Intra gli altri grandi e maravigliosi ordini delle republiche e principati antichi che in questi nostri tempi sono spenti era quello mediante il quale, di nuovo e d’ogni tempo, assai terre e città si edificavano; perché niuna cosa è tanto degna di uno ottimo principe e di una bene ordinata republica, né più utile ad una provincia, che lo edificare di nuovo terre dove gli uomini si possino, per commodità della difesa o della cultura, ridurre; il che quelli potevono facilmente fare, avendo in uso di mandare ne’ paesi o vinti o voti nuovi abitatori, i quali chiamavono colonie. Perché, oltre allo essere cagione questo ordine che nuove terre si edificassero, rendeva il paese vinto al vincitore più securo, e riempieva di abitatori i luoghi voti, e nelle provincie gli uomini bene distribuiti manteneva. Di che ne nasceva che, abitandosi in una provincia più commodamente, gli uomini più vi multiplicavano, ed erano nelle offese più pronti e nelle difese più sicuri. La quale consuetudine sendosi oggi per il malo uso delle republiche e de’ principi spenta, ne nasce la rovina e la debolezza delle provincie; perché questo ordine solo è quello che fa gli imperii più securi, e i paesi, come è detto, mantiene copiosamente abitati: la securtà nasce perché quella colonia la quale è posta da un principe in uno paese nuovamente occupato da lui è come una rocca e una guardia a tenere gli altri in fede; non si può, oltra di questo, una provincia mantenere abitata tutta, né perservare in quella gli abitatori bene distribuiti, senza questo ordine. Perché tutti i luoghi in essa non sono o generativi o sani; onde nasce che in questi abbondono gli uomini, negli altri mancano; e se non vi è modo a trargli donde gli abbondono, e porgli dove e’ mancano, quella provincia in poco tempo si guasta; perché una parte di quella diventa, per i pochi abitatori, diserta, un’altra, per i troppi, povera. E perché la natura non può a questo disordine supplire, è necessario supplisca la industria: perché i paesi male sani diventano sani per una moltitudine di uomini che ad un tratto gli occupi; i quali con la cultura sanifichino la terra e con i fuochi purghino l’aria, a che la natura non potrebbe mai provedere. Il che dimostra la città di Vinegia, posta in luogo paludoso e infermo: nondimeno i molti abitatori che ad un tratto vi concorsono lo renderono sano. Pisa ancora, per la malignità dell’aria, non fu mai di abitatori ripiena, se non quando Genova e le sue riviere furono dai Saraceni disfatte; il che fece che quelli uomini, cacciati da’ terreni patrii, ad un tratto in tanto numero vi concorsono, che feciono quella popolata e potente. Sendo mancato per tanto quello ordine del mandare le colonie, i paesi vinti si tengono con maggiore difficultà, e i paesi voti mai non si riempiano, e quelli troppo pieni non si alleggeriscono. Donde molte parti nel mondo, e massime in Italia, sono diventate, rispetto agli antichi tempi, diserte: e tutto è seguito e segue per non essere ne’ principi alcuno appetito di vera gloria, e nelle republiche alcuno ordine che meriti di essere lodato. Nelli antichi tempi, addunque, per virtù di queste colonie, o e’ nascevano spesso città di nuovo, o le già cominciate crescevano; delle quali fu la città di Firenze, la quale ebbe da Fiesole il principio e da le colonie lo augumento.