Favole (La Fontaine)/Libro secondo/X - L'Asino carico di spugne e l'Asino carico di sale
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Con gravità d’imperator romano
un asinaio, col suo scettro in mano,
guidava due corsier di Asineria;
l’uno di spugne carico, con chiasso
moveva i piè veloci:
l’altro, carco di sal, stentava il passo,
come se camminasse sulle noci.
E va per valli, e va per strade e monti,
le brave bestie arrivan finalmente
al guado d’un torrente,
che a piedi asciutti non si passa mai.
Il buon uom, che fa senza anche dei ponti,
salito in groppa a quello delle spugne,
com’era naturale,
caccia davanti l’asino del sale.
Questo, volendo far di propria testa,
dopo giri e rigiri entra in un gorgo
così fondo, che quasi mi ci resta.
Ma a furia di sgambetti, in quella piena
la bestia fece in modo,
che non sentì più peso sulla schiena.
Tutto il suo sale s’era sciolto in brodo.
Supponendo anche lui d’uscir d’affanno,
mastro spugnaio volle far lo stesso,
a guisa delle pecore
che ciò che l’una fa e l’altre fanno.
Entra nel fiume infino che gli giugne
l’acqua alle orecchie e vi bevvero in tre,
il mulattiero, l’asino e le spugne.
Ma queste spugne, ahimè!
fatte pel troppo ber troppo pesanti,
resero il bel servizio
di tirare la bestia in precipizio.
Bestia e padrone vi sarebber morti
e senza remissione,
se non li soccorrean anime buone.
A noi basta aver visto a nostra vera
istruzïon morale,
che se tutti fan tutto a una maniera,
si casca in fondo e ci si perde il sale.