L'incennio ne la Mèrica

Giuseppe Gioachino Belli

1836 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura L'incennio ne la Mèrica Intestazione 1 marzo 2025 75% Da definire

L'editto su le feste Er rifresco der zor Giachemo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

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L’INCENNIO NE LA MÈRICA.[1]

     Naturale;[2] er zor diavolo sc’istiga,
Ce tenta sempre a ffà ccose da forca:
Se tiè[3] ppe’ ttutto una vitaccia porca;
E a la fine er Ziggnore sce gastiga.

     Lui se la sbriga presto, se la sbriga,
E cquanno sce se[4] mette, eh nun ze sporca.[5]
Cos’è ssuccesso a la scittà d’Agliorca?[6]
S’è abbrusciata, per dio!, com’una spiga.

     Che ha ffatto? Fórzi[7] nun ha ffatto ggnente.
E Iddio forz’anche l’ha mmannata a ffoco
Pe’ li peccati de quarch’antra[8] ggente.

     Li ggiudizzi de Ddio chi l’indovina?
Pò èsse[9] perché a Rroma quarche ccoco
Ha ppelato de festa una gallina.[10]

21 febbraio 1836.

Note

  1. L’incendio nell’America.
  2. Naturalmente. [Quello, cioè, di Nuova-York, accaduto nel dicembre del 1836, e che distrusse oltre a secento case, e robe e merci del valore complessivo (secondo un comitato eletto per accertarlo) di lire sterline 17, 115,629. Cfr. il Diario di Roma del 27 e 30 gennaio e 13 febbraio di quell’anno.]
  3. Si tiene.
  4. E quando ci si.
  5. Non si sporca, cioè: “non fallisce.„
  6. Alla città di Nuova-York.
  7. Forse.
  8. Di qualche altra.
  9. Può essere.
  10. Vedi i due antecedenti sonetti intitolati: L’editto su le feste. [E specialmente la nota 4 del primo.]