L'uomo delinquente/Parte settima/IV

Capitolo IV. Forme specifiche di pazzia criminale

L'uomo delinquente/Parte settima/III L'uomo delinquente/Parte settima/V IncludiIntestazione 12 maggio 2012 75% Criminologia

Capitolo IV. Forme specifiche di pazzia criminale
Parte settima - III Parte settima - V

1. Alcoolismo acuto. - 2. Alcoolismo cronico. - 3. Analogie colla pazzia.


Ma al di fuori di queste forme casuali, direi, di follia criminale, in cui i pazzi sono tratti a commettere delitti dalla alterazione momentanea della loro psiche, abbiamo alcune forme di pazzia che potrebbero dirsi specifiche, perché l’atto criminoso ne forma l’alterazione più importante, e che devono quindi essere studiate a parte, e sono l’alcoolismo e l’isterismo.

1. L’ubriachezza acuta, isolata, dà luogo per sé sola al delitto, perché arma il braccio, accende le passioni, annebbia la mente e la coscienza e disarma il pudore, fa che si commettano i reati in una specie di automatismo, quasi di sonnambulismo. Qualche volta l’ubriachezza produce una vera fisionomania del furto; non è raro vedere uomini onestissimi che appena hanno ecceduto nel bere, si mettono a rubare quanto capita loro tra mano. Passato l’accesso, se ne dolgono e restituiscono il mal tolto. Gali narra di un Petri che appena beveva sentiva nascersi in petto la tendenza omicida, e Locatelli di un operaio trentenne che sotto il furore del vino, rompeva quanto gli cadeva fra mano e accoltellava compagni e parenti che volessero impedirglielo. Ladelci, e Carmignani cli un minatore più volte arrestato per risse, che rispondeva a chi lo rimproverava: «Non posso farne a meno, quando ho bevuto bisogna che io meni ». Un ufficiale, sotto l’ebbrezza tentò due volte trafiggere persone a lui amiche, persino la sua sentinella. Si sa che nelle sette degli assassini in Oriente, il furore omicida era eccitato e mantenuto con una bevanda composta di semi di canapa. Caratteristico è il caso di un certo Papori che restò parecchio nelle carceri di Torino. Suo padre si ubriacava e da ultimo batteva la moglie; egli fu soldato, doganiere, pompiere e poi infermiere, senza macchia e senza darsi mai alla intemperanza. Si trovò nel 1876 in servizio nell’isola di Lipari, dove la malvasia costava 25 centesimi al litro, si abituò al vino, senza però risentirne alcun effetto, quando nel novembre del 1880 l’ufficio è organizzato in modo che può stare fuori dall’ospedale maggior tempo di prima; allora le due circostanze lo precipitano nell’abuso del vino che poi si fece abituale. Nel 1881 essendosi ubriacato ed avendo visto un cacciatore, lo ferma e gli intima di consegnargli il fucile, fingendo di essere guardia municipale; in quel frattempo sopraggiunge un agente della pubblica forza che lo arresta e lo conduce nella vicina caserma, fu condannato e nessuno si accorse che era ubriaco; commise appena uscito altri delitti dello stesso genere; subito confessava e pentivasi. Buchner nota come artificialmente si possono ottene delle api ladre col mezzo di speciale alimentazione consistente in miele frammisto di acquavite. Come l’uomo, esse prendono gusto a questa bevanda, che esercita su loro la stessa perno sa influenza diventando eccitate e cessando di lavorare. Le formiche, dopo la narcosi cloroformica restano immobili salvo la testa, colla quale mordono quanti si presentano. Questi casi dimostrano esistere una epilessia psichica alcoolica, la quale, come la epilessia per cause congenite spinge costoro a suicidi ed Omicidi senza causa, dopo un avvelenamento avuto da alcool.

2. Ma al di fuori dell’ubriachezza l’alcool così come l’oppio, la morfina, la cocaina e tutti gli altri nervini trovati dagli uomini, possono indurre col lungo uso una perturbazione cronica della Psiche tale da trasformare senza altre cause né congenite, né di educazione, un uomo onesto, normale, educato, attivo, in un essere pigro, ozioso, violento, apatico, in un essere ignobile capace di qualsiasi azione malvagia anche quando non è direttamente eccitato dall’ubriachezza. Un certo Belm, intelllgentissimo, conosceva alla perfezione parecchie lingue, era stato ufficiale, nell’esercito, poi giornalista aveva scritto anche parecchie memorie con brio e elevatezza, ammogliato con parecchi figli, a 30 anni in seguito ad alcuni dispiaceri cominciò a bere. Ben presto divenne irriconoscibile; egli, dapprima orgoglio50 non si Peritava a chiedere denari a tutti per soddisfare la sua sete, lasciò cadere la famiglia nella miseria più nera e mori a 40 anni di delirium tremens.
Caratteristiche fisiche. — Rari solo negli alcoolisti i caratteri degenerativi congeniti, frequenti gli acquisiti, specialmente le paresi, l’emiparesi facciali, il leggero esoftalmo, l’ineguaglianza delle pupille, l’ottusità tattile e dolorifica, spesso unilaterale specie alla lingua, la termoanalgesia, l’iperestesia disseminata in parecchi punti non corrispondenti ai territori nervosi, e che si modifica da sé e sotto gli agenti estesiogeni (Grasset), l’afalgesia (la dolorificità da contatto di corpi non dolorifici) e la deficienza dell’urea nell’urina in sproporzione collo stato di nutrizione e colle condizioni alimentari, la facile recidiva dei sintomi dopo traumi, intossicazioni, emozioni, malattie acute. Più grave di tutti l’atrofia e degenerazione grave del fegato, dei cuore, dello stomaco, dei canalicoli seminali del sistema nervoso centrale, donde disturbi anche nelle loro funzioni, anzitutto nella digestione, che si rivelano col caratteristico catarro gastrico dei bevitori, con vomito mattutino, crampi, impotenza, ecc.
Disturbi psichici. Allucinazioni. — I più comuni e precoci sono le illusioni e le allucinazioni, di rado gaie, spesso terribili e sempre variate e mobilissime, che attingono quasi tutte come i sogni alle ultime e più gravi impressioni. Le più caratteristiche sono le allucinazioni tattili di piccoli animaletti schifosi, o di cadaveri, o di oggetti spaventosi. I malati si sentono rosi da vermi immaginari, bruciati da zolfanelli, perseguitati da sbirri e spie. Le strane condizioni patologiche prodotte dall’alcoolismo cronico sono basi ad altre allucinazioni atroci. L’anestesia cutanea, l’anafrodisia alcoolica fa loro credere di aver perduto gli organi riproduttori, il naso, un gamba, ecc.; la dispepsia, la stanchezza, la paresi fa loro sospettare di essere avvelenati o perseguitati; la reazione che segue a stimoli troppo prolungati dà luogo a lipemania furiosa, a tristi fantasie. Si credono accusati di delitti immaginari, carichi di catene fra un monte di cadaveri, e domandano misericordia e tentano di uccidersi per sottrarsi alla malaugurata vergogna o restano stupidi, immobili, come colti da un immenso terrore. Non di rado, grazie alla fede sincera che (a differenza di molti altri pazzi) prestano alle proprie allucinazioni, sono dal raptus melanconico trascinati in una follia di azione spesso omicida e Suicida; credendo di lottare cori ladri e bestie feroci si slanciano dalle finestre, corrono nudi per le vie od uccidono il primo malcapitato. In alcuni, il delirio cli azione scoppia improvviso come un accesso epilettico, colla stessa brevità, precipitazione, ferocia, sicché sembrano bestie feroci, e coi capelli irti, digrignano i denti, mordono, strappano le zolle, gli abiti, si precipitano dall’alto Questi sintomi Sono preceduti da vertigine, cefalea, rossore della faccia, e accadono più di spesso nei predisposti per traumi al capo, tifi, eredità, e dopo grandi paterni o digiuni, e spesso [non sono iii rapporto colla quantità, alle volte Scarsa, di vino bevuto, né collo stato fisico, potendo offrire appena un leggero tremore ma colla L'irritazione cerebrale provocata dall’alcoolismo cronico. Questi accessi possono scomparire qualche volta in poche ore senza lasciare la minima ricordanza (Ebing, pag. 182). È insomma una specie di epilessia larvata, il che tanto meglio può dirsi, in quanto ché delle vere epilessie alcooliche notansi in molti beoni, ma più specialmente in quelli di assenzio.
Apatia. — Un altro carattere non manca quasi mai nei bevoni che hanno commesso un delitto: è la strana apatia e indifferenza, la nessuna preoccupazione del proprio stato, che è veramente comune ai delinquenti veri, ma che in essi è ancora più spiccata. Stanno in prigione come in casa propria, quasi meglio, né si preoccupano del loro processo, né di ciò che hanno fatto, appena è se si ridestano un momento davanti al giudice. Un uomo di trenta anni, già bene educato, che aveva fatto il medico ed il farmacista, lo scrivano, l’impiegato, e sempre era stato rimandato per abuso di liquori, trova sulla strada una guardia e la uccide, credendo volesse arrestano; la prima cosa che scrive a sua madre dopo entrato in prigione è che gli mandi della pomata, al giudice rispondeva che l’interrogatorio era inutile, « che egli aveva già scelto un nuovo mestiere, cli fare il fotografo ». Solo dopo lunghi mesi di astinenza nel carcere cominciò a rientrare in sé e comprendere la gravità della sua situazione. (Tardieu, De la folie, 1870).
Contrasto fra malattia ed impulso. — Ma l’apatia loro si alterna ogni tratto con impulsi spesso in contrasto con la loro vita anteriore e che essi non possono dominare anche quando li sanno criminosi.
Reati particolari. — Siccome un precipuo punto di partenza alle allucinazioni è la modificazione degli organi riproduttori, sorgono a preferenza dei veri deliri amorosi, durante i quali uccidono facilmente il creduto colpevole. È per questo e perché la loro tristezza si acuisce nelle pareti domestiche, ove Spicca il contrasto coi sogni dorati dell’alcool che così spesso volgono la mano omicida contro la moglie o l’amante, che essi accusano di infedeltà, che incolpano di provocare la loro impotenza, interpretando come nel delirio paranoico, per offese, i gesti più indifferenti. Ebbi in carcere a Torino un giovane e un vecchio sessantenne che uccisero in modo atroce le mogli onestissime le quali in nessun modo avrebbero potuto dar luogo a gelosia e che essi pretendevano aver veduto insieme ai rivali la flotte.
Decorso. — Continuando l’abuso dell’alcool, si va stabilendo o una semplice demenza o la pseudo paralisi generale. Il corpo dapprima ingrassa, ma poi dimagra, la pelle si fa untuosa ed umida, per l’ipersecrezione delle ghiandole sebacee e sudorifere, insudicia gli indumenti La memoria si va sempre più affievolendo, la parola si fa incerta e scorretta (disantria), rallentata l’associazione delle idee, ottusa la sensibilità confusa la percezione, il giudizio erroneo, ogni applicazione continuata e regolare si fa quindi impossibile. Le antiche allucinazioni ricompaiono, ma meno vive, smussate a grandi intervalli, la paralisi generale subentra più o meno rapidamente conducendo il disgraziato a morte.

3. Analogia coll’epilessia. — Da tutto quanto abbiamo detto chiari traspaiono i rapporti che corrono fra epilessia e alcoolismo. L’accesso del delirium tremens, il raptus alcoolicus, sono delle varianti dell’epilessia anche fisiologicamente ed eziologicamente, poiché sono l’effetto di una irritazione corticale da intossicazione. Ma l’analogia non si limita a questo. Abbiamo veduto come molti dei reati degli alcoolisti hanno la stessa tempra che è speciale agli epilettici, il loro cinismo, la loro crudeltà oscena e cinicamente umoristica, il loro automatismo, la loro intermittenza; che molti dei crimini sono commessi dagli alcoolisti in uno stato simile a quello delle forme di epilessia larvata, che lasciano una coscienza crepuscolare. E in parecchi poi l’amnesia e l’incoscienza sono complete e l’accesso criminoso finisce nel sonno, come negli epilettici, e non mancano, come in questi, i suicidi automatici e gli associati agli omicidi, e le allucinazioni terrifiche e vanitose. Del resto già la statistica ci aveva mostrato come la forma convulsiva epilettica è frequente negli alcoolisti. Douet su 524 alcoolici rinvenne 54 epilettici. Qualche volta l’epilessia compare quando ogni altro sintomo dell’alcoolismo è svanito; in genere però esso si nota sui 40 e 60 anni, quando l’asse cerebro-spinale può opporre minor resistenza agli assalti dell’alcool. Dopo ciò non dubito che almeno dal lato dell’antropologia criminale si possa far rientrare il delinquente alcoolico come una variante speciale dell’epilettico, salvo la mancanza più frequente dei caratteri degenerativi esterni, e l’influenza speciale, benché non esclusiva, dell’intossicazione, e la maggiore guaribilità, sotto la completa cessazione delle bevande alcooliche. Ed ora si comprende come l’alcoolista generi con tanta frequenza l’epilettico, e come l’epilettico per piccole quantità di alcool possa recidivare in crimini ferocissimi, perché l’epilessia in essi si può dire che si centuplica, e si capisce d’altronde come ind1vidui che abusarono di alcool senza cadere in accessi epilettici, videro, come gli epilettici, Svilupparsi il delirio e le tendenze criminose Sotto una forte malattia acuta, un trauma, o una forte emozione che riacutizzarono l’irritazione corticale, dandole questa ben più fatale manifestazione, la quale a sua volta era un equivalente degli accessi convulsivi.