La Canzone dell'Olifante/Lo stormo

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Il consiglio La mischia

III.
LO STORMO

Ascolta il re: sobbalza come in sogno.

Sta l’arcivescovo alto sur un poggio.
Nero il cavallo, con la bava al morso.
Alza la mano, e chiama i Franchi a pruovo,
e dice a tutti un suo sermon divoto:5
«Avete a fronte l’oste d’un re moro:
battaglia avrete in cui morire è buono:
chi sparge il sangue, in cielo è suo ricolto!»
Di sella i Franchi sono scesi al suolo;
a Dio mercede pregano in ginocchio.10
«Per questa croce ch’Egli portò in collo,
io d’ogni colpa in nome suo vi assolvo».

AOI


«Oh! questo» Enzio re pensa, «non avviene
nel campo tuo, biondo e gentil fratello!»
Nell’altro, in vero, il vescovo d’Alzurro15
passa sopra le schiere inginocchiate,
eretto passa sul destrier suo falbo,
benedicendo con la man di ferro,
a tutti colpa perdonando e pena...
«Quei tra le fiamme e voi tra i santi fiori!»20
E frati bianchi con la croce rossa
vanno tra i cavalieri e tra i ribaldi,
dando a lor caute voci il cavo orecchio,
porgendo sulle lingue agli sfregiati
o filo d’erba o foglia d’oleastro...25
«Ti do per penitenza: Uccidi!»

I Lancia sono intorno a re Manfredi.
«La gente aspetta di messer Currado!»
dicono: ma l’astrologo dal libro
pieno di stelle, dove egli ode assorto30
lieve stridire i neri vipistrelli,
alza la testa, e grave dice: «È il punto».
E il re soggiunge: «Usciamo fuori a campo!
Due re son troppi per un regno solo».
E il figlio dello imperator di Roma35
fa tre battaglie delle sue masnade,
e il nome dà: Soavia cavalieri.
Vanno con la nera aquila ondeggiante.
Cupo rimbomba sotto le lor péste
il ponte presso Benevento.40

Enzio non ode rimbombare il ponte
di Benevento, non le tre battaglie
vede schierate e ferme alla Grandella.
Egli la lunga cantilena ascolta,
il re prigione, e vede Roncisvalle,45
e vede anco Rollando il prode:

Biondo e gentile, lieto viso e chiaro,
la lancia in pugno, va sul buon cavallo.
La punta al cielo, il gonfalone è bianco,
la frangia d’or gli batte sulla mano.50
Dice: «Baroni, andiam soave, al passo!»
AOI
Enzio non vede l’altro re che aringa
le tre battaglie al Prato delle rose,
e il nome dà: Mongioia cavalieri.
Egli la lunga cantilena ascolta,55
il re prigione, e vede Roncisvalle,
e vede anco Ulivieri il savio:

Dice Ulivieri: «Io non vuo’ dir parola.
Lasciate il corno pendere alla soga:
non verrà Carlo il magno a questa volta.60
Dunque, baroni, fate vostra possa,
e cavalcate avanti voi di forza...»
Un grido s’alza intorno a lui: Mongioia!
AOI