Istruzioni elementari (1760)/Libro II - II - I - I

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ARTICOLO II.


Della Composizione degli

cinque Ordini.


CAPO I.


Considerazioni sovra le Parti principali degli

Ordini, e su la maniera di disporli.


OSSERVAZIONE   I.

Del Piedistallo


Q
Uesto corpo, che alcuni, nè già senza legittimo fondamento, considerano non come parte essenziale, ma come sola appendice dell'Ordine, derivò la sua origine da una certa usanza, che già avevano gli antichi nel disporre i lor Tempj. Per rendere eglino questi, attesa la dignità loro sovra gli altri Edificj, maestosi, e rispettabili, il piano ne elevavano dal suolo comune, disponendone l'ascesa con spaziose scale corrispondenti alle entrate: onde era lor d'uopo d'inalzarvi all'intorno un ben sodo muro, che 'l terreno sostenendone formasse insieme al detto piano conveniente piede alle Colonne, che a decorazione esteriore d'essi Tempj vi venivano sopra elevate. Perchè poi questo muro corrispondesse nell'aspetto, alla dignità, e bellezza di dette Colonne, presero a disporlo a risalite con ritirarne in dentro quella parte, che tra mezzo restava all'una, e l'altra Colonna, adattandovi insieme basamento, e cimasa: e così venne determinata la forma, e l'uso introdotto del Piedistallo. Non aveva però egli alcuna determinata regola nella sua altezza; perchè secondo che più, o men alto sovra il suolo comune, giusta il capriccio dell'Architetto, facevasi il piano del Tempio, tale pure costituita veniva l'altezza del Piedistallo: e quindi può esser probabilmente derivata la sì grande varietà, che negli antichi esempi si osserva circa la di lui altezza, rispetto a quella della Colonna: imperocchè nel'Arco di Susa si trova esser ella un quarto circa; agli Ordini Jonico, e Corinthio del Colosseo i quattro quindicesimi; all'Arco di Tito i quattro undecimi, ed a quello di Costantino i due quinti della propria Colonna; ed esserne all'Arco di Verona il Dado quadrato. La proporzione per altro maggiormente adottata, la quale pare che più gli convenga, si è quella del terzo della sua Colonna. Tale pure gli viene da Vitruvio ne' suoi Precetti al lib. 5 cap. 7., dicendo quivi dover l'altezza del Piedestallo esser la duodecima parte del diametro dell'Orchestra, e la Colonna con base, e capitello la quarta parte del medesimo diametro. Vignola, per stabilire in ciò una plausibile regola, a tale autorità appoggiato, non meno, che a quegli esempi, che migliori gli parvero, fra i quali vi ha il Corinthio dell'Arco del Castelvecchio in Verona, ne ha l'altezza in tutti gli Ordini fissata eguale alla terza parte della Colonna con base, e capitello: ma troppo scarso a giudizio de' più valenti Architetti essendo il basamento, che vi assegna, troppo svelto, ne viene quindi a riuscir il dado, di modo che mancante ad evidenza ravvisasi di quell'effetto, che dal di lui officio l'occhio, e la ragione pretendono.

Non ha però da prendersi in sì stretta ragione questa Regola, che luogo in qualche parte non resti all'arbitrio dell'Architetto; anzi, se v'ha cosa nell'Ordine, nella cui determinazione accomodarsi specialmente convenga agli accidenti del caso, egli è certamente a preferenza d'ogni altra altezza del Piedestallo: la qual licenza non deve tuttavia oltre certi limiti stendersi: onde non si farà mai il Piedestallo nè più alto del terzo, nè men alto del quarto della Colonna.

Egli è poi principalmente da avvertire di non dare in certo abuso da alcuni introdotto d'impiegare più d'un Piedestallo sotto una stessa Colonna, come in molti luoghi si vede, specialmente negli ornamenti degli Altari: poichè più che un solo Piedestallo non può naturalmente convenire ad un'Ordine; e tanto perde questo della sodezza, quanto per dar luogo a tale eccesso si toglie del suo alla Colonna, che perciò forza è ne divenga debole d'aspetto, ed in se stessa meschina si rappresenti: Converrà per tanto, qualora il caso richiegga una tal duplicazione, disporre l'inferiore in forma di stereobate: o sottobasamento rappresentante col suo non interrotto ricorso un piano sodo, ed unito, sovra cui appaja poggiare come su pian naturale l'Ordine, che verravvi sopra elevato; come saggiamente praticò Michel'Angelo nella Cappella della Pietà in S. Andrea della Valle, e nel modo, che gli dispose Pietro da Cortona all'Altare del Ciborio in S. Pietro, ed il Bernino all'Altare della Cattedra. E perchè può occorrere, che tanto si abbia d'altezza sotto la Colonna, che abbondante sendo per il solo Piedestallo, sufficiente non sia per dar luogo ad un sottobasamento; si potrà in tal caso disporre sotto il Piedestallo un Zoccolo; ed abbisognando, un'altro ancora sotto la Base della Colonna, come negli Archi di Tito, e Settimio operato si vede.

In tre maniere si possono disporre in tutti gli Ordini i Piedestalli; cioè od isolati sotto d'una Colonna, o continuati sotto più colonne, od interrotti nel loro ricorso pel ritiro, che in tal caso essi vengono a fare nello spazio esistente frammezzo alle Colonne. Rarissimi sono gli esempi antichi, ne' quali praticati si veggano i Piedestalli isolati. Al Teatro di Marcello, ed al Colosseo nell'Ordine Jonico si ritirano a dietro fra le Colonne, e sono senza basamento. In più dei luoghi per altro, e specialmente al Tempio della Fortuna virile si osservano essi continuati dall'una all'altra Colonna in forma di Stereobate, che però gli antichi esempi imitanto non mai dovransi nell'uso degli Ordini disporre Piedestalli isolati.

Parlando Vitruvio de' Piedestalli al lib. 3. cap. 3 dice Stylobatam ita oportet exequari; uti habeat per medium adjectionem per scamillos impares: si enim ad libellam dirigetur, alveolatus oculo videbatur. Cioè in tal guisa aggiustar fa d'uopo il Piedestallo; che a trovar si venga la di lui parte di mezzo accresciuta per via di piccioli banchi, o tavole di grandezza ineguali; imperocchè, se si farà egli in tal parte piano per tutta la sua estensione, ne diverrà il di lui aspetto ad un canal somigliante. Quanto abbia l'oscurità di questo passaggio di Vitruvio dato da studiare a' Grammatici, ed agli Architetti, che preso ne hanno a commentare i Precetti, assai chiaramente il dimostrano gli prolissi loro discorsi, e i libri stessi, che se ne sono composti, siccome pure le varie loro Opinioni, che in quelli trovansi espresse; fra le quali la più seguita è quella di Filandro, riassunta da M. Perault, e da me già avanti esposta. Quanto però questa, tuttoche apparentemente tra le più plausibili, s'allontani dal vero, parecchie ragioni ne avrei a addurre in comprova: ma perchè il discorso troppo in lungo ne andarebbe, perciò tralascio di qui soggiungerle, contentandomi di addurre solo quel tanto, che essere scorgo al mio proposito confacente. Ci insegna quì dunque a mio parere Vitruvio d'adornare il Timpano, o sia il Dado del Piedestallo con sottili intavolature le une su le altre dal di lui piano risaglienti, per così impedire quel poco piacevole effetto, che in foggia quasi d'un canale quello all'occhio presentarebbe senza tale ornamento. Evvi pure costume d'adornare il Timpano, o Dado con un riquadro, od intavolamento arricchito di basso rilievo, come di vede in più esempj antichi: il che però conviene particolarmente agli Ordini gentili. E siccome anche al Dorico è adattabile qualche ornamento, si potrà perciò in questa parte esso praticare in risalita nella maniera, che si è da Vitruvio è accennata.