alle Istituzioni Municipali . E della dignità di Capitani del Popolo furono investiti i Signori di Montecuccolo come ne fanno fede le diverse cronache del Frignano e di Modena.

La istituzione di questa nuova sorta di nobiltà devesi al grande Imperatore e Re d’Italia Ottone quando nel 962 venuto a farsi incoronare a Roma procedé all’ordinamento di questo Regno, e l’unica memoria di questa dignità, perciò che interessa il Frignano, vien data da una cronaca della Biblioteca Estense con queste parole “la prima memoria dei Capitani del Frignano si ha in uno istrumento di piccol foglio ritrovato nella Rocca di Sestola colla data del MCXIV Indizione 9”.

Ora non è a supporsi che questa notizia possa essere immaginaria, e rilevandone il senso dobbiamo dedurne la certezza che precisamente dalla calata di Ottone vigesse la istituzione nel nostro Frignano come in altre parti d’Italia e che ne fossero tosto insigniti i Signori di Montecuccolo, già potenti come lo furono in seguito secondo i documenti che possediamo. Altra cronaca della Biblioteca Estense e notizie di biografi ci rassicurano su questo punto, poiché sappiamo che nella seconda metà del decimo secolo, i Signori di Montecuccolo, investiti della dignità di Capitani, avevano la giurisdizione temporale della Badia di Frassinoro. Il Tiraboschi poi in documento dell’Archivio Capitolare portante la data del 1027 dice che si ha allora menzione per la prima volta della località di Montecuccolo e noi dobbiamo credere che in questa posizione inespugnabile, opportunamente scelta e per difesa e per meglio esercitare dispotiche signorie, prendessero dimora per la prima volta e vi si stabilissero i signori di Montecuccolo allorché lasciarono la città fuggendo dall’orde barbariche, erigendo su questo eccelso colle il Castello che ammiriamo crollante anche oggidì, ed assumendo poi nel periodo della Cavalleria, il cognome del luogo che li raccolse raminghi.

Sulla seconda supposizione – che cioè la famiglia Montecuccoli abbia tratto origine dall’Allemagna, stabilendosi nel Frignano durante il periodo dei Comuni e forse nel momento storico della dominazione della Casa di Sassonia – si sono pronunziati varii storici e cronisti, ma in modo vago, trascurato raccogliendo la tradizione in voga, non appurando ad alcuna fonte più o meno autorevole. Fra questi, troviamo il Panini Storico di Modena, il quale nel suo lavoro sulle famiglie illustri Modenesi, senza curarsi di fare indagini, afferma che Gasparo Sardi nelle sue istorie di Ferrara facendo mentione di loro (dei Montecuccoli) dice la famiglia Montecuccoli nel Frignano era a Capo dei Ghibellini per essere venuta, come si crede, da Alemagna et lasciatavi da Enrico II Imperatore. Anche una cronaca di un discendente della famiglia, posseduta dalla Biblioteca Estense registra questa vaga credenza, senza accennare ad alcun fatto speciale o documento che potesse in qualche modo avvalorarla. Il Gigli, pure che vide sì bene addentro alle cose Frignanesi coi suoi pregievoli lavori, riporta questa credenza e quasi se ne dichiara partigiano nell’opera sugli illustri Frignanesi. Infatti parlando egli della località di Montecuccolo come punto inacessibile e centrale dal quale dominasi gran parte del Frignano, dichiara che i Montecuccoli lo prescelsero tra tanti altri più ameni, allorché di Germania venuti, per stabilirvi permanente la loro sede sino dell’anno 1394 justa Gio. Solino nella sua Cronaca. Altri cronisti pure che non occorre nominare, si mostrano propensi a questa opinione, eliminando, al pari degli altri, ogni argomento che possa illuminare lo studioso ed additargli una via per tentare indagini o congetture su una parte tanto oscura della famiglia. Anche la tradizione infine che corre nelle popolazioni, sembra accogliere questa idea pel fatto, a tutti noto, che i Montecuccoli, nel Frignano, furono sempre alla testa del partito Ghibellino o dell’Impero. Lo ripetiamo; non oseremo impugnare questa credenza ammessa quasi dalla generalità degli scrittori, non essendo neppure a noi stato possibile il rinvenire memorie che facessero un po’ di luce. Ci permetteremo solo di rettificare alcune date ed asserzioni degli Storici accennati al solo scopo di accrescere valore alla supposizione alla quale noi propendiamo, supposizione che crediamo debba essere preferita all’altra.

Quanto all’opinione del Panini – del resto non sua ma dello storico Gasparo Sardi ch’egli cita per autorità – riferendoci alla storia dei tempi, sappiamo che ad Enrico II sceso in Italia nel periodo del 1002 al 1004 non devesi l’opera del riordinamento di questo Regno; la sua chiamata in Italia e la incoronazione a Pavia avvennero per istigazione dei Vescovi i quali, minacciati nella loro autorità temporale, volevano detronizzare il fiero Marchese d’Ivrea; Arduino eletto Re dai Signori Italiani. Enrico, distratto dalle imprese guerresche, si occupò solo di alcune riforme atte a meglio assicurare in Italia il dominio della sua Casa. Ma chi ebbe cura del buon andamento del Regno, e le storie ne registrano il nome con lode, fu Ottone I allorché calato in Italia nel 962, per assicurarsene meglio il possesso, istituiva nuovi feudi fra i quali la contea di Modena passata poi alla Casa d’Este, non che molti titoli di nobiltà, molte dignità fra cui, come abbiamo veduto, quella di Capitano equivalente a Marchese o Conte, conferita ai Signori di Montecuccolo. Da questa esposizione appare essere maggiormente probabile che questa famiglia esistesse fino dai tempi di Ottone ed in posizione forte per essere tenuta in considerazione dal Sovrano ed elevata a più alta autorità. E questa posizione forte, questo ascendente sulle popolazioni per quanto oscuri fossero i tempi, non si acquistano sì presto; i Montecuccoli dell’Imperatore Ottone non lo seguivano, già (come vorrebbe farsi credere) per essere destinati a governar la provincia, ma dimoravano da molto tempo nel Frignano e la loro potenza trae origine dal feudalismo, come abbiamo detto nel precedente articolo. Anche nelle varie biografie del generale Raimondo, a conferma della supposizione da noi accarezzata, leggiamo che da oltre sei secoli la famiglia sua era chiara e poderosa nel Frignano. Lo fa intravedere pure il Tiraboschi là ove dice che i Montecuccoli solo dopo la metà del XII secolo cominciarono ad aver relazione con Modena vivendo nei loro castelli lontani dalla Città. In quest’ultima frase appare evidente la potenza dominatrice dei Montecuccoli e rilevasi l’intenzione nello scrittore di far conoscere fin da quel tempo l’antichità di questa famiglia. Lo stesso Tiraboschi poi in altro punto quasi mostrandosi persuaso, dopo l’esame di un albero genealogico, conclude così: li ascendenti si fanno rimontare, ma senza prove al principio del IX secolo.

Taceremo dell’opinione trovata nella cronaca Montecuccoli essendo in tutto somigliante a quella espressa dal Panini.

Passando all’opinione del Gigli Frignanese ci duole dover dire che questo colto scrittore è incorso in grave errore citando la cronaca del Solino nella quale si dice che i Montecuccoli stabilirono la loro sede nel Frignano nel 1394. Molti fatti potremmo addurre per dimostrare la erroneità di questa asserzione. Quasi tutti i cronisti e gli storici sono concordi nel narrare che nell’anno 1173 i Montecuccoli che già tenerono gran parte delle Castella del Frignano stipularono un atto di alleanza colla Città di Modena precisamente nel periodo della Lega Lombarda contro l’Imperatore Federico I. Risulta ancora, secondo il Tiraboschi, che anteriormente cioè fin dal 1170 un tal Gherardo da Montecuccolo si collegò ai Montevegliesi a danno dei Modenesi, ed in cronaca anonima nella biblioteca Estense leggesi che i Capitani del Frignano, nel 1156 prestarono giuramento di fedeltà ai Modenesi.

Un avvenimento degno di nota che onorò i Montecuccoli e ne accrebbe la potenza ed il prestigio registrasi nel 1369. L’imperatore Carlo IV diretto a Roma, fu ospite dei Montecuccoli a Montefiorino ove trattenesi tre giorni, elargendo privilegi, conferme d’investitura e concedendo loro la facoltà d’inquartare l’aquila imperiale nello stemma del Casato. Con questi fatti a noi sembra di aver provato, in opposizione a quanto ha scritto il Gigli che da epoca molto più remota i Montecuccoli avevano dominio nel Frignano, e la loro Signoria, dice un Cronista nel 1350 si estendeva dal Bolognese al Reggiano in un perimetro di oltre 60 rocche. Passando ora ad esporre il nostro pensiero sull’ultima delle opinioni accennate, divenuta poi tradizionale, che cioè i Montecuccoli provengono dall’Allemagna perché capitanavano nel Frignano il partito ghibellino, alleato all’Impero noi confermiamo quell’alleanza, quest’alto protettorato, ma non ci affidiamo al fatto che i Montecuccoli fossero investiti dell’autorità di governanti sol perché erano stranieri. E che questa autorità ricevessero dall’Impero e tenessero nella Provincia del Frignano, lo leggiamo pure nella Cronaca Monticelli che conservasi nella Biblioteca Estense, ove rilevasi ancora che i Montecuccoli nel periodo fatale delle fazioni si mantennero fedeli all’Impero per dovere di vassallaggio, per sentimento di gratitudine ed infine per l’ambizione di non perdere l’acquistato dominio, ambizione che li costringeva a tenersi dalla parte del più forte specialmente in tempi tanto torbidi. Ora noi osserviamo; a chi potevasi affidare tale autorità, tale regia potestà se non a persone che godessero stima, riputazione, ed imponessero soggezione? Come potevano i Frignanesi piegare sì facilmente il capo a gente sconosciuta, venuta da lontane regioni, differente di lingua, di costumi? Come potevano questi stranieri esercitare efficacemente l’autorità loro affidata, ignari come erano delle condizioni, del carattere delle nostre popolazioni? Non è noto infine che i Montecuccoli prestassero soccorsi d’armi quando maggiormente infieriva la lotta fra la Chiesa e l’Impero.

I nomi quindi di Guelfo e di Ghibellini non servivano nel Frignano che a designare i partiti in lotta come in altre parti d’Italia cessata la guerra fra l’Impero e la Chiesa. Nel periodo delle fazioni che desolarono il Frignano, i Comuni guerreggianti si dividevano in Guelfi e Ghibellini, e come dice il Cantù offrivano con ciò occasione a qualche signore di erigersi a tiranno; citasi ad esempio Obizzo da Montegarullo che trascinò alla ribellione molti Comuni per ristabilire l’antica Signoria. Il partito Guelfo era rappresentato dai Montegarullo, il Ghibellino dai Montecuccoli desiderosi di pace, giustizia ed unità: onde Guelfi e Ghibellini i Comuni che parteggiavano o per gli uni o per gli altri. E’ quindi evidente che più per queste lotte che perdurarono tanto nel Frignano e che gli Estensi reprimevano a stento, che per la parte che ebbero i Montecuccoli nelle vicende dell’Impero, si mantenne a questi ultimi nel Frignano la nomea di Ghibellini; ma non già, come si vorrebbe far credere, per esser venuti dall’Allemagna ed essere stati per lungo tempo alla dipendenza dell’Impero.

Come abbiamo detto in principio, lasciamo al lettore il giudizio sui nostri apprezzamenti. Dopo le esposte considerazioni passeremo alla parte più importante del nostro lavoro su questa cospicua famiglia, cioè alla enumerazione, per ordine cronologico, dei personaggi da noi conosciuti che ne seppero mantenere alto ed onorato il nome, crescendo lustro e decoro alla patria.

Diciamo da noi conosciuti perché la progenie dei Montecuccoli, nel volger dei secoli, si spartì in tanti rami e talmente propagossi, da rendere difficile, se non impossibile, la formazione di un albero genealogico che tutta la comprenda e ne precisi l’ordine di successione e la estensione. Vari tentativi volle fare in questo senso l’infaticabile Tiraboschi, ma tornarono infruttuosi atteso alla grande antichità che non lasciava speranza di rinvenire documenti con dati sicuri od anche ipotetici.

Ci limiteremo quindi a delineare un quadro dei personaggi maggiormente noti con accenno alle imprese compiute, curando per quanto ci sarà possibile, l’ordine cronologico, compito questo non facile per chi deve penetrare nell’intricata matassa genealogica di questa famiglia. La maggioranza degli storici e cronisti è concorde nel registrare che la famiglia Montecuccoli cominciò ad aver relazione col Comune di Modena dopo la metà del Secolo XII vivendo allora nei suoi castelli lontani dalla città. Prima di quest’epoca, secondo l’autorità del Tiraboschi, i Montecuccoli si riconoscevano col solo nome di Frignano per la giurisdizione che in non piccola parte della Provincia avevano. Il primo personaggio che appare sulla scena e che appartiene sicuramente a questa famiglia (secolo undecimo) è un tal Gherardino o Gherardo da Montecuccolo, il quale nell’anno 1170 collegossi ai Montevegliesi a danno dei Modenesi, stringendo poi poco dopo alleanza con questi ultimi ed assumendo la cittadinanza. Fu celebre condottiero di numerosa gente assoldata nelle sue terre ed ebbe guerre con possenti Principi e Repubbliche: è lo stipite comune dei Montecuccoli.

Sull’origine dei maggiori di Gherardino regna grande oscurità, e ciò che si conosce, è, a giudizio dell’Albinelli e del Tiraboschi, favoloso, incerto. Questo Gherardino o Gherardo figura in diversi alberi genealogici or figlio or nipote di Matteo detto da Frignano appellativo questo, che come si è visto per altre famiglie, veniva assunto dalla Provincia ove si prendeva dimora. Secondo la tradizione, questo Matteo da Frignano aveva un fratello di nome Nereo col quale venne ad una divisione di beni nell’anno 1110. Il primo avrebbe innalzato il Castello di Montecuccolo, il secondo quello di Montegarullo, dando origine alla nobile e potente famiglia di questo nome che tanta parte ebbe nelle Rivoluzioni del Frignano. Avolo poi di Gherardino, secondo il Tiraboschi non è improbabile sia stato un tal Gherardus de Fregnano che l’anno 1080 intervenne ad una donazione fatta al Monastero di S. Prospero da Agelburga vedova di Gherardo figlio di Frogerio, supposizioni tutte che non essendo confortate da alcuna prova debbono ritenersi molto dubbie. Il nostro primo personaggio Gherardino ebbe un figlio di nome Alberto che divenne uomo di alto affare perché insieme coll’Imperatore e Re Arrigo, col Vescovo di Reggio è nominato tra i personaggi contro i quali Rataldo non poteva rivolgere le armi, come rilevasi dal Tiraboschi. Dopo Alberto nessun altro personaggio apparisce nell’undicesimo secolo. Nel dodicesimo secolo invece quando i Nobili di Montecuccolo impetrarono da Ottone IV un diploma per essere investiti di vari Castelli, fra cui di quello di Montecuccolo, sorge un Guidinello valoroso Guerriero il quale nell’anno 1268 fu Capitano dei Sanesi e fu nel Frignano uno dei principali sostenitori del partito Ghibellino. E’ noto anche per aver occupato, in momenti di agitazioni, la terra del Contado di Gombola e della Abazia di Frassinoro.

Nel successivo secolo (1300) la famiglia Montecuccoli si era già molto estesa e cresceva in grandezza e dominio. Annoveravansi infatti non pochi nomi, fra quali citeremo Corsino, Baldassare, Guglielmo, personaggi di gran valore ricordati specialmente per aver ospitato nel 1369 nel Castello di Montefiorino ridotto a fortezza da Guglielmo, l’Imperatore Carlo IV di passaggio, dal quale ottennero elargizioni di privilegi, conferme di investiture e le insegne, a pochi concesse, di cavalieri.

Corsino ebbe un figlio di nome Lanzalotto celebre guerriero anch’esso, ricordato nelle storie per essersi unito con 20 castella al Comune di Bologna in odio al Marchese di Ferrara e per essere poi ritornato alla obbedienza di questi, ottenendo la restituzione, mediante la interposizione del Doge di Genova, della Repubblica Fiorentina e del Gran Maestro di Rodi, delle terre perdute.

In quest’epoca annoversansi pure, secondo il Gigli, un Bartolomeo Montecuccoli Capitano e condottiero d’armati del Signor di Mantova, poi degli Estensi Marchesi di Ferrara e per ultimo capitano di lancia pei Bolognesi – un Guglielmino Capo principale del Frignano, noto specialmente per avere rappresentato il proprio paese nella pace stabilitasi in Garfagnana nel 1333 tra il Re di Boemia e Roberto Re di Sicilia – un Guidinello 2° celebre condottiero de’ Ghibellini nel 1317 e Connestabile de’ Bolognesi nel 1323 – un altro Guidinello Capo dei Ghibellini nel Frignano nel 1323, Maresciallo in Lombardia di Giovanni Lucenburg di Boemia nel 1333. Sotto la esperimentata di lui condotta, dice il Gigli, le truppe Frignanesi andando nel 1322 incontro a Saltino all’esercito Modenese che se ne veniva a debellare il Frignano, lo ruppero e lo sconfissero con tale strage che restò prigioniero persino anche Manfredo o Manfredini da Gorzano Capitano Generale dei Modenesi. Vissero pure in questo secolo un Baldassare Montecuccoli Maestro Generale dell’ordine Gerosolomitano in Provincia di Lombardia nel 1302 – un Guglielmino Capitano valoroso collegato coi Gonzaga Signori di Mantova e di grande ajuto ad Obizzo d’Este allorché ricuperò il Modenese – un altro Corsino Capitano di lancia dei Bolognesi, condottiero d’armati contro il Visconti del 1361 – un altro Lanzalotto Capitano di lancia dei Bolognesi, condottiere di Cavalleria pei Fiorentini nel 1380, ambasciatore dei medesimi per la pace col Marchese Nicolò d’Este. Annegossi disgraziatamente nel 1394 passando il fiume Panaro gonfio d’acque.

Alla fine di questo secolo la famiglia Montecuccoli era divisa in tre rami. 1°. Corsino e Matteo che si estinse nel 1408. 2°. Corsino detto anche Frignano. 3°. Baldassare del fu Guglielmo e la Signoria della Casa si estendeva dal Bolognese al Reggiano. Passando al 1400 pochi, a nostra cognizione, sono i discendenti di questa famiglia che si resero chiari o per imprese guerresche o per missioni auliche da meritare che il loro nome fosse tramandato alla posterità. In questa epoca fatale per la tranquillità del Frignano desolato continuamente dalla guerra civile, i Montecuccoli anzicché gettarsi in avventure gloriose, avevano duopo di guardare ai loro domini e difenderli da qualunque scorreria od invasione nemica. Troviamo però un Pietro Montecuccoli discendente da un Guglielmo eccellente Capitano sotto Ercole I Duca di Ferrara a cui salvò la vita col suo valore nel fatto d’armi avvenuto nel 1497 alla Molinella – un altro Guglielmino condottiere di soldati pel Duca di Modena nell’espugnazione di Gallicano nella Garfagnana nel 1498 – un altro Cesare Montecuccoli nato conte che fu gentiluomo del Duca Borso ed andò con altri nel 1469 ad incontrare l’Imperatore Federico III a Ferrara; che concorse a fondare l’Ospedale dei Lebbrosi in Pavullo, compilandone gli statuti nel 1475 ed ebbe l’onore di ospitare a Frassinoro il Duca Ercole allorché, passando per la nostra montagna si diresse a Lucca.

Sul finire di questo secolo fiorirono un Bersanino Montecuccoli personaggio ragguardevole discendente dal potente Conte Cesare il quale dopo aver compiute delicatissime missioni in Francia ed essersi distinto quale condottiero di truppe, fu capitano della Piazza e Distretto di Modena e poscia Governatore della Garfagnana. Sposò Margherita dell’illustre famiglia dei Pio, donna animosa e di alti sensi – un Frignano Montecuccoli personaggio di grido, diplomatico, guerriero, fratello a Bersanino, il quale sposò Camilla figlia di Galeotto Pico della Mirandola chiamata eccelsa virago pel suo ardimento, per le sue forti opere, sorella al celebre Giovanni Pico. Da lui ebbe origine quel ramo principale della famiglia Montecuccoli al quale appartenne il celebre Raimondo e che estinse nel figlio Leopoldo – un altro Frignano pronipote discendente da Frignano I condottiere dell’armi di Alfonso I Duca di Modena il quale dopo essere stato in aiuto dei Bentivogli rintuzzò l’impeto dei Papalini che nel 1510 tentarono di occupare il Frignano – un Mario Montecuccoli che molto si distinse per domare le fazioni che infestavano il Frignano e rese importanti servigi alla Corte che lo tenne sempre in gran conto; sposò Lucrezia della celebre famiglia Colonna.

Nel 1500, secolo fortunato, la prosapia dei Montecuccoli produsse una vera pleiade di ragguardevoli personaggi. La rinomanza delle loro gesta risuonò per tutta Europa e Principi e Sovrani gareggiavano per averli al servizio, come arra di imprese gloriose e di fortunati eventi per la prosperità dei loro paesi. I Montecuccoli si divisero ancora in tanti rami e vivevano da sovrani nei loro castelli, pronti a prendere le armi pei loro legittimi sovrani, gli Estensi, ai quali serbarono sempre devozione, a correre in cerca di gloria, a difendere i nativi monti, loro sì cari, e che rivedevano con tanta gioia dopo le fatiche delle guerre in lontane regioni. Ond’è che troviamo la linea di Renno, di Polinago, di Semese, di Sassostorno ecc. ed in una sola famiglia nove fratelli (tanto puote la brezza montanina!...). I loro domini si estendevano sempre più nel Frignano, costituendo tanti regni minuscoli fra i cui numerosi dominatori erano inevitabili le contese, le ire, le gelosie; ma non è noto che venissero mai a guerra fratricida, e che qualcuno di essi con azioni obbrobriose macchiasse l’alta riputazione della famiglia. Fra il formicolio di discendenti di questa casa che fiorirono nell’aureo cinquecento, le istorie e le cronache nostre ci additano: un Fabrizio Montecuccoli, dottore in legge, che presiedé alcun tempo il Tribunale della Rota in Genova e stette in qualità di gentiluomo alla Corte di Ferrante di Gonzaga – un Sigismondo che ebbe importanti missioni presso Papa Pio V in Avignone nel 1566, che fu Capitano di lancia in Francia ed ebbe in Governo Carpentras – un Massimiliano valente, rinomato condottiero di soldati nelle guerre di Fiandra sotto la disciplina del prode Emanuele Filiberto che gli conferì l’ordine equestre di S. Maurizio e Lazzaro; combatté pure in Romagna al servizio di Gregorio XIII e fu Governatore della Garfagnana e Consigliere di Stato – un Galeotto figlio di Fabrizio e padre del gran Raimondo, valoroso guerriero, venturiere sin dal 1593 tra gl’Imperiali a quelle guerre contro il Turco nelle quali pare che tenesse il comando di un Corpo; sposò nel 1605 Anna Bigi, damigella della Duchessa, nobile Ferrarese, nipote al celebre storico Pigna – un Enea Conte di Semese, del ramo che tenne alcun tempo dimora in Ferrara, espertissimo generale che fu nel 1565 alla difesa di Malta al servizio dei Veneti e nel 1573 Governatore di Candia; fu pure in Fiandra al Comando di Ottavio Gonzaga e tra i fatti lodevoli da lui compiuti in quella guerra, annovera il cronista quello pel quale coi suoi cavalli poté salvare la vita a D. Giovanni d’Austria; sposò Paolina Zanè nobile Veneta – un Luigi feudatario di Renno, soldato e diplomatico distinto che ebbe molte missioni auliche e sostenne due ambascerie in Francia; si dice che annegasse nel torrente Dragone allorché in ufficio di scudiere accompagnava il Duca Alfonso in Garfagnana – un altro Luigi uomo di rare qualità, letterato, teologo e matematico, stato Governatore di Brescello – un Alfonso che guerreggiò con Francesco I in Piemonte dopo esser stato col grado di capitano fra gl’Imperiali ed ambasciatore alla Corte Cesarea; sposò la Contessa Emilia Calcagnini di Ferrara – un Girolamo guerriero, diplomatico, uno dei più cospicui uomini che abbia prodotto il Frignano, il quale spese la sua vita in servizio or del suo Principe, or della Toscana e ancora dell’Impero; fè prova di lealtà e di senno non comune e lasciò luminosi esempi di maschie virtù. Sposò la Contessa Eleonora Ariosto – un altro Massimiliano feudatario di Polinago che fu inviato Estense a Torino, stette al servizio del Cardinal d’Este in Roma, fu incaricato di trattative di matrimonio pel Principe Nicolò d’Este e finì Governatore di Carpi – un Andrea Conte di Renno, soldato valoroso che combatté per la Francia e per l’Impero e restò prigioniero nella celebre battaglia di Rocroi, morendo Governatore di Armentiers – un Lodovico, secondo il Panini, uomo ornato di lettere et fautore di letterati – un Giulio della linea di Polinago, meraviglioso ingegno, attissimo ad ogni sorta di letteratura, ma specialmente alla poesia, autore (credesi) della Cronaca dei Montecuccoli che conservasi nella Biblioteca Estense – un conte Camillo gran diplomatico che ebbe varie missioni in Fiandra presso il Re di Spagna che ivi era col Duca di Savoja; si dice che procurasse favore al Cardinale Ippolito d’Este per farlo giungere al Solio Pontificio – un conte Ercole, uomo d’arme, valoroso, intrepido, il quale in una finta giostra a Ferrara nel 1569 caduto nel Po, vi rimase sommerso – un altro Sigismondo guerriero di grido che nel 1567 accompagnò il Duca alla guerra contro gli Ugonotti di Francia e prese parte nel 1571 alla famosa battaglia di Lepanto assieme al fratello Desiderio – un Ernesto ingegno singolare, salito in fama di valente condottiero, militò 23 anni negli eserciti Imperiali con gran valore, morì generale d’artiglieria e comandante le truppe imperiali nell’Alsazia – un Federico in missione per più anni a Parigi ad attendere a faccende private del Duca e valoroso soldato al servizio dei Veneti – un altro Alfonso padre al generale Ernesto, diplomatico di gran valore stato un tempo presso la Corte di Francia; nel 1568 prese parte col Duca Alfonso d’Este alla guerra civile e religiosa fra Cattolici ed Ugonotti; sposò in seconde nozze Sidonia de Golgin nobile damigella presso la Corte dell’Imperatore Massimiliano – un ecclesiastico di nome Ferrante che dimorò un tempo alla Corte dell’Arciduca del Tirolo in Inspruck. Passato a Ferrara a soli 21 anni gli fu conferita la Prepositura della Cattedrale che tenne sino al 1634 e fu tra i Montecuccoli quello che nella gerarchia ecclesiastica a più elevate dignità prevenisse – un altro Conte Andrea feudatario di Renno che militò in varie contrade e prese parte col Principe Borso d’Este alla battaglia di Lutzen facendo poi da testimonio al duello fra questo ultimo ed il Conte Terzica – infine un Alfonso 3° che fu Coppiere di Ridolfo Imperatore, suo ambasciatore al Re di Spagna ed insignito delle prime cariche alla Corte Cesarea.

Passando al 1600 il primo personaggio che ci cade di dover segnalare è Raimondo, il più grande di tutti, elettissimo ingegno, le cui rare virtù e le gloriose imprese compiute (che lo pongono nel novero degli uomini più insigni dell’umanità), non occorre qui ricordare essendo troppo conosciuto dai Frignanesi. Ci piace solo qui trascrivere due documenti di qualche importanza, a pochissimi noti, i quali non mancheranno di destare interesse nella maggioranza dei lettori. Sono la fede di nascita e la lettera dell’Imperatore Leopoldo colla quale questi rallegrossi col Montecuccoli per la Vittoria del S. Gottardo. Trascriviamo il primo documento dall’opuscolo Casoli, intitolato “Montecuccolo”. E’ del tenore seguente:

Io Pellegrino Quercigrossi, cappellano della Pieve di Renno, ho batezzato Raimondo fig.lo dell’Ill.mo S. Co: Galeotto Montecuccoli e dell’Ill.ma Sig.a Co: Anna Bigi consorti, semplicemente con l’acqua sola nella Rocca di Montecuccolo ecc. ecc.. Io Pellegrino Sopr.to di mano pr.a.

Dobbiamo dar lode al sig. Casoli per la scoperta di questo prezioso documento che non lascia dubbio sul luogo di nascita di questo grand’uomo ed illumina la storia. Il secondo documento lo togliamo dalle note raccolte sul Montecuccoli da Enrico di Huyssen Consigliere di guerra per S. M. lo Czar di Muscova. E’ del tenore seguente:

Caro Conte Montecuccoli

Con indicibile contento ho visto dalla Vostra del 1 d’Agosto il felice successo e la grande Vittoria che Iddio diede alle mie Armi sotto la vostra condotta. E questa è una vittoria assai più grande di quello credevamo. Se bene già lunedì feci subito cantare il Te Deum, or posdimani farò fare una Salva alli bastioni. E perché così in questa come in tutte le altre vostre attioni mostraste il vostro valore, giunto alla prudenza et esperienza, et in riguardo del vostro longo servire e di tanti servitii resi, mi risolsi di dichiararvi mio tenente generale. Io con grandissimo gusto et consolatione vi fo questa gratia, e riposo intieramente sulla vostra prudenza assicurandovi della mia gratia e resto vostro clementissimo Leopoldo.

Dalle stesse note togliamo il seguente annedoto che caratterizza il vero tipo del guerriero, intrepido, valoroso, che sfida i pericoli per una santa causa, per amore della gloria. L’Huyssen dice: “quando nel principio della battaglia vennero a dirgli che alcuni reggimenti cedevano e che non molto bene stavano le cose dalla banda degl’Imperiali, egli senza commoversi rispose non vi date fastidio, non ho ancora sfoderata la mia spada” e postosi alla testa delle truppe seppe infonder loro tale coraggio e slancio che in poche ore la vittoria fu sua, e l’Europa fu salva da una grande sventura. Nacque adunque Raimondo nella Rocca di Montecuccolo il 22 febbraio 1609 regnante il Duca Cesare d’Este figlio di Alfonso II. Dopo 71 anni di vita passata fra lo studio ed i campi di battaglia moriva in Vienna il 16 ottobre 1680. La sua memoria vivrà nelle sue opere sull’arte militare monumento di sapienza, modello di classica finezza, finché durerà il mondo. Lasciò tre figlie Aloisa, Carlotta ed Ernestina che si sposarono a nobili personaggi della Corte di Leopoldo, ed un figlio di nome Leopoldo Conte Montecuccoli – creato poi sig. di Hohen-eg Cav. dell’Ordine di S. Giacomo, Camerlengo e Colonnello nel servizio di S. M. Imperiale – che aveva ereditate le doti d’ingegno del padre ma sventuratamente ebbe tronca la vita nel fior degli anni. Dopo la morte di Raimondo fu degno continuatore della sua gloria un Ercole Montecuccoli figlio del Marchese Giambattista, il quale fuggendo appena quindicenne dalla casa paterna, arruolossi nelle truppe imperiali in Ungheria e molto si distinse combattendo contro i ribelli Ungheresi e contro i Turchi. Ebbe, quale premio ai suoi meriti, il titolo di Tenente Maresciallo e tenne il governo militare della Lombardia. In questo secolo visse pure un Antonio Montecuccoli della linea di Polinago, lodato per austerità di vita e per facondia nel predicare, perciò assunto alla maggiore dignità del suo Ordine. Annoverasi ancora un altro ecclesiastico un padre Carlantonio Gesuita mentore del giovinetto Duca Francesco II diplomatico contro il consenso dei superiori e fido compagno di Raimondo nella guerra contro Turenna – un Giambattista Montecuccoli diplomatico ricordato nelle istorie per essere stato mandato dal Duca Alfonso IV a Vienna come ambasciatore per ottenere dall’Imperatore l’investitura del Principato di Correggio – un Marchese Giuseppe di Polinago Maggiordomo del Duca Francesco II e ambasciatore all’Imperatore Leopoldo – in fine una Vittoria Montecuccoli, forse del ramo di Polinago che dimorò un tempo in Ferrara, dama d’onore di Maria Beatrice d’Este Regina d’Inghilterra sorella a Francesco II Duca di Modena. Questa donna diede prova di rara fedeltà e di incredibile coraggio. Raccontano le istorie che allorquando nel 1688 il Principe Guglielmo d’Orange occupò il trono Inglese la nostra Vittoria si travestì da Carbonaia e portò entro una scatola di parrucche lo sventurato Reale bambino, che fu poi nomato Giacomo III, in mezzo a mille pericoli, sano e salvo a S. Germano di Francia ove essa morì il 30 aprile 1703. Aveva sposato il Conte Senatore Virginio Davia Bolognese.

Passando al 1700, ultimo secolo della nostra rassegna, troviamo un Marchese Giuseppe Montecuccoli Generale di S. A. I. Governatore della città di Modena – un conte Antonio Montecuccoli Cav. dell’Ordine Gerosolomitano, Ministro di S. A. il Duca presso le LL. MM. II. RR. sposatosi alla Contessa Testa di Marsciano – un Conte Francesco Montecuccoli Senatore di Bologna, sposato, se non erriamo, ad una Laura Tassoni.

Lo stemma gentilizio della famiglia era, in antico formato di dieci monti con sopra l’aquila imperiale coronata da un cimiero; verdi erano i monti con qualche ramo d’ulivo, e quest’arme, dice Giulio Montecuccoli nella sua cronaca (1600) abbiamo portato noi sino alla nostra età, quando fu modificata ponendo le aquile accanto ai monti.

Giunti finalmente al termine di questa effemeride chiediamo venia e nutriamo speranza che altri, più di noi competenti, rilevando le inesattezze in cui saremo involontariamente incorsi, vorrà accingersi all’opera per un lavoro storico da tempo desiderato, degno di questa illustre famiglia ingiustamente dimenticata che è onore non solo del Frignano ma ancora dell’Italia.