Era venuto il celebre giorno di Santo Giovanni Batista, nel quale Arismino, nuovo governatore mandato da il Duca, entrava in Genova; ed essendo già entrato dentro, accompagnato da Opicino vecchio governatore e da molti Genovesi, non parve a Francesco Spinola di differire, e uscì di casa armato insieme con quelli che della sua deliberazione erano consapevoli; e come e’ fu sopra alla piazza posta davanti alle sue case, gridò il nome della libertà. Fu cosa mirabile a vedere con quanta prestezza quel popolo e quelli cittadini a questo nome concorressino; tale che niuno il quale, o per sua utilità o per qualunque altra cagione, amasse il Duca, non solamente non ebbe spazio a pigliare le armi, ma appena si potette consigliare della fuga. Arismino, con alcuni Genovesi che erano seco, nella rocca, che per il Duca si guardava, si rifuggì; Opicino, presumendo potere, se si rifuggiva in Palagio, dove dumila armati a sua ubbidienza aveva, o salvarsi o dare animo agli amici a defendersi, voltosi a quello cammino, prima che in piazza arrivasse fu morto, e, in molte parti diviso, fu per tutta Genova strascinato. E ridutta i Genovesi la città sotto i liberi magistrati, in pochi giorni il castello e gli altri luoghi forti posseduti da il Duca occuporono, e al tutto da il giogo del duca Filippo si liberorono.