Interviste dal libro "TUTUCH (Uccello tuono)"/Intervista a Billy Two Rivers
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Intervista a Rodney Bobiwash | ► |
1. Per la sua tradizione culturale la vita è un dono o una punizione?
Credo sia un dono. Ma non so perché siamo stati messi qui. Non ho alcuna idea sulla creazione.
2. Perché siamo qui: per lottarci o per aiutarci?
Penso che dal momento che siamo qui dobbiamo ottimizzare la qualità della vita: dobbiamo aiutarci l’un l’altro a vivere una vita piena. Intendo dire che, anche se non sappiamo il perché, né chi ci ha posto in questo luogo, dobbiamo tendere a migliorare la nostra vita. E sono convinto che abbiamo la capacità di farlo!
3. Che significa per lei la parola "capo"?
Sono il capo dei consiglieri dell’amministrazione di Kahnawake. Sono stato eletto, perché adesso abbiamo il sistema elettivo. In passato non era così, i capi venivano scelti dalle donne, perché da sempre esse, nella nostra comunità, hanno governato la casa. Stavano tutto il giorno con i bambini, perciò conoscevano bene chi aveva la stoffa per diventare capo. Dovevano anche scegliere i bambini più capaci ed addestrarli nel raccontare bene i fatti. Quel che voglio dire è che la nostra tradizione era tramandata oralmente, perciò occorrevano persone abili nel trasmetterla alle nuove generazioni. Occorrevano persone in grado di ricordare tutto: eventi, cerimonie, balli, guerre, da tramandare. Conosce il nostro concetto delle sette generazioni? Mi pare che lei lo abbia già sentito.
4. Quali sono le sue responsabilità?
Le maggiori responsabilità del capo sono quelle di aiutare la comunità a sopravvivere. Deve sapere che ogni progetto che si intraprende è considerato come un lavoro continuo, perché deve mirare ad elevare lo standard di vita per sette generazioni future. Perciò, abitualmente guardiamo al futuro, ed il progetto deve essere utile a lungo termine.
5. Che tipo di organizzazione sociale avete?
Nella nostra cultura le donne non sono state mai sottomesse all’uomo, anzi hanno sempre governato la comunità. Quando si sposavano, gli uomini entravano a far parte del clan della donna. I genitori avevano un ruolo molto importante nella scelta dei maschi, sceglievano il meglio disponibile, per cui le donne potevano essere contente della scelta fatta sicuramente per il loro bene.
Ma voglio raccontarle una bella storia. Noi abbiamo un linguaggio assai divertente, e siamo persone allegre. Infatti, la nostra seconda lingua è la risata. Ci divertiamo anche nelle peggiori situazioni, e molte situazioni hanno aspetti comici. La risata ha un effetto terapeutico, è una medicina. Anche nella sua cultura lo hanno capito, ma molte persone non imparano a sorridere.
Nella nostra cultura se due persone sono insieme, subito ridono, perché certamente troveranno il lato comico di qualcosa. Per noi ridere, dunque, è una seconda lingua, ed anche il linguaggio del corpo è molto importante.
6. Qual è il ruolo della donna nella vita del gruppo? Chi si occupa dell’educazione dei figli?
Come le ho già detto, le donne svolgevano il ruolo principale nella comunità dei Mohawk.
Esse sceglievano i capi, guidavano ed avevano a cuore l’educazione dei figli. Stavano in casa ad insegnare ai figli come sopravvivere. Insegnavano a catturare piccoli animali, a coltivare le piante, come cucire i vestiti, a trattare la pelle degli animali, a cucinare, e molte altre cose. Gli uomini dovevano insegnare ai figli maschi come andare fuori a cacciare grossi animali per procurare cibo per tutta la comunità e come difenderla.
Non esistevano conflitti tra uomini e donne: non c’era competizione, ma lavoravano insieme per trovare l’equilibrio nella comunità e rendere migliore la vita per le generazioni future. Ora, sicuramente, la sorprenderò dicendole che nella nostra comunità non c’era, e non c’è ancora, il divorzio. Il matrimonio dura fino alla morte. Ma questa frase non è espressione del nostro modo di vedere il mondo, sto solamente ripetendo le vostre convinzioni: le parole dei bianchi. Quando parlo con qualcuno, come lei, indosso la sua mentalità, e la esprimo come se fosse reale per me: è un concetto dell’uomo bianco, ma io ho la mentalità dei Mohawk e non c’è niente di strano in questo, perché è la mia mentalità. Non sono un fantasma.
Nella nostra mentalità non c’è il divorzio, e credo che mai vi sarà, perché c’è l’armonia.
Perché c’è il divorzio? Una delle ragioni per cui avete il divorzio è il famoso argomento inglese: l’incompatibilità. Ciò significa che non siete eguali, non compatibili, non andate più d’accordo. E perché non avete più l’accordo? Perché esistono le differenze. Così non potete stare insieme. Anche in una situazione di armonia capita che alcune persone siano costrette a stare insieme.
Per quanti anni le donne hanno sofferto sotto la dominazione degli uomini e sono state sottomesse, e perfino bastonate? Nella sua società non c’è armonia. E oggi anche la nostra comunità comincia ad essere vittima di ciò, ma stiamo facendo del nostro meglio per impedirlo. Danni incalcolabili sono stati arrecati alla nostra comunità, alla nostra filosofia, davvero incommensurabili. E non è ancora finito: la violenza che è in televisione, dove si spara per risolvere qualsiasi problema, danneggerà i bambini che la guardano. È terribile, perché al minimo disappunto di relazioni tra le persone si corre alle armi e si spara. Vuole sapere dei suicidi nelle nostre comunità? Non sono molti, di recente sono aumentati, forse a causa dei problemi di droga. Ma in passato non esistevano.
7. Cosa può dirmi circa la proprietà? Mi spiego: come venivano distribuiti i beni tra i membri del gruppo?
In passato non esisteva proprietà. Ora stiamo cambiando e c’è in un certo senso la proprietà ed il possesso. Ma anche in questo caso ci sforziamo di ritornare alle vecchie abitudini per una comprensione più equilibrata. Comunque, il concetto della comunità è ancora vivo, nel senso che se non ho terra e desidero averne un po’, devo chiederla alle persone del gruppo. Se non ho terra, posso comprarne solo un acro. Come vede esiste ancora l’abitudine di chiedere.
Una volta dividevano fra i membri del gruppo ogni cosa, ora solo in caso di necessità: lo facciamo perché non ci piace vedere qualcuno nel bisogno. Ma molte persone hanno il minimo. Ho tre figlie e loro hanno, a loro volta, dei figli ed io li aiuto. Ci sono forti legami tra la famiglia e me, e c’è ancora il senso di condivisione. Non penso al possesso, al contrario è forte in me il desiderio di dare!
8. Qual è il suo massimo dovere?
Non conosco perfettamente la risposta alla sua domanda. Dico che la mia filosofia è cercare di trasmettere alle future generazioni un senso di pace ed armonia oltre che un profondo apprezzamento della vita. Credo che la vita stessa sia fatta per la gioia delle persone, per sviluppare le loro qualità, forgiare i loro caratteri, mantenere l’equilibrio tra le passate generazioni e le nuove per trasmettere le capacità di sopravvivere e progredire insieme con gli altri popoli.
9. Come punite i colpevoli?
In anni passati venivano allontanati: dovevano cercarsi un posto dove potevano stare, ma non era loro permesso di continuare a vivere nella comunità. Mettere al bando era la più dura punizione, perché il colpevole veniva allontanato dai suoi familiari e non poteva contare sull’aiuto degli altri membri del gruppo in caso di necessità.
10. L’essere umano è superiore agli animali e alla natura?
Sicuramente no.
11. Qual è l’essenza dell’essere umano? È una creatura speciale con una missione speciale?
Anche noi adoperiamo queste parole “esseri umani”, perché “essere umano” esprime l’umanità in senso lato, “persona” è un individuo prodotto da una filosofia della collettività: ciò che veramente è importante nella comunità siamo tutti noi come persone.