L'avaro/L'autore a chi legge
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L'AUTORE
A CHI LEGGE.
Se poi alcuno cosa facile la credesse, e di minore studio di una Commedia di tre o di cinque atti, s’ingannerebbe moltissimo. Il ritrovato dell’argomento è lo stesso, i caratteri servono egualmente alla brevità e alla lunghezza, l’intreccio, la peripezia, la catastrofe sono parti integrali e indispensabili tanto della commedia più breve, quanto della più lunga. Ella è bensì cosa malagevole e difficoltosa consumare l’intiera azione in sì corto tempo, e vincolare la fantasia in così limitati confini. In una regolare commedia, divisa in atti, abbiamo la libertà di estenderci a ventiquattr’ore di tempo. La divisione degli atti è comodissima per l’Autore, figurando fra un atto e l’altro delle cose che non si vedono, ma vengono poi artificiosamente accennate. Per lo contrario, nella Commedia di un atto solo, l’azione che si rappresenta dee consumarsi in iscena in quel ristretto tempo in cui un fatto vero potrebbe ragionevolmente accadere. Se ciò è facile a meditarsi e ad eseguirsi, lo lascio giudicare a chi intende. Se alcuno si lagnerà di questa breve Commedia, sarà perchè, bramoso di leggere più lungamente, gl’increscerà di aver troppo presto finito il divertimento, ma se penserà poi alla fatica ch’essa mi costa, ed all’onesto fine per cui l’ho stampata, spero mi sarà grato, o per lo meno indulgente. Non creda però ch’io voglia abusarmi della sua compiacenza. Tre o quattro di queste brevi commedie in una lunga serie di Tomi, mi sembrano compatibili anche da più avidi di leggere e di divertirsi; e ve ne sono, e ve ne saranno di così lunghe, che pesandole tutte insieme, credo vi sarà per tutti il giusto peso e la giusta misura.
- ↑ La presente prefazione uscì in lesta alla commedia nel t. IV (1762) dell’ed. Pasquali di Venezia.