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LXXVII.
IL BURCHIELLO AI LINGUAIOLI
Il soldan de gli accenti a solatío
Giva su per Mugnone ïn vista fiera.
Calandrin gli dicea con buona cera
4— Togli de l’elitropia, o fratel mio. —
Cantavan l’oche per quella riviera
— Pigliati i paperotti, e va con Dio — :
Gli gridavano i ghiozzi — Addio, addio — :
8Sconcordavano i granchi a schiera a schiera.
Grande onor fecegli anche un pappagallo
Declinando proverbi a le brigate
11Di sur un arbor di sambuco giallo;
Ed in rime dicea sue pappolate,
Ma le Grazie gli diedero un cavallo,
14E con le gazzere ei si rese frate.
Di farfalle acconciate
Con passerotti lessi a gran diletto
17Una bertuccia faceva il guazzetto;
E di quel suo brodetto
Die’ bere piú d’un tratto al Nardi e al Gello,
20Che per ammenda tolsergli il cappello
Dove tenea ’l cervello
E diederlo a beccare a un fottivento
23Che dopo il pasto si morí di stento.
Or ecco un gran concento
Di fischi e bussi pauroso e strano:
26E’ vengono i pedanti a mano a mano,
E pigliano il soldano
E la bertuccia e il pappagal babbione,
29E spettacol ne fanno entro un gabbione,
Dicendo a le persone
— O buona gente, venite a la mostra:
32Questi son gli occhi de la lingua nostra. —