In risaia/I
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I.
C’era un cascinale tra Novara e Trecate, con un tenimento annesso coltivato ad orto.
Ci si giungeva per un viale senz’alberi costeggiato da una siepe viva di robinie, che metteva nella corte. In fondo alla corte c’era la casa; dietro la casa si stendeva l’orto.
A destra di chi entrava in corte passava una fonte, canale scoperto che serviva ad irrigare il terreno, a lavare erbaggi e panni, a far diguazzare le oche.
La casa rassomigliava a tutte le case coloniche del basso Novarese. Dalla parte della fonte, c’era un fienile, e sotto il fienile la stalla. Nel corpo della casa, ai due lati, s’aprivano due usci a terreno, che mettevano a due cucine. Quella a destra aveva annessa un’altra camera, delle stesse dimensioni, che era stata divisa a metà da un tavolato, per farne un forno sul di dietro della casa, ed una stanza da letto sul davanti. Questo alloggio occupava due terzi del piano terreno. L’altro terzo era formato dalla seconda cucina a sinistra.
Una scala di legno, all’aperto, conduceva ad un ballatoio, di legno anch’esso, sul quale aprivano due usci, sovrastanti a quelli del piano terreno. L’uscio a sinistra metteva in una camera da letto unica, come la cucina di sotto. L’uscio a destra metteva a due camere da letto, una sopra la cucina, l’altra sul forno e sulla cameruccia terrena.
Quel cascinale s’affittava in due lotti. Il primo, che comprendeva la cucina e la camera di sopra con un terzo dell’orto, era passato in parecchie mani, perchè era meschinuccio, e non ci si cavava da vivere. Nell’altro più grande, abitava da tempo immemorabile una famiglia Lavatelli, omai ridotta al babbo ed alla mamma, con un figlio ed una figliola.