La Buffa/V. I volontari/I volontari
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I VOLONTARI
I volontari,
sotto la tenda,
così parlavano:
«Io sono venuto»
diceva il primo,
«pel mio paese» e...
voleva dire dell'altro,
ma lo interruppe
un secondo:
«Io invece, per tutto il mondo!»
e il terzo, sorridente:
«Io, per tutta la gente!»
e il quarto:
«Io per la libertà!»
e un altro:
«Per l'umanità»
e il sesto:
«Questa guerra è rivoluzione!»
e il primo voleva dire
ancora una frase saliente,
quand'ecco affacciarsi un sergente:
«Sù, spicciatevi,
animali,
oggi siete di corvé!
Già ho capito
che vi piace
di parlar come al caffè
di politica, di scienza
della gloria e della storia,
e... ci stanno gli ufficiali
che v'attendono per le mine,
e bisogna far canali,
e bisogna far latrine;
e ci son le munizioni,
e le casse di cottura,
ed i sacchi di limoni!
Sù, spicciatevi,
animali,
che v'aspettan gli ufficiali!»
Ed allora poverelli,
dottoroni e studentelli,
e grassocci e sbarbatelli,
laureati e letterati,
professori ed impiegati,
tutti quanti coi soldati,
che dicevano: «Avvocati,
mo' ci siete capitati!»
Oh, che giorno,
che bel giorno:
son soldato
volontario,
son soldato
bene armato!
Veramente i volontari
non l'avevano pensata così!
Avrebbero, piuttosto,
voluto cantare:
«Delle spade
il fiero lampo»
o «il fucile l'ho con me!»
e ancora qualcuno,
meno risoluto,
poetico sì,
ma in pari tempo prudente:
«Eran trecento giovini forti...»
con la speranza,
fossero morti
299!
E perchè no?
perchè morire tutti 300?
senza un lamento,
e non restare vivo nessuno,
nemmeno uno,
per raccontarla,
e poi quest'uno,
se c'era Iddio,
essere Io?
Ma invece, non era così
la guerra moderna:
nè baionette,
nè canzonette,
tutti assetati,
tutti affamati,
tutti sfiniti,
istupiditi
dalle granate,
per la trincea e la diarrea..
Non per la paura veh,
nessun volontario
ha mai avuto paura,
anch'io ero volontario,
e lo sentirete da me anche poi:
Noi
eravamo
tutti eroi!
***
Ma una nottata,
ecco una voce,
prima sottovoce,
e poi più forte,
una voce
da far impallidire
anche i sette,
che si toccarono
le stellette.
Una voce che si faceva
sempre più viva
ed incisiva,
d'un ufficiale:
«Ecco le pinze!
Non fate grinze!
Chi l'ha voluta:
la prima muta!
Ecco la miccia,
la gelatina:
guardate bene,
così e così
si fa la mina.
E domattina,
al primo dì,
guardate meglio,
si fa così!...»
***
Sulla collina
tutto era pace
quella mattina,
ed i soldati
erano ancora
addormentati.
Solo quei sette
s'eran levati,
nell'apprensione
di non seguire
esattamente
il comandante
di battaglione.
E parlò il primo,
un professore,
di libertà;
ed il secondo,
ch'era dottore,
d'umanità,
e bisbigliando,
sulla collina,
portando i tubi
di gelatina,
superarono i posti avanzati,
e giunti sotto i reticolati,
il primo accese la miccia
e fece brillare la mina
che, con fragore cupo e profondo,
dette la sveglia alla collina.
***
E non son più rientrati;
essi furono ritrovati,
tutti sette allineati
coi pastrani insanguinati.