L'edera (dramma)/Atto I/Scena II

Scena II

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SCENA SECONDA.


Zio Zua; Donna Rachele; poi, Annesa; Rosa e, da ultimo, Don Simone.

Donna Rachele

entra dalla comune, avvolta in uno scialle nero: — con dolcezza.

Perchè gridate così, Zio Zua?

Zio Zua.

L’ho con quella demonia!... Fa il fuoco in cucina.... e il fumo mi soffoca!... Lo fa apposta!... E mi lascia anche al bujo, come un morto!

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cambiando tono.

Già, sarebbe meglio che fossi morto!.... Tanto, vivo solo per tremare di dolore!

Donna Rachele

si avvicina al letto; e, pietosa, gli accomoda i cuscini, ecc.

Calmatevi, calmatevi!... E abbiate pazienza! ... Tutti siamo nati per soffrire!

Zio Zua

calmandosi.

Fammi almeno portar un lume, Rachele!

Donna Rachele.

È ancora giorno... Si sta più freschi senza lume.

si toglie lo scialle, lo piega e lo getta sulla spalliera di una sedia.

Zio Zua

tornando ad agitarsi.

Più freschi?!... Ma io ti dico che soffoco!

Donna Rachele

non riuscendo ad accendere una lucerna a tre becchi.

Pazienza, Santo vecchio!... Siamo d’estate!

parlando con Annesa, che è sempre in cucina.

Annesa, non c’è olio nella lucerna!... Che fai? [p. 9 modifica]

Annesa.

Finisco di stacciar la farina.

Donna Rachele.

Lascia stare!... È tardi!... Dov’è la bambina?

Annesa.

Nell’orto.

Donna Rachele.

Chiamala....

Annesa

sempre dalla cucina, chiamando verso il cortile.

Rosa, vieni: ti vuole la nonna!

Rosa

dall’interno.

Voglio vedere i fuochi!

Annesa.

Si vedono anche da qui.... Vieni, che è tardi. ... Ti si arrampicherà per le gambe qualche lucertola!

Rosa

poco dopo, la si vede rientrare, correndo, in cucina.

Eccomi, eccomi!

Annesa va e viene in [p. 10 modifica]cucina, preparando la cena. — Entra Don Simone dalla comune: — veste da borghese, ma con la berretta sarda.

Don Simone.

Che cos’è, verbigrazia?... Si sta al bujo?

Zio Zua

brontolando.

Come i morti!

Donna Rachele

che intanto ha versato l’olio nella lucerna e sta accendendola.

Pazienza!... Arrivo adesso!

Don Simone.

Dove sei stata finora?

Donna Rachele

appena acceso il lume, si fa il segno della croce.

Dio sia lodato!

rispondendo a Simone.

Sono stata in chiesa a far la santa confessione. ... Prete Virdis, poi, mi ha trattenuto per domandarmi se Paulu era tornato da Nuoro, e se aveva trovato i danari.

parla a voce alta, perchè possa udirla Zio Zua, che, a sua volta, finge di non prestarle ascolto.

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Don Simone.

Che gli hai risposto?

Annesa, mentre Rachele parla, si avvicina alla porta e ascolta ansiosa.

Donna Rachele.

Gli ho risposto: «speriamo che Paulu torni stassera; ma, se non trova i danari, questa volta, siamo rovinati per davvero!... Tutto andrà all’ incanto!... L’ultima tanca, la casa.... tutto.... e fra pochi giorni!

Don Simone

siede presso la tavola, si toglie la berretta, si stringe la testa fra le mani, desolato; poi, subito dopo, si scuote, solleva il capo e sorride.

Speriamo!... Lasciamo passare trenta giorni, prima di contar un mese!

Donna Rachele.

Sì, speriamo!

breve pausa.

Prete Virdis mi ha domandato se domani, come gli altri anni, daremo il pranzo ai sei poveri.

Annesa

vivamente, sulla porta di cucina.

Io non lo darei questo pranzo! [p. 12 modifica]

Don Simone

sorridendo, con amarezza

Chi più poveri di noi?

Donna Rachele.

Figliuola mia, i Decherchi, da secoli, adempiono questo sacro obbligo.... Il giorno di ferragosto offrono un pranzo a sei poveri di buona famiglia: da secoli, una Decherchi serve con le sue mani questi disgraziati caduti in miseria. ... come Gesù serviva i suoi Apostoli.

Annesa.

Ma se il vostro ultimo podere, gravato di questo canone, andrà, forse, all’asta fra pochi giorni!... Perchè volete fare questa spesa inutile... gettare una somma ai cani e ai corvi?

Donna Rachele.

Taci!... Gesù, nostro Signore, era più povero di noi.... eppure....

Don Simone

allegramente sarcastico.

E poi l’anno venturo anche noi forse saremo tra i sei poveri invitati dal nuovo padrone!

Donna Rachele.

Oh, non parlate così! [p. 13 modifica]

Don Simone

rizzandosi, con ironica fierezza.

Sta bene!... Pensiamo a far bella figura, domani!

Zio Zua

borbottando, astioso.

Sì, sì!... Pensate a far bella figura!... La boria non vi manca!

Don Simone.

Che dici, Zua?

Zio Zua.

Dico che vi resta ancora la causa della vostra rovina: la boria!

Don Simone

gli volge le spalle: a Donna Rachele.

Stassera, non si cena?

Donna Rachele.

Ho indugiato, credendo che.... come gli altri anni.... ci sarebbero capitati ospiti per la festa di domani.

Don Simone.

Eh! oramai la gente non frequenta più le feste religiose! [p. 14 modifica]

Donna Rachele.

Però, la gente si diverte ancora.... e gli ospiti verranno in paese... ma qui... guardando intorno. Oramai, l’albergo è povero!

Don Simone

sbadigliando.

Che ci dài da mangiare, Rachele?

Donna Rachele.

Ova, che Annesa cuocerà subito col lardo.... Ci sono anche le trote.

Don Simone

rallegrandosi.

Ma sicuro!... Abbiamo le trote, e non me ne ricordavo! avviandosi, a sinistra. Dunque, preparate.... Io vado a vedere se arriva Paulu... e qualche ospite.

Don Simone esce dalla comune. — Zio Zua tossisce e brontola sempre.