In questo tempo seguì a Roma una cosa memorabile, che uno Niccolò di Lorenzo, cancelliere in Campidoglio, cacciò i senatori di Roma, e si fece, sotto titulo di tribuno, capo della republica romana; e quella nella antica forma ridusse, con tanta reputazione di iustizia e di virtù, che non solamente le terre propinque, ma tutta Italia gli mandò ambasciadori; di modo che le antiche provincie, vedendo come Roma era rinata, sollevorono il capo, e alcune mosse da la paura, alcune dalla speranza, l’onoravano. Ma Niccolò, non ostante tanta reputazione, se medesimo ne’ suoi primi principii abbandonò; perché, invilito sotto tanto peso, sanza essere da alcuno cacciato, celatamente si fuggì, e ne andò a trovare Carlo re di Buemia, il quale, per ordine del Papa, in dispregio di Lodovico di Baviera, era stato eletto imperadore. Costui, per gratificarsi il Pontefice, gli mandò Niccolò prigione. Seguì di poi, dopo alcuno tempo, che, ad imitazione di costui, uno Francesco Baroncegli occupò a Roma il tribunato, e ne cacciò i senatori: tanto che il Papa, per il più pronto remedio a reprimerlo, trasse di prigione Niccolò, e lo mandò a Roma, e rendégli l’ufficio del tribuno; tanto che Niccolò riprese lo stato e fece morire Francesco. Ma sendogli diventati nimici i Colonnesi, fu ancora esso, non dopo molto tempo, morto, e restituito l’ufficio ai senatori.