L'Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare
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tratto da Spazio Rurale, maggio 2005
Politica Agricola
L’ISA (Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare): Un nuovo strumento per realizzare la politica agricola rafforza l’importanza degli accordi interprofessionali per i contratti di coltivazione e vendita.
Gli agricoltori italiani impareranno presto una nuova sigla per individuare il luogo dove vengono prese le scelte che contano per il mondo agricolo: è ISA - Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare. Nella legge di conversione del decreto legge sulla competività si è trasferito per intero l’articolo preparato per il disegno di legge e perciò, con questa scorciatoia, la norma diventa subito operativa. L’ISA era stata costituita già nel 2004 in forma di s.p.a., partecipata al 60% dall’Ismea e al 40% da Sviluppo Italia, per gestire le attività nel settore agroalimentare sostanzialmente i fondi ex Ribs. Con la nuova legge di conversione la partecipazione sarà diretta del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, mettendo fine al primitivo progetto di condivisione del potere con il Ministero delle Attività Produttive.
All’ISA vengono trasferite le funzioni, le risorse umane, finanziarie e strumentali del Mipaf relative ai contratti di programma e a quelli di filiera, diventando perciò arbitro di un potere enorme a cominciare dagli ingentissimi fondi stanziati per le aree sottoutilizzate.
Nell’immediato passato avevamo assistito ad una sottile disputa di attribuzione dei meriti tra i Ministeri dei fondi a favore degli agricoltori:
-Gianni Alemanno dava grande risalto all’approvazione da parte del Cipe di un contratto di programma, proposto dal Consorzio Florovivaistico Agroambientale dello Jonio, che prevede investimenti localizzati nella provincia di Catania per 47 milioni di euro, con contributi a fondo perduto per 21 milioni di euro e la prossima approvazione di due contratti di filiera che prevedono investimenti nei settori del latte e dell’ortofrutta con agevolazioni concesse saranno pari a 18 milioni di euro.
Il ruolo preminente del Ministero delle Attività industriali veniva invece sottolineato nel diffondere la notizia del contratto di programma, finanziato per 12 milioni di euro dal Cipe e 500.000 euro dalla regione Toscana a favore di sei iniziative agroalimentare della Maremma: Copaim (gastronomia ittica e vegetale), l'oleificio sociale Olma (che produce il 50% dell'olio certificato Igp Tosano), Conserve Italia (lavorazione pomodoro da industria), e tre grandi aziende vitivinicole Rocca di Frassinello, La Capitana, Castello d'Albola)
La partita è grossa, lo abbiamo già detto. Il Cipe ha attribuito la priorità al settore agroalimentare ai Fondi per le Aree Sottoutilizzate che per il solo 2005 ammontano complessivamente a 7,6 miliardi di Euro. Come già fatto altre volte, il MIPAF non vuole gestire direttamente questa sua fetta di potere, ma attraverso una istituzione direttamente controllata: l’ISA, appunto, uno strumento più agile e controllabile per realizzare una politica agricola. Nella stessa ottica va vista una grande novità, forse discutibile: si è approfittato della nuova legge per introdurre un’arma molto potente per imporre i contratti di coltivazione e vendita conformi agli accordi interprofessionali che costituiranno criterio di preferenza nel distribuire i contributi statali per l’innovazione e la ristrutturazione delle imprese agricole e ai regimi di aiuto previsti dai contratti di filiera. Anche le singole regioni potranno attribuire priorità nell’erogazione dei contributi alle imprese che concludono contratti di coltivazione e vendita.
Persino negli appalti delle istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche ed ospedaliere è prevista una preferenza per le produzioni agricole oggetto di contratti di coltivazione e vendita conformi agli accordi interprofessionali.
A completare il quadro, a partire dal 1° gennaio 2006 la priorità viene estesa anche agli aiuti supplementari diretti previsti a discrezione dello Stato membro ai sensi del regolamento dell’Unione Europea.
L’intera massa di danaro quindi che non solo attraverso il nuovo strumento dell’ISA, ma anche delle regioni o dell’Unione Europea passerà attraverso il collo di bottiglia dei contratti di coltivazione e vendita conformi agli accordi interprofessionali. Per una agricoltura in crisi come è quella italiana in questo momento, che ha visto smantellate tutte le vecchie forme di aiuto, forse cercare nuove strade concertate tramite accordi interprofessionali può essere una strada efficace. Occorre, però una condizione: la massima trasparenza e tempestività nelle informative per porre tutti gli agricoltori su un piano di parità ed evitare che gli aiuti giungano non a chi li merita, ma chi è più vicino ai centri di potere Il non lontano ricordo di ingenti somme attribuite alla Parmalat sono un monito efficace.
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