Istorie fiorentine/Libro primo/Capitolo 38

Libro primo

Capitolo 38

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Aveva Ladislao re di Napoli, morendo, lasciato a Giovanna sua sirocchia, oltre al Regno, uno grande esercito, capitanato dai principali condottieri di Italia, intra i primi de’ quali era Sforza da Cotignuola reputato, secondo quelle armi, valoroso. La Reina, per fuggire qualche infamia di tenersi uno Pandolfello, il quale aveva allevato, tolse per marito Iacopo della Marcia, francioso, di stirpe regale, con queste condizioni, che fussi contento di essere chiamato principe di Taranto, e lasciasse a lei il titolo e il governo del Regno. Ma i soldati, subito che gli arrivò in Napoli, lo chiamorono re; in modo che intra il marito e la moglie nacquono discordie grandi, e più volte superorono l’uno l’altro; pure, in ultimo, rimase la Reina in istato; la quale diventò poi nimica del Pontefice, onde che Sforza, per condurla in necessità, e che l’avesse a gittarsegli in grembo, rinunziò, fuora di sua opinione, al suo soldo. Per la qual cosa quella si trovò in un tratto disarmata; e non avendo altri rimedi, ricorse per gli aiuti ad Alfonso re di Ragona e di Sicilia, e lo adottò in figliuolo, e soldò Braccio da Montone, il quale era quanto Sforza nelle armi reputato, e inimico del Papa per avergli occupata Perugia e alcune altre terre della Chiesa. Seguì di poi la pace intra lei e il Papa, ma il re Alfonso, perché dubitava che ella non trattasse lui come il marito, cercava cautamente insignorirsi delle fortezze; ma quella, che era astuta, lo prevenne, e si fece forte nella rocca di Napoli. Crescendo adunque intra l’una e l’altro i sospetti, vennono alle armi; e la Reina, con lo aiuto di Sforza, il quale ritornò a’ suoi soldi, superò Alfonso, e cacciollo di Napoli, e lo privò della adozione, e adottò Lodovico d’Angiò: donde nacque di nuovo guerra intra Braccio, che aveva seguitate le parti di Alfonso, e Sforza, che favoriva la Reina. Nel trattare della qual guerra, passando Sforza il fiume di Pescara, affogò; in modo che la Reina di nuovo rimase disarmata; e sarebbe stata cacciata del Regno, se da Filippo Visconti duca di Milano non fusse stata aiutata; il quale constrinse Alfonso a tornarsene in Aragona. Ma Braccio, non sbigottito per essersi abbandonato Alfonso, seguitò di fare la impresa contro alla Reina; e avendo assediata l’Aquila, il Papa, non giudicando a proposito della Chiesa la grandezza di Braccio, prese a’ suoi soldi Francesco figliuolo di Sforza; il quale andò a trovare Braccio a l’Aquila, dove lo ammazzò e ruppe. Rimase, della parte di Braccio, Oddo suo figliuolo; al quale fu tolta da il Papa Perugia, e lasciato nello stato di Montone. Ma fu, poco di poi, morto, combattendo in Romagna per i Fiorentini; tale che, di quelli che militavono con Braccio, Niccolò Piccino rimase di più riputazione.