L'età de la padrona

Giuseppe Gioachino Belli

1847 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura L'età de la padrona Intestazione 7 aprile 2025 75% Da definire

La testa de bbona momòria Er difenzore de matrimoni
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1847 e 1849

[p. 385 modifica]

L’ETÀ DE LA PADRONA.

     Vecchia la mi’ padrona?! Io te conzijjo,
Checco, a nun mette sti tumurti in piazza.
Si ttu te fai sentì, cquella t’ammazza:
Si ll’arriva a ssapé, nasce un bisbijjo.

     Nun dico che sii propio una regazza,
Però è gguasi più ggiovene der fijjo;
E cquanno se sposò ccór zor Basijjo
La trovònno a ggiocà cco’ la pupazza.[1]

     Disce che ll’osse sue ereno zzéppi,[2]
E la madre je fesce in ne l’acconcio[3]
Tutte le bbuttasù[4] cco’ li ritréppi.[5]

     Inzomma, a ggiuventù llei se ne fótte;
E ddio ne guardi si mmai bbeve un poncio,
Se scòtola cqua e llà ttutta la notte.

10 gennaio 1847.

Note

  1. [Bambola.]
  2. [Zeppo, nell’Umbria zéppolo, è il maschile di zeppa; ed equivale al toscano “fuscello,„ se non che lo zéppo può anche esser più grosso.]
  3. [Nel corredo.]
  4. [Vesti da buttarsi sù, così per comodo.]
  5. [Ritréppio: “quella piegatura o rimessa, che si fa da piedi alle vesti da donna o da bambini, per poterle al bisogno allungare.„ Tessitura, a Firenze. Ma il vero vocabolo, secondo il Rigutini-Fanfani, sarebbe sessitura, se la forma corrotta non avesse ormai, come in tanti altri casi, preso il posto della legittima.]