Papa Alessandro, in quel mezzo, se ne era ito in Tusculo, chiamato da quel popolo, acciò che con la sua autorità lo difendesse dai Romani; dove vennono a lui oratori mandati da Errico re di Inghilterra a significargli che della morte del beato Tommaso, vescovo di Conturbia, il loro re non aveva alcuna colpa, sì come publicamente ne era stato infamato. Per la qual cosa il Papa mandò duoi cardinali in Inghilterra a ricercare la verità della cosa; i quali, ancora che non trovassino il Re in manifesta colpa, nondimeno, per la infamia del peccato e per non lo avere onorato come egli meritava, gli dettono per penitenza che, chiamati tutti i baroni del regno, con giuramento alla presenza loro si scusasse e inoltre mandasse subito dugento soldati in Ierusalem, pagati per uno anno, ed esso fussi obligato, con quello esercito che potesse ragunare maggiore, personalmente, avanti che passassero tre anni, andarvi, e che dovesse annullare tutte le cose fatte nel suo regno in disfavore della libertà ecclesiastica, e dovesse acconsentire che qualunche suo subietto potesse, volendo, appellare a Roma. Le quali cose furono tutte da Elrico accettate; e sottomessesi a quello iudizio un tanto re, che oggi uno uomo privato si vergognerebbe a sottomettervisi. Nondimeno, mentre che il Papa aveva tanta autorità ne’ principi longinqui, non poteva farsi ubbidire dai Romani; dai quali non potette impetrare di potere stare in Roma, ancora che promettesse d’altro che dello ecclesiastico non si travagliare: tanto le cose che paiono sono più di scosto che da presso temute. Era tornato, in questo tempo Federigo in Italia, e mentre che si preparava a fare nuova guerra al Papa, tutti i suoi prelati e baroni gli feciono intendere che lo abbandonerebbono, se non si riconciliava con la Chiesa, di modo che fu constretto andare ad adorarlo a Vinegia, dove si pacificarono insieme; e nello accordo il Papa privò lo Imperadore d’ogni autorità che gli avesse sopra Roma, e nominò Guglielmo re di Sicilia e di Puglia per suo confederato. E Federigo, non potendo stare senza fare guerra, ne andò alla impresa di Asia, per sfogare la sua ambizione contro a Maumetto, la quale contro a’ vicari di Cristo sfogare non aveva potuto. Ma arrivato sopra il fiume..., allettato dalla chiarezza delle acque, vi si lavò dentro, per il quale disordine morì. E così l’acque fecero più favore a’ Maumettisti, che le scomuniche a’ Cristiani, perché queste frenorono l’orgoglio suo, e quelle lo spensono.