L'isola del tesoro/I luoghi del romanzo
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Traduzione dall'inglese di Angiolo Silvio Novaro (1932)
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I luoghi del romanzo
LA TANA DI KITT. Insenatura rocciosa nell’Inghilterra meridionale, dove è situata la taverna «Ammiraglio Benbow».
L’ISOLA DELLO SCHELETRO. L’isola è immaginaria, come risulta chiaramente dallo scritto di Stevenson riportato qui di seguito.
... Avevo scritto L’isola del tesoro secondo la mappa. La mappa costituiva la parte più importante dell’intreccio. Per esempio, avevo chiamato un’isoletta l’isola dello Scheletro, non sapendo bene ciò che facevo, soltanto per una ricerca immediata del pittoresco; e fu per giustificare questo nome che irruppi nella galleria del signor Poe, e colà rubai l’indicatore di Flint. Allo stesso modo, fu per aver io disegnato due porti che l’Hispaniola dovette vagare con Israel Hands. Quando giunse il momento di pubblicare il romanzo in volume, spedii ai signori Cassell manoscritto e mappa. Le bozze di stampa giunsero e furono corrette, ma della mappa non ebbi notizia alcuna. Scrissi, domandai; mi fu detto che non era mai arrivata, e rimasi sbigottito. Una cosa è disegnare una mappa a caso, sistemare alla meglio, in un angolo, la scala, e scriverci su una storia. Tutt’altra cosa è dover esaminare un libro intero, fare l’inventario di ogni allusione in esso contenuta, e col compasso, penosamente, tracciare una mappa che a tali dati si adegui. Lo feci, e la mappa fu ridisegnata nello studio di mio padre, e adornata di spruzzanti balene e di navi veleggianti; e mio padre in persona sfoderò la sua abilità nel vergare le più diverse grafie e «contraffece» la firma del capitano Flint e le indicazioni di Billy Bones. Eppure, questa non era più, per me, l’isola del tesoro... (da R. L. Stevenson, Il mio libro, 1891).
Lo scheletro che indica le direzioni è una derivazione dai racconti di Edgar A. Poe; la mappa è invece un’idea dell’autore.
BLACK-HILL. Villaggio con pochi e spauriti abitanti, nella contea di Avon.
BRISTOL. Capoluogo della contea di Avon, sul fiume omonimo. All’epoca del romanzo aveva duecentomila abitanti. Nel xiii e xiv secolo l’industria delle stoffe incrementò le attività della città e del porto; nel xvi e xvii secolo il commercio degli schiavi diventò invece l’attività prevalente.
IL PORTO DELL’AMERICA SPAGNOLA. Stevenson non ne indica il nome. Ci dice soltanto che era «in un magnifico golfo circondato dalla terraferma» e che era popolato da «negri, indiani del Messico e mulatti che vendevano frutta e verdura e offrivano di tuffarsi per pochi spiccioli. La vista di tante facce ridenti [...], il sapore dei frutti tropicali, e soprattutto i lumi della città che incominciavano a brillare formavano il più delizioso contrasto col nostro torbido e sanguinoso soggiorno nell’isola.»
La nave
La Hispaniola è una goletta a tre alberi, un veliero con vele verticali o appena inclinate verso poppa. Le vele sono auriche (cioè trapezoidali); la stazza di circa 150 t.
Apparso nel corso del secolo xviii, un veliero di questo tipo venne usato come mercantile (e saltuariamente anche come peschereccio) e fu presto adottato da alcune marine militari.
La nave, che in un primo momento non entusiasma il capitano Smollett, appena inizia la traversata oceanica «fila via col vento meglio di quanto un uomo si possa aspettare dalla sua legittima consorte»