L'insegnamento della vita e massimamente del parlare
Questo testo è da formattare. |
Dicie il Maestro: Guardati da tutti e soperchio, e tieni la via del mezo in parole e in fatti. Nè in parole non sii troppo savio, nè del tutto non saccente; ma abbi in te prudenza, la quale tiene il mezzo de' doni, ed è virtù che contrapesa l'opere e le parole a misura. E come dell'opere, che non sono stabili, per virtù seguiscie pericolo, così adviene alle parole, che non sono per ragione dette. E perciò, anzi che parli, debbi considerare principalmente sei cose: Prima, chi tu se' che parli; seconda, che tu vuogli dire; terza, a chi tu vuogli dire; quarta, la cagione perchè tu vuogli dire; quinta, come vuoi e de’ parlare; sesta, a che tempo tu parli.
PRIMA. – Anzi che parli niente, considera chi tu se', e pensa se 'l fatto tocca a te; e, se non ti tocca, non te ne inframmettere; chè chi s'inframette di quello che non gli tocca, è tenuto, secondo la leggie, colpevole. Dicie Salamone: Chi si travaglia delle cose altrui e dell'altrui brighe, è somigliato a colui che tira l'orecchie al cane. Jesu Sirach dicie: Non ti turbare della cosa che non ti grava. Apresso, guarda se tu se' in buono senno, sanza ira e sanza turbamento; e altrimenti dèi taciere e ristrigniere tua volontà. Perchè Tulio dicie: Gran virtù è a costrigniere i movimenti del core, che sono turbati, e farli obedienti alla ragione. Dicie Senaca: L'uomo ch'è pieno d'ira, non vede niente. Cato dicie: L'animo adirato non può discernere il vero. Dicie un savio: La leggie vede l'uomo irato, ma elli non vede la leggie. Ovidio dicie: Non vinci il tuo core irato tu, che vinci tutte le cose? Dicie Tulio: Ira sia lungie da noi, perchè nolli può essere cosa bene detta, nè bene pensata; et ciò che l'uomo fa per turbamento, non può durare, nè piacere. Dicie Pietro Alfons: Spesso viene nell'umana natura, che, quando il core è turbato, perde gli occhi della conoscenza, e non vede e non discerne il vero dal falso. Non dèi essere, apresso, corrente per voglia di parlare, in modo che volontà non consenta alla ragione. Dicie Salamone: Chi non può costrignere il labro, è simigliato alla città sanza mura. E 'l Maestro dicie: Chi non sa tacere, non sa parlare. Fu domandato uno, perchè esso era sì poco parlante, se per senno, o per follia. Esso rispuose, che 'l folle non sa tacere. Salamone dicie: Poni freno alla tua bocca, e guarda che la tua lingua non ti faccia cadere, chè la caduta è sanza levare. Dicie Cato: Sovrana virtù è sapere costrigniere la lingua, e colui è prossimano a Dio, che sa tacere per ragione. E Salamone dicie: Chi guarda la sua bocca, guarda la sua anima; e chi non pensa alle sue parole, sentirà male. Ancora, se tu vuoi riprendere o biasimare altrui, guarda che tu non sia colpevole in quel peccato medesimo; chè strana cosa è vedere la busca nell'occhio altrui, e non vedere la trave nel suo. Dicie l'Apostolo: O tu, che sentenzi, guardati da sentenziare quello, di che tu sii condannato. E dicie in altro luogo: Tu amaestri altri, guardati che non è onesto, che tu giucatore di giuoco, tue ladro, ch'altri non furi ecc. Dicie Agostino: Dire bene e fare male non è altro, che dannare la sua anima. Dicie uno: Maestro, come può essere buono dicitore? Rispuose: Di' quello che tu ben sai. Jesu Sirach dicie: Se tu sai, rispondi incontanente; se non, tieni la mano alla bocca, sì che non sii preso a folli parole; e guarda a che fine possa venire il tuo detto, chè molte cose paiono bene allo incominciamento, che ànno mal fine. Jesu Sirach dicie, che ciascuno bene à doppio male; perciò considera il cominciamento e la fine. Chè Perfilio dicie: Ben che l'uomo provega i luogo e la fine dinanzi, tuttavia la coda porta l'onore e l'onta; e ove tu dubbi della tua parola, ch'ella torni o a male o a bene, io lodo che tu la tacci. Perchè dicie Piero Alfons: Tu mi dèi dire ciò che tu pensi; e al savio s'apartiene più tacere per sè, che contro a sè. Gran tacitore non sarà ingannato da gran parlatore; e sono le parole asimigliate alle saette, che l'uomo la può trarre leggiermente, ma ritrarre no, perciò che vola sanza ritorno. Tulio dicie: Non fare quello ove tu dubiti che sia o bene o male, perchè il bene per sè stesso riluce, e 'l dubbio à vista di male. Seneca dicie: Follìa sia di lungi dal nostro consiglio. SECONDA. – Ora dicie il Maestro, che intorno a ciò che tu vuoi dire, dèi inanzi pensare, se ciò è vero o bugia. Secondo che dicie Jesu Sirah: Dinanzi all'opera vengono le parole ferme e vere. Di’ dunque verità, chè l'uomo è prussimano a Dio, che è tutto verità. Salamone dicie: Sta' contento alla verità e a chi la dice. E Cassiodoro dicie: Pessima cosa è a contastare il vero, il quale è sempre buono: senza senno è involto di falsitade. Salamone dicie: Parola molle rompe l'ira, e l'aspra riceve cruccio. Appresso, guarda che il tuo dire sia bello e buono, perchè dicie l'Apostolo: Le male parole rompono i buoni costumi. E Seneca dicie: Guardatevi dalle male parole, chè non tacciono follia. Salamone dicie: Chi usa parole di rinprovero, non è mai comendato. E l'Apostolo: Nostra parola sia condita di sale e di grazia in tal modo, che potiamo rispondere a ciascuno come si conviene. Appresso, ti guarda di dire parole oscure. Chè dicie un savio: Meglio è stare muto, che dire e non essere inteso; e tale è a dire oscuro, qual ch'è tacere o a negare, e non essere inteso. E appresso: Ti guarda che tu non usi parole doppie d'inganno o di malizia; chè Jesu Sirah: Chi usa parola con sofistica, non sarà grazioso a Dio, nè al mondo. Appresso, guarda che tu non dichi o facci noia o danno ad altrui. E Provinciale dicie: A molti minaccia chi inverso d'un fa oltraggio. Jesu Sirah dicie: Non dire cosa che sia noia o danno ad altrui. E Cassiodoro dicie: Per molti uomini si muove un torto. E l'Apostolo dicie: Chi fa nocimento, riceverà quello che fa ad altrui. E Senaca dicie: Aspetta da un altro quello che fai ad altrui. Tulio dicie: E' non è niuno male sì grande come è quello che, faccendo male, colui che 'l fa, mostri farlo volentieri. Jesu Sirah dicie: Continuo si muta di gente in gente per limali e per li torti. Tullio dicie: Due sono le maniere di torto e d'ingiuria; l'uno è chi 'l fa, l'altro è chi non lo contradicie. E non per tanto, se l'uomo ti dicie male o noia, io lodo che tu il passi tacendo; perciò che, dicie santo Agostino, che è più bella cosa a schifare una ingiuria tacendo, che vincerla rispondendo. Anco guarda che il tuo dire non sia per seminare discordia; e guardati di non gabbare altrui in tue parole; chè colui, cui tu gabbi, quanto più t'è amico, più si cruccia; però che amore è cosa movile; e s'elli t'è nimico, sì ne viene alla zuffa; e non è niuna persona, a cui piaccia la 'ngiuriosa schernia: chè amistà si muta troppo tosto, e viene tardi. Salamone dicie: Chi dà sentenzia ad altrui, per loro medesimo sarà sentenziato. E Marsiliale o dicie: Chi scuopre i vizii altrui, udirà da quelli cotali i suoi grandi peccati. Apresso, ti guarda di dire male parole. Chè 'l Profeta dicie: Dio distrugga le labbra maliziose e la lingua mentitrice. Anco ti guarda da l'orgoglio e dalla superbia. Salamone dicie: Ov'è orgoglio, lì regnia follìa; e ove regnia lealtà, ivi si ferma senno e bontà. E san Giovanni Appostolo dicie: Superbia monta a cielo, e la testa tocca i nuvoli, e alla fine viene a niente. E ricordovi che di tutte le parole vi converrà rendere ragione a Dio; e però guarda bene a quello che è detto dinanzi. E dovemoci guardare da tutte le parole che abbassino nostro stato, e che sieno contro li buoni costumi. Dicie Socrate: Quello che è laido a fare, non dee essere bello a vedere; perciò che l'uom de’ dire belle parole a li strani e a’ privati, chè onestà è mestieri in tutte parti della vita dell'uomo. Dicie il Maestro: A chi tu parli, dèi considerare s'elli è amico o non; perciò che uom può più parlare sicuro all'amico. E non è più utile nè più bella cosa che un perfetto amico, col quale possi dire, come a te stesso. E Aristotile dicie, che l'amico è un altro senno: guardati di non dirli cosa che non sia da dire, chè non saria bene, se esso ti venissi nimico. Senaca dicie: Parla collo tuo amico sì come se Dio t'udisse, e vivi cogli uomini sì come se Dio fusse presente. E altrove dicie: Sappi tenere sì il tuo amico, ch'elli non diventi nimico. Dicie Pietro Alfons: Per gli amici che tu non ài provati, ti provedi una volta dall'amico, e dal nimico te ne provedi mille; perciò che l'amico ti verrà forse nimico. E 'l Maestro dicie: Non manifestare il tuo segreto a niuno. Jesu Sirah dicie: Nè all'amico nè al nimico non manifestare i tuoi segreti, chè essi si gabberebbono di te, non mostrando di ricoprire il tuo peccato. E 'l Maestro dicie: Fino che tu tieni tua credenza, ella è in tua prigione, e, poi che l'ai aperta, è intrata nella sua, chè più sicura cosa è a tacere, che a pregare che un altro taccia; e, non per tanto, se ti bisogna avere consiglio d'un tuo segreto, de'lo manifestare a uno tuo perfetto amico, il quale abbi provato di verace benivolenza. Salamone dicie: Abbi molti arnesi, e consigliatori, fra mille, uno. Cato dicie: Cometti il tuo segreto a leale compagno, e la tua malattia a leale medico.
TERZO. – Apresso, guarda che tu non parli troppo coll’amico tuo, che non puoi avere in lui buona fidanza, bene che esso avesse pace con teco. Dicie Josefo: Non ti fidare di colui con chi ài avuto guerra, però che ’l fuoco della nimistà giace sempre nel petto. Senaca dicie: Ov’è dimorato il fuoco, senpre vi si pare il segnio, ed è meglio di morire coll’amico che vivere col nimico. Salamone dicie: Non credere al tuo antico nimico, che, bene ch’egli si sollazzi, non è per amore, ma per prendere quello non potè avere dinanzi. E Pietro dicie: Non usare colli tuoi nimici, chè se tu farai bene a lui, el taceranno; se tu farai male, elli il faranno palese. Generalmente tu dêi guardare molto intra tutte le genti, chè molto portano luogo d’amico, e sono nimici. E però dicie Pietro Alfonso: Tutti quegli che tu non conosci, tieni che sieno tuoi nimici; e se vogliono camminare teco, e domandando dove tu vai, infingiti d’andare in altra parte; e se porta la lancia, e tu gli va’ dal lato ritto; e se porta la spada, e tu gli va dalla sinistra. Apresso, guarda che tu non favelli con folle. Chè Salamone dicie: Non dire parole alli orecchi del folle, però che elli à per niente le parole del tuo insegniamento, e ’l folle non ricieve in sè le parole del savio, se tu non li dici quello che a lui piace. Diceva uno matto a Pittagora, che più gli piaceva di stare colle femmine che co’ savi; e Pittagora rispuose, che ’l porco si dilettava più di stare nel fango che nell’acqua chiara. Dicie Jesu Sirach: Ben favella quell’uomo che dorme, che dicie al folle parole di senno. Apresso, ti guarda che tu non favelli a uomo schernitore; e fuggi le sue parole come il veleno; chè la sua compagnia è laccio di te stesso. Salamone dicie: Non gastigare il gabbatore, che esso ti vorrà male; gastiga il savio, che t’amerà. Senaca dicie: Chi biasima lo schernitore e riprende il malvagio, aquista de’ suoi peccati. E Jesu Sirach dicie: Pericolosa cosa è ad avere consiglio de’ folli, però che elli non dànno se non quello che piace a loro. Anco ti guarda di parlare con uomini maldicenti e con seminatori di discordie. Il Profeta dicie: Il male diciente non è amato in terra. Jesu Sirach dicie: Pericolosa cosa è in ogni uomo di discordia e folle parole. E altrove dicie: Chi innodia i maldicenti, spegnie malizia; e chi parla con essi, mette legnie a fuoco. E Tullio dicie: Guardati da l’uomo canino. E santo Agostino dicie: Siccome il fuoco crescie, mettendovi sù legnie, così il mal uom, quando ode migliori ragioni che la sua, crescie sua malizia, chè nella malvagia anima nonne enterrà savere. Anche ti guarda di non manifestare il tuo segreto a uomo ubriaco; chè Salamone dicie: Ove regnia ebrietà, non regnia credenza. E ’l Maestro dicie: Le femmine celano quello che non sanno. E, in somma, considera sempre le persone dinanzi a cui tu parli, e non dimenticare la natura del loco; chè altro è da dire in chiesa che in corte, e altro è in corredo che in pianto, e altro è in casa che fuori. Chè ’l Proverbio dicie: Chi sta lunga via non dica follia. E de’ l’uom guardare di mal dire dinanzi al signiore, ch’e’ vi si de’ ingegniare per bel modo difendere e mettere inanzi la verità e la ragone.
QUARTA. – Apresso, ti guarda se tu parli dinanzi a signiore, come li si de’ rendere e portare onore, secondo il grado della sua degnità. Tu dêi considerare la cagione delle tue parole, siccome dicie Senaca: Tu dêi cercare in tutte le cose la cagione. E Cassiodoro dicie, che niuna cosa può essere fatta sanza cagione. Ma sono cagioni di quattro maniere. Prima, che fa’; seconda, che si fa; terza, in che si fa; quarta, a che fine si fa. Tu dêi sempre guardare la cagione; chè, altrimenti si parla per lo servigio di Dio, altrimenti per lo servigio degli uomini, altrimenti per li tuoi fatti che per li altrui; ma guarda che per li tuoi procacci, et fatti belli sieno onorati. Chè Senaca dicie: Fuggi il laido guadagnio, come tua perdita; chè ’l Maestro dicie: Guadagnio che entra per mala via, è malvagio, e vale meglio spendio, che laido guadagnio. Dicie Cassiodoro, che ’l guadagnio de’ avere misura, perciò che s’elli entra per smisurata maniera, non averrà già la forza del suo nome, e sì dee essere secondo natura, io vone a dire chè ’l tuo guadagnio sia con prode dell’altra parte. E la Leggie dicie: Contra diritto di natura fa chi guadagnia contra altrui dannaggio. E dicie Tulio: Nè paura, nè dolore, nè morte è tanto nimica, come a inricchire dell’altrui danno. E dicie Cassiodoro: Tutte le maniere di crudeltà passa a inricchire della povertà de’ poveri. Tu dêi ben dire per uno tuo amico, ma che il tuo dire sia per bene. Chè Tulio dicie, che la leggie d’amistà vieta l’uomo di pregare l’altro di cosa disavenente, e colui che n’è pregato nol faccia; chè amore nonn’è difesa de’ mali che fai per l’amico, ma molto falla chi dà opera a mal fare. E Senaca dicie: Far male è laida cosa, e vale tanto quanto negare Iddio due volte. Cassiodoro dicie: Quello è buono difenditore che difende altrui sanza ingiuria. Anco dêi considerare come parli; però che ogni cosa à sua maniera e sua misura; e tutto quello che è dismisura è di male: ogni soperchio torna in vizio. Apresso, sappi che ’l modo nonn’è pure nelle parole, ma è nel portamento della persona e nel profferire della lingua. Chè Tulio dicie: Benchè le tue parole non siano molto pulite, se tu le profferi adornamente e con bel portamento, saranno lodate; e se le tue parole saranno belle, e tu le profferi laidamente, saranno biasimate. E però dêi tu adornare la bocca e lo spirito e tutto il movimento del corpo e della lingua, e amendare le parole, e a l’uscita di belle labbra in tal maniera, che non paiano schiacciate, nè infiate, nè aspre, ma sieno intendevoli e sonanti di bella profferenza, chiare e soave; sicchè ciascuna silaba abbia suono, e ciascuno motto abbia sua giagenza (sic), e sia ora bassa, e ora alta, e non per quanto tu dêi, tu dêi (sic) cominciare più basso, e poi montare al mezo e alla fine, quanto si conviene. E in tutte queste cose e maniere dêi tu sapere mutare, secondo il mutamento del luogo e del tempo e della cagione; però che tal cosa dêi tu dire compiutamente, e tale per maestria, e tale per di sdegnio; e ’n tale modo che le parole e ’l suono sieno concordanti insieme. Apresso, guarda che non tenghi il viso troppo levato a cielo, nè basso verso la terra; e non volgiere le labbra laidamente, nè agrottare le ciglia, e non sia in te nullo laido portamento. QUINTO. – Apresso, ti guarda che tu non sii ratto. L’Apostolo dicie: Sii lento a parlare, e ratto a udire. E Salamone dicie: Chi è ratto a parlare, à più follia che senno. Cassiodoro dicie: Savio è quelli che ratto intende e tardo giudica. Chi sta a conciliare è lodato, e chi ratto gudica, corre al péntere. Dicie il Maestro: Tre cose sono contrarie al consiglio, cioè fretta, ira e cupidità; ma dopo il consiglio è buona la fretta. Senaca dicie: Di’ meno che tu non fai, e consiglia lungo, e fa’ tosto. Salamone dicie: Chi è presto in tutte l’opere, dimora inanzi al re, e non col popolo. Jesu Sirach dicie: Sii presto a fare le cose, ma guardati imbrigare l’opere; però che cagnia frecciolosa fa i figliuoli ciechi. Salamone dicie: Fa’ assai, e dirai poco, e piacerai altrui; e chi molto parla, spesso falla. Abrevia le parole, ma non sì che parli scuro. Di’ bene, chè è buono dire, ed è ramo d’amistà; e mal dire è cominciamento di briga. Adunque, ordina parole buone e chiare, sanza riso e sanza grido. Salamone dicie: Parole ordinate sono fiore di mele, dolcezza dell’anima, e fermamento dell’ossa. SESTA. – Poi dêi considerare il tempo. Dicie Jesu Sirach: Il savio aspetta tempo, e ’l folle non guarda stagione. Salamon dicie: Taci fin ch’ài mestiere di parlare. Senaca dicie: Egli è tenpo da parlare, e tenpo è da tacere. Il Maestro dicie: Taci infin che tu sarai udito. Dicie Jesu Sirach: Chi parla ove non sia inteso, versa parole a forza, ed è simile a chi suona al pianto li stormenti. Guarda che tu non risponda anzi che tu l’intendi. Mostra povertà di senno chi dicie anzi che sappa, e cade in ischerne. Dicie Jesu Sirach, che tu apparecchi giustizia anzi che giudichi, e inpara anzi che tu dichi.
Explicit brevis doctrina loquendi Fratis Tomme de ordine predichatori (sic). Deo gratias.