Era allora governata Italia parte dai popoli, parte dai principi, parte dai mandati dallo imperadore, de’ quali il maggiore, e a cui gli altri riferivano si chiamava Cancellario. Intra i principi il più potente era Gottifredi e la contessa Mattelda sua donna, la quale era nata di Beatrice, sirocchia di Errico II. Costei e il marito possedevano Lucca, Parma, Reggio e Mantova, con tutto quello che oggi si chiama il Patrimonio. A’ pontefici faceva allora assai guerra l’ambizione del popolo romano, il quale, in prima, si era servito della autorità di quelli per liberarsi dagli imperadori; di poi che gli ebbe preso il dominio della città, e riformata quella secondo che a lui parve, subito diventò nimico a’ pontefici; e molte più ingiurie riceverno quegli da quel popolo, che da alcuno altro principe cristiano. E ne’ tempi che i papi facevono tremare con le censure tutto il Ponente, avevono il popolo romano ribelle, né qualunque di essi aveva altro intento che torre la reputazione e la autorità l’uno all’altro. Venuto, adunque, al pontificato Niccolao II, come Gregorio V tolse ai Romani il potere creare lo imperadore, così Niccolao gli privò di concorrere alla creazione del papa, e volle che, solo la elezione di quello appartenessi ai cardinali. Né fu contento a questo, ché convenuto con quelli principi che governavano la Calavria e la Puglia, per le cagioni che poco di poi direno, costrinse tutti gli ufficiali mandati dai Romani per la loro iurisdizione a rendere ubidienzia al papa, e alcuni ne privò del loro ufizio.