L'incerti de Palazzo
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
L’INCERTI DE PALAZZO.1
Ggià cche sséte2 ar proposito, sor Marco,
De tutte le storzione3 e mmaggnerie,
Che cqui sse4 fanno in delle sagrestie
A ttitolo de córtra5 e ccatafarco;
Sentitene mo un’antra6 de le mie.
Jeri un Conte, ch’è pprimo Maniscarco7
In de la Corte d’un gran Re Mmonarco,
Annò8 ddar Papa co’ ddu’ bbrutte zzie.
Come v’ho ddetto, sto sor Conte aggnéde,9
E llui co’ le su’ zzie sazziorno l’occhi
Addoss’ar Papa, e jje bbasciòrno er piede.
Tornato a ccasa, un scopator zegreto10
Je portò un conto de sei bbelli ggnocchi,11
A ttitolo de lógro12 de tappeto.13
13 marzo 1834.
Note
- ↑ [Detto così assolutamente, s’intende sempre quello del Papa.]
- ↑ Siete.
- ↑ Estorsioni.
- ↑ Si.
- ↑ [Coltre mortuaria.]
- ↑ Altra.
- ↑ Maniscalco, invece di “scalco.„
- ↑ Andò.
- ↑ Andò.
- ↑ Gli scopatori segreti sono i servi del papa.
- ↑ Scudi.
- ↑ [Logoro]: consumo.
- ↑ Questa tariffa esiste realmente fra le propine delle così dette Cinque famiglie. L’attuale pontefice Gregorio XVI, dicesi che ne mediti l’abolizione e così dar gratis il Piede SS.mo alla divozione de’ baciatori. Le cinque famiglie dianzi nominate sono distinte in: 1.a Anticamera e sala pontificia. 2.a Sala di M.r Maggior duomo. 3.a Sala di M.r Uditore SS.mo 4.a Sala di M.r Maestro di Camera. 5.a Sala del Segretario de’ Brevi. Nell’inverno 1833-1834, le mance delle cinque famiglie superarono gli scudi 15,000. Interessante articolo di romana statistica!