Doma che fu la potenzia de’ nobili, e finita che fu la guerra con lo Arcivescovo di Milano, non pareva che in Firenze alcuna cagione di scandolo fusse rimasa. Ma la mala fortuna della nostra città e i non buoni ordini suoi feciono intra la famiglia degli Albizzi e quella de’ Ricci nascere inimicizia; la quale divise Firenze, come prima quella de’ Buondelmonti e Uberti, e di poi de’ Donati e de’ Cerchi aveva divisa. I pontefici, i quali allora stavano in Francia, e gli imperadori, che erano nella Magna, per mantenere la reputazione loro in Italia in varii tempi moltitudine di soldati di varie nazioni ci avevano mandati; tale che in questi tempi ci si trovavano Inghilesi, Tedeschi e Brettoni. Costoro, come, per essere finite le guerre, sanza soldo rimanevono, dietro ad una insegna di ventura, questo e quell’altro principe taglieggiavano. Venne per tanto, l’anno 1353, una di queste compagnie in Toscana, capitaneata da Monreale provenzale; la cui venuta tutte le città di quella provincia spaventò, e i Fiorentini, non solamente publicamente di gente si providdono, ma molti cittadini, intra’ quali furono gli Albizzi e i Ricci, per salute propria si armorono. Questi intra loro erano pieni di odio, e ciascuno pensava, per ottenere il principato nella repubblica, come potesse opprimere l’altro: non erano per ciò ancora venuti alle armi, ma solamente ne’ magistrati e ne’ Consigli si urtavano. Trovandosi adunque tutta la città armata, nacque a sorte una quistione in Mercato Vecchio, dove assai gente secondo che in simili accidenti si costuma, concorse. E spargendosi il romore, fu apportato ai Ricci come gli Albizzi gli assalivano, e agli Albizzi che i Ricci gli venivano a trovare; per la qual cosa tutta la città si sollevò, e i magistrati con fatica poterono l’una e l’altra famiglia frenare, acciò che in fatto non seguisse quella zuffa che a caso, e senza colpa di alcuno di loro, era stata diffamata. Questo accidente, ancora che debile, fece riaccendere più gli animi loro, e con maggiore diligenzia cercare ciascuno di acquistarsi partigiani. E perché già i cittadini, per la rovina de’ Grandi, erano in tanta ugualità venuti che i magistrati erano, più che per lo adietro non solevano, reveriti, disegnavano per la via ordinaria e sanza privata violenza prevalersi.