L'uomo delinquente/Parte prima/III

CAPITOLO III La pazzia morale e il delitto nei fanciulli

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CAPITOLO III La pazzia morale e il delitto nei fanciulli
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1. Impulsività, menzogna, senso morale. — 2. Fanciulii criminali. — 3. Educazione e mezzi preventivi del crimine nei fanciulli.


Un fatto sfuggito forse ai più degli osservatori, appunto per la sua semplicità e frequenza, e appena avvertito ora con chiarezza da Moreau, Perez e Bain, che i germi della pazzia morale e della delinquenza si trovano, non per eccezione, ma normalmente, nelle prime età dell’uomo, come nel feto si trovano costantemente certe forme che nell’adulto sono mostruosità; di modo che il fanciullo rappresenterebbe come un uomo privo di senso morale, quello che si dice dai freniatri un folle morale, da noi un delinquente nato. Come negli animali e nei selvaggi così anche nel bambino troviamo una quantità a atti e di sentimenti che sarebbero abnormi e veramente criminosi negli adulti, ma che sono in lui normali perché corrispondono allo stadio arrestato di sviluppo psichico nel quale egli si trova, come un uomo cioè privo di senso morale. Niuno dà un giudizio morale sfavorevole delle cattiverie dei bimbi che sono molto generali: perché tutti sanno che esse nella maggior parte dei casi scompariranno coll’età.

1. Perez ha dimostrato la frequenza e la precocità della collera nei fanciulli ancor lattanti. «Nei primi due mesi il fanciullo mostra coi moti delle sopracciglia e delle mani dei vari eccessi cli collera, quando lo si vuol bagnare, quando gli si vuoi togliere un oggetto. A un anno la sua collera va fino a tentar di battere le persone, a spezzare gli oggetti e a gettarli contro chi gli dispiace, precisamente come i selvaggi». «Certi ragazzi, dice il Moreau (De l’homicide chez les enjants, 1882), non possono star ad aspettare un momento quello che hanno chiesto senza esser presi da una strana e violenta collera». Egli conobbe un fanciullo di otto anni, intelligentissimo, che alla minima osservazione dei parenti, o anche di estranei, s’irritava in maniera violentissima, facendosi arma di ciò che gli cadeva sotto l mani, e quando si vedeva impotente rompeva quanti oggetti poteva afferrare. Già questi casi mostrano la frequenza e la precocità del senso della vendetta nei fanciulli. Un bambino un po’ idrocefalico, di tardo sviluppo e poco intelligente, si irritava alla più leggera ammonizione o battitura, e ciò fino dall’età di sei anni. Se poteva colpire colui che l’aveva irritato si tranquillava, se no continuava a gridare, mordendosi le mani. Montaigne ha detto che la bugia e l’ostinazione crescono nei fanciulli, quanto il loro corpo. — «Tutti i bimbi, scrive Bourdin, sono bugiardi, ma in ispecie poi i trovatelli, che mentono per giuocare o per vanità». — Anche Perez confermando ciò, ne dà per causa la facilità che noi abbiamo d’ingannare i bambini fino dai primi mesi per tranquillizzarli, lavarli, ecc. Essi imparano così a mentire o per ottenere ciò che desiderano, e che fu loro proibito o, più tardi, per evitare un rimprovero od una punizione. Una bambina di soli tre anni, cui la mamma aveva proibito di chiedere da mangiare ai vicini, pregava una signora che gliene desse pure, che non l’avrebbe riferito alla mamma; di più, siccome era ambiziosa e desiderava di essere ben vestita, assicurava la mamma che una signora loro vicina l’aveva rimproverata di essere vestita in modo indecente. Spesso queste menzogne, come trovò Motet, non sono coscienti (Accademia di Medicina di Parigi, 1886), sono l’effetto di uno stato mentale singolarissimo, di automatismo simile a quello del Sonnambulismo, in cui l’immaginazione crea una favola per vera autosuggestione. Avviene sovente che sotto questa autosuggestione i bambini accusino altri di delitti non commessi, specie di oscenità, né è raro che analogamente si autoaccusino, specie se incalzati da domande molto precise. Un fanciullo mancato da scuola, sospettato dalla madre vittima di un attentato al pudore e interrogato con insistenza in questa direzione risponde affermativamente e al ritorno del padre espone l’accaduto così come veniva fuori dall'interrogatorio materno, designando anche l’autore del supposto attentato che fu mostrato inesistente. Motet raccolse quattro osservazioni del genere. Bugie non sempre coscienti, anzi, talvolta dovute ad un processo di autosuggestione per cui — essi stessi s’accusano di delitti che non hanno commesso o formulano calunnie con spaventevole precisione sono frequenti; donde l’avvertenza di accogliere con molte riserve le deposizioni testimoniali dei fanciulli. Il senso morale manca certo ai bambini nei primi mesi ed anche, nei primi anni della vita. Per essi il bene ed il male è ciò che è permesso o proibito dal padre e dalla madre, ma non lo sentono da per sé. Una volta un fanciullo di quattro anni, che aveva detto bugie, fu punito dalla mamma col metterlo in cantina, ed egli riconosceva giusta la punizione e vi si adattava: «io merito anche peggio» diceva anzi. Invece, punito in semplice stanza buia dalla nonna, per aver commesso una riiedesima colpa, diceva che era un’ingiustizia e vi si ribellava. Il che significa che il castigo pei fanciulli deve variare a seconda delle persone che hanno offese, proprio come abbiamo visto pei selvaggi. Sono stati così abituati a veder seguire quella loro data azione dai castigo, che essi a poco a pocà forse credono col punirsi spontaneamente, di scontare il loro fallo. «Appena il mio bambino ha commesso qualche cosa, scrive Guyau, subito corre a confessarla e gli pare con ciò di purificarsene affatto» (Paola Lombroso, Psicologia del bambino, pag. 71). L’idea cioè della giustizia, il sentimento della proprietà, la nozione del bene e del male, il senso morale, insomma, sorgono nel fanciullo, proprio come nei selvaggi, dopo aver risentito il dolore della pena per aver violato certe norme. — E scarsa è in essi anche l’affettività. Provano simpatie soprattutto pei visini belli o per coloro che procurino loro un piacere, come pei piccoli animali che si lasciano prendere e tormentare da loro; e antipatie sopratutto per gli oggetti nuovi e che mettono loro paura; ma non sentono affetto; è anche dopo i fanciulli dimenticano la madre cui parevano affezionatissimi. Un bambino di quattro anni al padre del suo più caro amico morto; che piangeva, non trovò altro da dire: «Ed ora che Pietro è morto, tu mi darai il suo cavallo ed il suo tamburo, non è vero? Non amano dunque che quando sperano un qualche vantaggio Questa età è senza pietà», disse dei bambini La Fontaine, il fedele pittore della natura. La crudeltà, infatti, è uno dei caratteri più comuni del fanciullo. «Non v’ha, dice Broussais (Irritation et bue pag. 20), fanciullo che non abusi della sua forza su quelli che sono più deboli di lui; però i lamenti della vittima l'arrestano nel suo primo impulso quando egli non è nato per la ferocia, fino a che un altro impeto istintivo non gli faccia commettere un nuovo fallo». Il fanciullo in genere preferisce il male al bene ed più crudele che buono, perché prova maggiore e piacevole emozione nel mostrare e nell’esercitare la sua potenza, sia sui compagni più deboli, sia sugli animali. Egli si diletta nello sforacchiare insetti, nell’annegare mosche, nel soffocare passeri, usando talora raffinate crudeltà, come nel versare cera calda su scarafaggi e su cervi volanti, nello strappar loro le ali e le zampe e prolungare così la loro agonia per lungo tempo. Un altro carattere dei bimbi è la pigrizia intellettuale e fisica che non esclude l’attività per i piaceri e per i giuochi; ma rifuggono da un lavoro continuato e soprattutto nuovo. divengono cioè attivi dinanzi ad un piacere facile a conseguirsi in un dato momento ed amano le novazioni, quando non affatichino troppo il loro cervello; ma proprio come i selvaggi si rifiutano allo sforzo di mutare argomento di studio: e soffrono ugualmente nel dover cambiare casa ed abitudini e semplicemente nel veder fisonomie nuove. Anche la vanità, la preoccupazione di sé stessi, sono grandissime nei bambini. In due famiglie agiate, in cui pure i principi di eguaglianza sociale era no accolti dai genitori, i flgliuoli, a tre anni, avvertivano le differenze di condizione delle persone che avvicinavano, e trattavano con alterigia i poveri, anche coetanei, e con riguardi i figli di ricchi e titolati. — Inoltre tutti i bimbi si preoccupano con una grande compiacenza fin dai primi anni delle particolarità più eleganti del loro vestiario; e indossati abiti nuovi e belli non li vogliono più smettere. — Parecchi bambini, anche di quelli che poi si mostrano di pochissimo ingegno e non precoci, piangono se non sono vestiti con un dato abitino appariscente. Una bambina dava ad intendere d’aver a casa dei vestiti d’oro e d’argento; un'altra, figlia di un erbivendolo, raccontava con gran ricchezza e precisione di dettagli di avere delle ville, dei cavalli, delle carrozze, ecc. Gli scolaretti più ignoranti non ammettono mai di essere stati rimproverati giustamente dai maestri, ma spiegano sempre i rimproveri con ragioni estranee ai loro demeriti. Così il sentimento della propria personalità è nei fanciulli esagerato fino all’egoismo.

2. Dalla conoscenza di questi fatti normali dei fanciulli si ha la naturale spiegazione del come la pazzia morale si origini solo per mancanza di ogni ritegno naturale in tutti fin dall’infanzia, delle cui abitudini non interrotte dalla educazione, non sarebbe se non una continuazione, e come i criminali nati siano sempre precoci. La Lafarge strozzava i polli da bambina con grande piacere. Feuerbach narra di un piccolo parricida che godeva far girare i polli attorno a sé dopo averli acciecati. Dnbey a 7 anni e mezzo era ladro, il brigante B. a 9 anni era ladro e stupratore, Cartouche a 11 anni era ladro, Crocco a 3 anni spennava i polli vivi, Lasagna a 11 inchiodava la lingua dei buoi sui banchi. Il Locatelli aveva osservato che la tendenza al furto si manifesta nell’età più tenera, comincia con piccole sottrazioni domestiche e progredisce mano mano. Invece gli assassini diventano tali ad un tratto anche in età giovanissima. Altrettanto osservò Roussel nella sua grandiosa Inchiesta sui minorenni, 1883, per quanto riguarda in Francia la prostituzione, che ha una larghissima quota di minorenni in 1500 su 2582 arrestate nel 1877. A Bordeaux si notava, continua egli, che se 461 prostituironsi per miseria, o per diretta corruzione dei parenti (32), 44 si prostituirono per puro pervertimento dei propri istinti, fra gli altri la figlia di un ingegnere e di un ricco possidente. Precocissime sono sempre le tendenze ai reati sessuali. Io avevo già osservato da molto tempo nell’Amore dei pazzi, che tutte le forme mostruose dell’amore sessuale sono iniziate nell’età impubere insieme alle altre tendenze criminali, ed ebbi dei casi in cui questi istinti cominciarono e si organarono ai 3-4 anni. Una ragazza che ebbi in cura cominciò a 3 anni a masturbarsi, un’altra a 7. Bro, un ladro che cominciò a rubare a 7 anni, ebbe i primi stimoli sessuali a 3 o 4 anni andando all’asilo e vedendo i grembiali bianchi dei suoi compagni, il che si osservò più tardi nella passione pei grembiali bianchi. Altre e più tristi passioni si trovano non infrequentemente nella prima età; anzitutto la passione per gli alcoolici che non è tanto evidente nell’alta società quanto tra i poveri, tra i quali frequenternente persino ai lattanti vengono dati da bere vino e liquori. Queste conclusioni furono confermate da ricerche fatte comparativamente in fanciulli veramente, criminali e in fanciulli degli asili, per verificare se nei primi si riscontrano le stesse anomalie fisiche che nei criminali adulti, e in quale proporzione in confronto con i fanciulli normali. Infatti da uno studio sopra 79 delinquenti minorenni, di cui 40 ladri, ci risultò che 47 presentavano quello che chiamiamo tipo criminale, cioè tre o più caratteri anormali degenerativi esistenti insieme nello stesso individuo, come orecchie ad ansa, fronte piccola, mandibola grande, zigomi e seni frontali sporgenti, forme craniche anormali, asimmetria facciale: cioè dunque quasi nel 59%; inoltre nel 46 % di essi esistevano influenze eredi tane, alcoolismo, pazzia, ecc. Però una parte assai notevole di tali criminali precoci, cioè circa il 54 %, non aveva spiccate anomalie ereditarie. Esaminando invece 160 fanciulli degli asili, trovammo nel 44% tendenze morali anormali, come irrequietudini, menzogna, ecc., anzi, in 17% anche furto e lascivia; in costoro i caratteri degenerativi sopra accennati presentavansi in una proporzione doppia (69%) che in quelli che non avevano nessuna anomalia morale (30%); e così l’eredità, la discendenza da padri alcoolisti, epilettici, ecc., fu verificata nel 52% dei primi, nel 15% dei secondi. Seguendo 29 fanciulli nel corso della loro vita, trovammo che di 11 che erano normali fisicamente, restarono nell’età adulta 8 buoni com’erano prima; e 3 che erano tristi da giovinetti, migliorarono poi. Su 18 con anomalie fisiche degenerative, 4 buoni si conservarono più tardi tali, 2 diventarono più tardi immorali. Sopra 12 che erano insieme fisicamente e moralmente anomali da bimbi (2 fra gli altri erano ladri), 6 più tardi si emendarono. dunque probabile che l’anomalia fisica coincida fin da fanciullo colle tendenze immorali senza che però essa escluda la possibilità di una trasformazione favorevole. Il fatto che avviene nello sviluppo morale dell’uomo lo stesso fenomeno che nel suo sviluppo fisico ed anatomico è stato dall’Haeckel espresso colla sua legge biogenica fondamentale: secondo la quale l’ontogenesi, cioè lo sviluppo dell’individuo, riproduce in iscorcio le fasi per cui è passata la filo genesi, ossia lo sviluppo della specie; onde il feto presenta successivamente le forme di animali che hanno preceduto l’uomo nell’evoluzione generale, come le branchie, la pelurie diffusa in tutto il corpo e alla faccia, un’appendice caudale, ecc. Ora anche nello sviluppo iniziale della psicologia individuale si ripresentano le tendenze di crudeltà; vendetta, gelosia, oscenità, pigrizia, proprie dell’umanità primitiva, che dipendono da un’analoga condizione, cioè da un deficiente o mancante senso morale. La coscienza morale si forma infatti nei fanciulli a poco a poco per paura, per abitudine, per interesse, per amor proprio e più per forza dell’esempio, per un’azione riflessa dell’intelligenza che si va svolgendo ed infine per il maturarsi degli organi. Ove tutte queste influenze agiscano o non sufficientemente o in maniera perniciosa, o gli individui vi siano refrattari per arresto di sviluppo o per malattia congenita od acquisita, non accade la trasformazione benefica della psiche infantile in quella dell’adulto, e si ha allora lo stato che si potrebbe chiamare d’infanzia morale prolungata dei delinquenti nati e dei pazzi morali.

3. Resta dunque dimostrato che una certa quota di criminali rimonta fin dai primi anni della nascita, intervengano o no le cause ereditarie, o per dir meglio che se ve n’hanno causati dalla cattiva educazione, in molti non influisce nemmeno la buona. Però la grande benefica influenza dell’educazione spicca d fatto che sono generali le tendenze criminose nel fanciullo, sicché senz’essa non si potrebbe spiegare la loro, diremo normale metamorfosi che avviene nella maggior quantità dei casi. Del resto, per educazione, intendiamo non le semplici istruzioni teoriche, che di raro giovano anche agli adulti, per cui vediamo si poco approdare la letteratura, i discorsi, le arti dette moralizzatrici, e meno ancora le violenze, con cui al più ingenerano degli ipocriti, si trasforma non il vizio in. virtù ma il vizio in un altro vizio; bensì una serie di impulsioni, moti riflessi sostituiti lentamente a quegli altri, che furono cause dirette o almeno favorevoli al mantenimento delle prave tendenze e ciò col mezzo dell’imitazione, delle abitudini gradualmente introdotte, colla convivenza in mezzo a persone oneste, e con precauzioni sapienti per evitare che sorga in terreno adatto a proliferarsi l’idea fissa, che può diventar fatale nell’infanzia. Anche qui la pena, per sé, non si mostra tanto efficace quanto certi mezzi preventivi, quanto favorevoli condizioni di aria, di luce, di spazio, di cibo, in prevalenza vegetale nei sanguinari; privazione d’alcolici, astinenza completa, e in dati casi savia ginnastica sessuale. Ed occorre evitare le facili gelosie, per impedire le violenze impulsive; attutire l’orgoglio precoce colle prove palpabili e si facili a trovare e porre in mostra, della umana, specie infantile, inferiorità; coltivar l’intelletto per via dei sensi, ed il cuore per via dell’intelletto, come mirabilmente fa il sistema froebeliano. Impedire l’accoppiamento fecondo negli alcoolisti e nei criminali che vedemmo dare sì larga fonte di criminali precoci sarebbe poi il preventivo unico del delinquente nato, il quale quando è tale, come ben si vede dalle nostre teorie, non si mostra più sensibile ad alcuna cura. E quindi crediamo sarebbero un immenso vantaggio pel paese i manicomi criminali, e case di ricovero perpetuo pei minorenni affetti da tenaci tendenze criminose, o da pazzia morale In questi il manicomio criminale diventa utile quasi tanto e più che negli adulti, poiché soffoca nel nascere gli effetti di queste tendenze, che noi non prendiamo di mira se non quando ci riuscirono fatali.